Educare al rispetto di genere

Una chiave di lettura della sostenibilità sociale

È da alcuni anni che il Ministero dell’Istruzione sta investendo molto sulla questione del rispetto di genere, quale fattore di prevenzione delle violenze sulle donne, fenomeno questo aumentato sempre più negli ultimi anni. Sono state emanate leggi e documenti ([1]) che impegnano le scuole a programmare interventi educativi da inserire nel PTOF, come, tra l’altro, prevede la legge 107/2015. Ricordiamo, infatti, che il comma 16 dice chiaramente: “Il Piano triennale dell’offerta formativa assicura l’attuazione dei principi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l’educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori sulle tematiche indicate …”

Documenti importanti in Italia e in Europa

Ricordiamo due documenti importantissimi del Ministero dell’istruzione del 2017:

  • il “Piano nazionale contro la violenza e le discriminazioni per l’educazione al rispetto” del 2017;
  • le Linee guida nazionali “Educare al rispetto: per la parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le forme di discriminazione”.

Anche l’Europa ha pubblicato negli anni Direttive e Raccomandazioni su questa tematica. Per esempio, nel Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea del 2012, all’art. 8 si legge: “Nelle sue azioni l’Unione mira ad eliminare le ineguaglianze, nonché a promuovere la parità, tra uomini e donne”.

L’Europa sollecita gli stati membri a intraprendere azioni necessarie e appropriate al livello cognitivo degli allievi per includere nei programmi scolastici di ogni ordine e grado dei materiali didattici su temi quali la parità dei sessi, i ruoli di genere non stereotipati, il reciproco rispetto, la soluzione non violenta dei conflitti sui rapporti interpersonali, il contrasto alla violenza contro le donne basata sul genere e il diritto all’integrità personale.

L’Europa e la parità di genere

Il mondo della scuola è chiamato a fornire indicazioni e strumenti culturali, utili a coniugare l’informazione con la formazione, per superare, da un lato, i luoghi comuni e gli stereotipi e, interiorizzare, dall’altro, una visione delle differenze come ricchezza.

In particolare gli ultimi documenti emanati dall’U.E. ritengono indispensabile intervenire su questo tema oggi riconosciuto come “emergenza sociale”.

Nell’obiettivo più generale dell’eliminazione delle ineguaglianze, emerge la priorità dell’obiettivo 5 dell’Agenda ONU 2030, “Raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze …”.

L’ultimo documento “Verso un’Europa garante della parità di genere: la strategia per la parità di genere 2020-2025”[2] del 2020 inquadra l’operato della Commissione europea su questa materia e definisce gli obiettivi politici e le azioni chiave per il periodo 2020-2025.

“La promozione della parità tra donne e uomini è un compito che spetta all’Unione in tutte le attività che le competono in virtù dei trattati. La parità di genere è un valore cardine dell’UE, un diritto fondamentale e un principio chiave del pilastro europeo dei diritti sociali. Rispecchia la nostra identità ed è inoltre una condizione essenziale per un’economia europea innovativa, competitiva e prospera”.

Tutti gliStati membri devono progressivamente dare attuazione ai principi descritti costruendocondizioni strutturali e adottando politiche che mettano al centro dell’agenda pubblica nazionale la parità di genere come leva per le riforme strutturali. Si pensi alla disparità retributiva, al divario nel mercato del lavoro per una segregante scelta occupazionale solo in alcuni settori economici, al divario nella scelta degli studi in ambito scientifico e tecnologico.

L’educazione al rispetto di genere come contrasto alla violenza

Da un’analisi della nostra società contemporanea emerge che vi è un aumento dell’aggressività a livello verbale, fisico e psicologico in molti settori (politica, sport, web, pubblicità, manifestazioni di piazza, scuola…), particolarmente verso le donne.

Le violenze e i femminicidi, fenomeno sempre più presente in Italia, aumentano tendenzialmente a fronte di gesti di libertà e di autonomia delle donne. È indubbio che nel senso comune persiste una concezione gerarchica della relazione intesa ancora, forse da una maggioranza di uomini, come possesso e dominio della donna da parte dell’uomo. In questo ambito le leggi sono importanti, ma non bastano, occorre una educazione al rispetto reciproco, diritto fondamentale costituzionale e principio chiave dei diritti sociali, contro ogni tipo di discriminazione. La costruzione di un mondo comune si basa sul concetto di uguaglianza che contenga anche la differenza, sul riconoscimento della libertà di ciascuno e su una relazione non gerarchica nel rispetto della differenza.

L’educazione si deve basare sul rispetto delle diversità affinché esse non si trasformino in disuguaglianze, diversità non determinate da stereotipi, ma relative agli aspetti relazionali, ai modi di percepire la realtà, agli stili cognitivi, ai sistemi valoriali, ai talenti, alle emozioni, alle propensioni occupazionali che connotano l’universo femminile e maschile.

Necessita un cambio di paradigma a livello culturale ed educativo che coinvolga uomini e donne, per stimolare l’elaborazione di processi di consapevolezza in merito alle differenze e al superamento della cristallizzazione dei ruoli che incide su tutti i comportamenti.

La parità di genere nell’insegnamento dell’Educazione Civica

L’educazione al rispetto di genere nella scuola fa parte essenziale dell’educazione civica ai sensi dell’art 3 della Costituzione e non deve riguardare alcune discipline in particolare, ma è interconnessa a tutte le materie di studio.

Gli interventi devono essere quanto più precoci possibile, infatti la scuola, fin dall’infanzia, deve progettare le necessarie attività per far maturare le competenze sociali e civili, come previsto, per esempio nella scuola dell’infanzia, dal campo di esperienza “Il sé e l’altro”; negli altri ordini si devono prevedere interventi di prevenzione, informazione e sensibilizzazione, presa di coscienza, e azioni per far riflettere bambini/e, studenti e studentesse sul fenomeno del rispetto. L’etica del rispetto dell’altro deve diventare il centro del lavoro quotidiano in classe. Gli strumenti didattici da privilegiare sono molti: i compiti di realtà, che significa mettere gli studenti di fronte a situazioni problematiche; come pure le attività laboratoriali che privilegiano l’acquisizione e lo sviluppo di competenzetrasversali, sociali, civiche ed emotive.

Nelle Linee Guida allegate al Decreto Ministeriale n. 35/2020 si afferma che “l’educazione civica non è una tradizionale disciplina, ma va coniugata trasversalmente con tutte le discipline del primo ciclo e con tutti i campi di esperienza della scuola dell’infanzia per la graduale maturazione della identità personale, per la percezione di quelle altrui, per il progressivo rispetto di sé e degli altri e dell’ambiente circostante”.

Fondamentale è anche il comportamento dei docenti, i quali dovrebbero porsi come modello per far capire agli studenti cosa significhi il rispetto dei valori, la collaborazione, la negoziazione dei significati.

Tutte le scuole dovrebbero organizzare momenti di formazione su questa tematica rivolti sia agli insegnanti sia al personale non docente e ai genitori. L’obiettivo è quello di diffondere i valori e di condividere un processo di riflessione comune. Contestualmente le scuole dovrebbero:

  • fornire le giuste indicazioni a livello didattico
  • proporre unità formative interdisciplinari
  • garantire attività ed esperienze in continuità tra i vari ordini di scuola.

La parità di genere nell’orientamento scolastico

Una delle responsabilità maggiori della scuola andrebbe oggi focalizzata nella lotta allo stereotipo della scelta “al femminile” degli indirizzi di studio a partire dalla scuola secondaria superiore fino all’università. Come si abbatte, infatti, il dato statistico (fornito da Eurostat alla Commissione europea) che ancora oggi ci dice che per il 44% degli europei le donne hanno come compito precipuo quello della “cura” familiare e che per il 43% degli europei sono gli uomini che devono occuparsi del lavoro e del sostentamento della famiglia? E ancora: la percentuale di uomini che lavorano nel settore digitale è 3 volte superiore a quella delle donne; solo il 22% dei ricercatori nel settore dell’intelligenza artificiale è rappresentato da donne; a fronte di 1 ragazzo su 4 che pensa di diventare scienziato ne abbiamo 1 su 8 per le ragazze. Per ottenere risultati di “parità” in questo senso si profila allora un lavoro strutturale di orientamento per tutti gli ordini di scuola.

Ruolo della famiglia

Quando l’obiettivo è di natura culturale, la responsabilità della scuola si affianca e integra a quella genitoriale, tenuto conto che l’identità personale, immagine e ruolo che il soggetto va configurando del proprio sé, è determinata nei primi anni di vita dai modelli educativi e dai ruoli coniugaliche i genitori veicolano attraverso atteggiamenti, parole, discorsi e azioni e da fattori del contesto ambientale e solo successivamente da educatori, insegnanti, dal gruppo dei pari e dagli influssi esterni (web, pubblicità, film, TV, rete …).

È pertanto auspicabile garantire la coerenza degli interventi mediante una concertazione con le famiglie nel Patto di Corresponsabilità e una sensibilizzazione dei genitori attraverso incontri/confronti/riflessioni/formazione.


[1] MIUR: “Piano nazionale contro la violenza e le discriminazioni per l’educazione al rispetto”, ottobre 2017, Linee guida nazionali «Educare al rispetto: per la parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le forme di discriminazione» 2017, Legge 92/2019 sull’educazione civica.

[2] COM(2020) 152 final “Verso un’Europa garante della parità di genere: la strategia per la parità di genere 2020-2025” del 5 marzo 2020.