Il contratto della perseveranza

Quanto “contano” i docenti per cambiare la scuola?

“Non è nelle fortune infinite piovute dal Cielo che si misura la bravura di un frate, ma nel camminare con costanza, anche quando non si è riconosciuti, anche quando si è maltrattati, anche quando tutto ha perso il gusto degli inizi”.

La parabola di San Francesco sulla perfetta letizia sembra scritta ad hoc per descrivere il grande lavoro di tessitura che le organizzazioni sindacali stanno portando avanti, da diversi mesi, nella trattativa per il rinnovo di un contratto, scuola università e ricerca, scaduto ingiustificatamente da troppo tempo (2018!).

Le risorse che non bastano

Si tratta, come noto, di un contratto di comparto ed è quindi composto da una parte normativa generale comune e da sezioni specifiche per i singoli settori che, ovviamente, disciplineranno gli aspetti economici e retributivi.

Nell’incontro del 20 luglio u.s. all’Aran era stata fornito il dettaglio delle risorse disponibili e delle fonti di finanziamento disponibili per il rinnovo di seguito sintetizzate:

  • poco più di 2 miliardi di euro stanziati con le Leggi di Bilancio per il 2019, 2020 e 2021;
  • ulteriori risorse messe a disposizione dall’articolo 1 della Legge di bilancio per il 2022 ed esattamente: 36,9 milioni finalizzati alla revisione degli ordinamenti professionali per il personale ATA divenienti del monte salari del personale ATA;
  • 270 milioni destinati alla valorizzazione dei docenti;
  • 89,4 milioni destinati al trattamento accessorio dei docenti;
  • 14,8 milioni destinati al trattamento accessori del personale ATA.

La richiesta di recuperale fondi mai attivati

Tutte le organizzazioni sindacali hanno ritenuto che le risorse non consentivano un rinnovo del contratto in linea con gli adeguamenti stipendiali degli altri settori del pubblico impiego e in grado di soddisfare le aspettative dei lavoratori e, per questo motivo, hanno quindi richiesto una precisa ricognizione delle risorse disponibili a vario titolo, a partire da quelle relative alle posizioni economiche del personale ATA non più attivate da anni.

Tuttavia, la preoccupazione maggiore derivava dall’emanazione di ulteriori provvedimenti normativi che, nel frattempo, hanno sottratto importanti risorse contrattuali rendendo impossibile la positiva conclusione del negoziato, in assenza di una integrazione dell’atto di indirizzo da parte del Ministro dell’Istruzione.

Trecentotrenta milioni di euro in più

La trattativa è poi ripresa a settembre con molte difficoltà ed è rimasta in una condizione di stallo fino al giorno 3 ottobre, data in cui, nell’incontro al Ministero per la sottoscrizione del contratto nazionale integrativo sui fondi per il miglioramento dell’offerta formativa (FMOF) è stato concordato di rendere totalmente disponibili per il negoziato all’ARAN i fondi stanziati dall’ultima legge di bilancio destinati al salario accessorio del personale (circa 330 milioni di euro).

Si è trattato di un risultato estremamente importante, che potrà consentire un ulteriore incremento delle retribuzioni del personale della scuola rendendo possibile, verosimilmente, la sottoscrizione del CCNL 2019/2021.

Aumenti più consistenti per docenti e ATA

In definitiva, con queste ulteriori risorse l’aumento percentuale delle retribuzioni dovrebbe superare il 4,2% andando ben oltre il 3,48% del precedente contratto.

In soldoni il rinnovo del contratto consentirebbe un incremento di quasi 120 euro lordi per gli 850 mila docenti italiani (75-80 netti) e di quasi 90 euro lordi per i 200 mila ATA (60-65 netti).

Il precedente CCNL aveva invece consentito un aumento medio lordo per i docenti di 96 euro e per gli ATA di 84,5 euro.

Lo sblocco della trattativa è stato determinato da una comunicazione del ministro Bianchi rivolta al Ministro della Funzione pubblica con cui si integra l’atto di indirizzo per il rinnovo del CCNL e si assegna alla contrattazione all’ARAN l’utilizzo dei fondi stanziati dalla legge di bilancio del dicembre scorso.

Chiudere la trattativa entro l’anno

Certo, il risultato non risponde in pieno alle aspettative dei sindacati e non accoglie l’originaria richiesta di stanziamento di ulteriori fondi oltre i 300 milioni già inseriti nella legge di bilancio 2022. Per questo motivo e sapendo che il Governo uscente lascerà in dote, al nuovo, circa 10 miliardi di euro per un eventuale decreto aiuti quater, non si esclude la possibilità che tale decreto possa prevedere una somma aggiuntiva dedicata all’incremento degli stipendi del personale della scuola. C’è comunque, da parte di tutti, la consapevolezza che il tesoretto rappresenta uno stanziamento economico fondamentale per fronteggiare la grave crisi energetica che attanaglia il Paese.

Ci sono comunque i presupposti per chiudere positivamente la trattativa, anche per quanto attiene la parte normativa, prima dell’approvazione della legge di bilancio 2023 e comunque in un paio di mesi.

Per quanto riguarda invece le risorse destinate alla contrattazione integrativa d’istituto, si confermano complessivamente quelle dell’anno precedente, pari a 800.860.000 euro; vengono confermate anche le stesse indicazioni per quando riguarda la possibile finalizzazione dei compensi.

Investire sugli insegnanti se vogliamo migliorare la scuola

L’auspicio è che l’agenda del nuovo Governo ponga l’attenzione non solo sul rinnovo del contratto collettivo, ma su investimenti consistenti per tutto il sistema scuola, tali da restituire anche agli insegnanti, e a tutte le persone che si occupano di educazione, quella stima sociale che negli anni hanno progressivamente perso, anche a causa delle basse remunerazioni, totalmente inadeguate rispetto alle responsabilità e agli impegni lavorativi.

La scuola italiana, da troppo tempo, ha bisogno di un rilancio più complessivo dell’intero sistema sostenuto da efficaci politiche di investimento in grado di abolire finalmente il precariato, di vincere la sfida di una dispersione scolastica cresciuta a dismisura durante la pandemia, di ridurre i divari territoriali, di favorire lo sviluppo delle competenze digitali e dell’implementazione delle competenze multilinguistiche e tecnico-scientifiche.

Se è vero che “l’educazione cambia le persone e le persone cambiano il mondo” (Paulo Freire) come si fa a cambiare il mondo se non si investe adeguatamente sui primi attori, cioè sugli insegnanti che questo mondo devono cambiarlo?