Come prevenire la dispersione universitaria

ed aiutare a costruire il proprio futuro

Le politiche dell’orientamento oggi risentono più che mai dei cambiamenti e delle incertezze che caratterizzano l’epoca che stiamo vivendo.

Nel mondo attuale i  porti e gli approdi risultano sempre più insicuri e sempre più difficile diventa per i giovani trovare la propria strada.

Servono buone capacità orientative, quelle che aiutano le persone ad analizzare e organizzare informazioni su se stessi, sulla formazione, sul lavoro, ma soprattutto servono indicazioni che permettono di scegliere e di prendere le decisioni giuste.

In un contesto noto, tutto è più facile,  perché ci sono i punti di riferimento; se, invece, questi mancano diventa difficile scoprire “il proprio oriente”.

Una sponda viene offerta dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che ha aperto un vero e proprio cantiere con azioni che coinvolgono anche l’orientamento scolastico.

Orientarsi nel tempo dell’incertezza: punti di forza

Progettare il futuro nel tempo presente porta con sé la responsabilità del confronto con una crescente complessità culturale e sociale. L’incertezza però non è soltanto tensione verso un futuro dai contorni inediti, ma anche una disposizione alla riflessione, che aumenta la consapevolezza della necessità di prendere decisioni non disponendo di tutte le informazioni utili e accettando, di conseguenza, l’incertezza e la pluralità delle possibili soluzioni.

Questa condizione non deve essere considerata, però, un segno di debolezza, anzi di saggezza. Vulnerabilità e incertezza non sono solo ostacoli, ma rappresentano l’occasione di ascoltare in profondità se stessi e aprirsi più autenticamente agli altri. Abbiamo così una preziosa opportunità: quella di lasciarci guidare dal tempo della lentezza, e prendere decisioni misurate e ponderate.

L’orientamento formativo compie 25 anni

L’orientamento inteso come attività formativa intrinseca alle discipline e all’insegnamento in generale viene affermato, ben 25 anni fa, nell’articolo 1 della Direttiva 487 del 6 agosto 1997. In questo importante documento si sottolinea che realizzare un progetto di orientamento nella scuola significa:

  • individuare il suo carattere formativo e processuale;
  • sostenere  l’importanza della continuità dei processi educativi nei momenti di passaggio da un segmento educativo a quello successivo;
  • riaffermare la centralità degli studenti nei processi educativi;
  • porre adeguata attenzione all’individuazione e agli interessi degli studenti, stimolandoli a conoscere le proprie caratteristiche e a saper progettare il proprio futuro.

La funzione formativa dell’orientamento viene ribadita in tutti i documenti successivi alla Direttiva sopra richiamata, in particolare nelle Linee guida del 2014.

La correlazione tra apprendimento e orientamento

L’orientamento è, dunque, uno stile (un habitus) della persona che si dimostra capace di analizzare le risorse personali in modo consapevole sapendo attribuire senso a quello che fa e a come lo fa.

In questo senso, il compito dei docenti  è quello di valorizzare le discipline nell’ottica orientativa. Non è, pertanto, solo un problema di interessi e attitudini personali, ma anche e soprattutto del possesso di saperi, competenze, motivazione all’impegno e disponibilità alla ricerca.

Più specificatamente orientarsi vuol dire mettere in relazione in modo realistico le proprie risorse con i vincoli e le caratteristiche del mondo della formazione, delle professioni e del lavoro, progettando le strategie necessarie e apportando le giuste correzioni. 

Esiste, pertanto, come indicato nella Risoluzione del Consiglio d’Europa del 2008 [1], un’evidente correlazione tra i processi di apprendimento e le azioni di orientamento, nella prospettiva del sistema di lifelong learning.

Le dimensioni europee dell’orientamento

In ambito europeo, sono state individuate cinque fondamentali dimensioni per l’orientamento permanente:

  • accrescere l’efficacia personale: arricchire le proprie capacità e identifcare i punti di forza e di debolezza; assumere decisioni efficaci in relazione ai percorsi formativi, alla vita e al lavoro; affrontare positivamente gli ostacoli e guardare al futuro con uno sguardo costruttivo; utilizzare in modo appropriaato le tecnologie informatiche per lo sviluppo della propria carriera;  
  • gestire le relazioni: disponibilità al confronto, all’ascolto dei punti di vista diversi dal proprio e alla costruzione di positive relazioni interpersonali;
  • gestire la propria vita e la carriera formativa e professionale; costruire alleanze per migliorare la carriera formativa e costruire prospettive professionali alternative; adattare il proprio progetto di vita alle mutate condizioni di lavoro;
  • conciliare vita, studio e lavoro: adottare un approccio innovativo e creativo nella gestione dei percorsi formativi e affrontare positivamente le avversità nei momenti in cui si presentano (resilienza);
  • conoscere e comprendere il mondo: sentirsi parte della propria comunità (cittadinanza attiva) ed essere capaci di sviluppare anche all’estero obiettivi ritenuti essenziali per la formazione e il lavoro.

PNRR: l’orientamento per combattere la dispersione

Nel quadro delle risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), Missione 4, Investimento 1.6, il Ministero dell’Università e della Ricerca ha approvato il 3 agosto 2022 il decreto n. 934: “Orientamento attivo nella transizione scuola-università”, finanziato dall’Unione europea. Nell’ambito di tale Missione, è prevista una serie di azioni tra cui una specifica destinata alla riduzione delladispersione scolastica universitaria. Per fronteggiare questa grave criticità, viene data una particolare attenzione all’orientamento nella transizione tra scuola secondaria di primo e secondo grado per aiutare le studentesse e gli studenti e le loro famiglie ad effettuare le scelte più congruenti con le loro capacità e potenzialità, in sinergia anche con quanto previsto dalla riforma del sistema di orientamento scolastico. Tre sono gli elementi necessari perché l’orientamento abbia senso ed efficacia:

  • opzioni chiare di scelta per i percorsi successivi;
  • spazi fisici riconoscibili;
  • tutoring/mentoringpersonalizzati.

Con queste misure si prevede di coinvolgere, entro il 2024-2025, 820.000 studentesse e studenti nella fascia 12-24 anni di età.

Orientamento attivo nella transizione scuola-università

Il programma è finalizzato a prevenire l’abbandono e la dispersione nel passaggio dall’istruzione superiore ai percorsi universitari, considerato che, nel nostro Paese, Il fenomeno dell’insuccesso degli iscritti alle facoltà universitarie è molto elevato.

Nell’art. 3 del Decreto vengono esplicitate le forme organizzative dei corsi di orientamento della durata di 15 ore ciascuno rivolti agli studenti degli ultimi tre anni della scuola secondaria di secondo grado, con la possibilità di coinvolgere i docenti dell’istruzione superiore, in modo che tali insegnamenti possano continuare ad essere impartiti da insegnanti interni alle scuole stesse. Le attività previste nelle 15 ore devono essere svolte per almeno i 2/3 in presenza con modalità curricolare o extracurricolare.

Al termine dei corsi, sulla base della partecipazione non inferiore al 70% delle ore del progetto, viene rilasciato allo studente un apposito attestato di frequenza.

Nell’art. 3 del decreto viene specificato che il costo complessivo di un corso è pari ad un massimo di 250 euro per alunno, corrispondente a un costo orario pro-capite pari a circa 16,67 euro.

Spetta, dunque, agli insegnanti il non facile compito di portare i giovani a progettare il proprio futuro con uno sguardo orientato alla ricerca di senso e alla capacità di scelte consapevoli e responsabili.


[1] Council of the European Union, Council Resolution on better integrating lifelong guidance into lifelong learning strategies, 2905th Education, Youth and Culture Council meeting, Brussels, 21 November 2008.