Meritevole o non meritevole?

… e che il merito sia vero e includa tutti

Giovedì scorso avevo voglia di camminare un po’, visto il vibrare del mio residuale menisco sinistro asportato al 58% quasi vent’anni fa e poco in sintonia con il mio menisco destro che era al 100% ma, avendo caricato per quasi settemila giorni buona parte del mio leggiadro peso, cominciavo a scalpitare dalla rabbia.

“Qui trovi l’oro”

Comunque, uscendo di casa, mentre loro (le ginocchia) si parlavano non sempre con gradevoli espressioni, mi sono avviato tra i vicoli già un po’ colorati d’autunno nel villaggio di mare dove risiedo da un po’.

All’improvviso mi è sembrato di vedere uno strano nuovo negozio intitolato “Qui trovi l’oro”. In verità, considerato che ho sempre preferito il legno di ottima stagionatura ai metalli preziosi, ho preferito dare a quella scritta gialla opaca su fondo blu navy il senso letterale delle parole espresse nell’annuncio.

La leggera curiosità è aumentata intravedendo all’interno del negozio un allegro signore più vicino ai novanta che agli ottant’anni.  Aniello mi sorride e, masticando tabacco con in mano una pipa spenta, mi raccoglie per un braccio e mi solleva quasi spingendomi ad entrare.

La pedagogia del Mare

Dentro mi accoglie un lieve profumo di rum misto a variegati odori di tabacco che non riesco a collocare nella mia memoria di non fumatore.

Mi si apre un orizzonte iconico sorprendente: immagini di navi antiche a vela ed a motore nel porto di Torre del Greco, foto sbiadite di grandi giornate di pesca come di coralli rossi sottratti alle profondità marine, dappertutto modelli di barche e di navi dappertutto in legno, cartapesta, ceramica, metalli e fili d’acciaio.

La sensazione è che perfino alcune sedie siano capaci di raccontare quanto avvenuto nel locale che si mostra molto profondo allo sguardo.

Mi avvicino quasi chiedendo scusa con gli occhi ad altri tre signori molto garbati e decisamente molto anziani che mi seguono con gli occhi mentre continuo ad entrare. Poi vedo un tavolo con una tovaglia blu scuro piena di pietre colorate: acquamarina, topazio, zaffiro, quarzo…

“È questo il vostro oro?” – chiedo ingenuamente.

I quattro signori, compreso l’usciere novantenne, si guardano, ammiccano e mi sorridono. Stavolta è il più magro – Rino da Gennarino – che mi prende sottobraccio e mi accompagna a vedere album, tazzine, foto di donne, uomini e bambini al porto…

Ricordi, passato, umanità che emergono, una vita sociale intensa, in cui ciascuno che è dignitosamente sé stesso nella sua enorme diversità… gli sguardi sicuri dei quattro amici e la semplicità delle parole…

Vite intense di lavori difficili e speciali di cui tutti abbiamo goduto i frutti. Esperienze, lavoro, umanità, sacrifici. Uomini e donne piene di merito.  Si loro, quelli che ci sono e quelli che ci sono stati, costituiscono l’oro che trovi lì dentro e nella storia.

L’oro e loro, la qualità che c’è stata e tutta quella che verrà, i tanti e tantissimi ieri scalzi oggi ben vestiti, ieri poveri oggi agiati, ieri a stento frequentanti la scuola elementare oggi per lo più fino alla scuola secondaria di primo e secondo grado.

Loro meritevoli, tutti, da bambini e da giovani, da adulti, anziani e vecchi perché hanno dedicato a sé ed agli altri attenzione, lavoro, fiducia, dialogo, ascolto, umanità, riferimenti, esempi, coraggio, azione, sostegno, aiuto prima ancora che ricordi.

Loro sono l’oro di Torre del greco, del sud Italia e dell’Italia intera. Loro meritevoli qualunque sia stata la frequenza scolastica.

Professori bravi a spiegare ma…

Nessuna ragnatela, non c’è neppure una ragnatela… Ora il mio sguardo è in alto e di nuovo incrocio i loro sguardi e oramai comprendendo il mio stato di decisa inferiorità di borghese intellettuale.

Involontariamente osservo le mani, linee e curvature, danze geometriche che fanno ombra perfino alle meravigliose linee delle montagne colorate del Perù.

Geppino mi guarda…

  • Voi siete professore?
  • Perché si vede?
  • Si vede, si vede…
  • Voi professori siete bravi a spiegare ed anche a fare le domande, ma le risposte stanno, come diciamo noi, Aniello, comme dicimme?

Questa volta Aniello prende un bicchierino decisamente pulito con un’ancora disegnata sempre in blu Marino e pare provenisse dalla famosa nave “Surriento”.

  • Professò le onde tornano sempre!!! – quasi ribadisce il caro novantenne all’improvvisato visitatore con le ginocchia discordanti.

Arriva Gigino con una frolla a dir poco profumata e un caffè denso e meraviglioso, come si fa a resistere?

  • Vedete professò – continua Geppino – Gigino è andato a scuola, capiva tanto ma non aveva genio e poi era bellino, troppe ragazzine le maestre e soprattutto un professore che lo facevano sempre fesso al mercato dicevano “Gigino Raiola devi impegnarti di più, non ti ricordi mai niente, perché non studi!”
  • Eh no – esplode Aniello – Gigino ha il merito di ricordare perché ha il merito di guardare, sentire, capire e di infilarsi le cose in testa come tanti rotolini di carta…
  • Quindi memorizza bene! Aggiungo io suscitando l’ilarità di tutti per l’inutile e pleonastico intervento intellettuale
  • Prufessò ma vuje o’ sapite quanno sta no chilo d’aragosta?

Mio silenzio.

  • A salute d’o prufessore!  E tutti mi mettono una pacca sulla spalla.

Mi sento meno handicappato, molto più incluso. Sono immeritevole di stare qui dentro con tanta qualità, tanta memoria, tanto lavoro, tanta onestà, tanta semplicità e tanta empatia.

Immeritevole perché malato di ipoattenzione ed iperattività

Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività. Oggi sarei classificato così, o forse no. Forse ero un bambino AEIOU o un individuo ADHD.

Spesso a scuola mi sono annoiato, come Piero Angela, ma io ho studiato e mi sono laureato ed ho anche vinto vari concorsi. Mai lavorato alla RAI. Il mio papà era severo, burbero ma onesto. Si è messo sulle spalle il suo paese di nascita e lo ha accompagnato dal post fascismo alla modernità dell’Italia del Sud pieno di turismo e benessere. Ha lasciato per quasi vent’anni il suo stipendio da Sindaco alla comunità povera che amministrava. Di lavoro era maestro elementare.

Sì, è vero! Sono stato poco meritevole a scuola! A volte decisamente immeritevole. A volte le suore mi rimproveravano anche se un attimo dopo si pentivano di aver gridato troppo.

Se ne accorgevano dai miei occhi opachi ed ipoattenti che presentavano la mia icona di ipointelligente, ma pronto a ripetere a memoria le parabole di Gesù di Nazareth e spiegarne l’implicazione filosofica e pedagogica.

Il mio disturbo mi portò al liceo a cancellare l’apostrofo che il miglior prof. di Lettere di tutte le scuole della costiera amalfitana trascrisse alla lavagna dove la traccia di un tema a noi assegnato iniziava con «Qual’è». Lui affermò “Si può scrivere in entrambi i modi”. Io che, come al solito e da ragazzo autistico, mi ero preparato prima di intervenire semplicemente guardando sul vocabolario, risposi: “È una troncatura non è un’elisione”.

Lui mi rimandò a settembre con un bel 3 finale, io a luglio chiesi ed ottenni un incontro col Preside che mi disse “Ragazzo, se vuoi puoi scrivermi una lettera”. Mi feci prestare qualche foglio e dopo il dodicesimo foglio che stavo scrivendo in diretta davanti al Preside, lui stesso li tirò a sé e mi disse: “Dai! va bene così!”.

A settembre sostenni l’esame con un docente supplente. Il primo ottobre il prof. era nell’altro corso.

A diciassette anni ho letto “Lettera a una professoressa”. All’esame di Stato per conseguire il mio secondo diploma al Magistrale uscì una traccia che iniziava: “Perché è solo la lingua che fa eguali…” Poi ho avuto la fortuna di diventare maestro di scuola dell’infanzia e sono stato felice, molto felice, immeritevolmente felice grazie a tante bambine e tanti bambini meritevoli di Ponticelli e dintorni.

Un ossimoro

La nuova intitolazione del dicastero dell’istruzione ha colto qualcuno di sorpresa, altri allegri e sorridenti ancora legati al fatto che, in un paese come il nostro, i miracoli sono non dietro l’angolo ma nel negozietto che distrattamente non vediamo pur passandoci davanti ogni mattina uscendo da casa nostra.

Istruzione e merito… quasi un ossimoro vista la situazione della politica e dell’organizzazione della scuola italiana.

Sembra che centinaia di ex componenti dell’Accademia della Crusca così come tanti editor dell’enciclopedia Treccani stiano cercando un minimo di legame. Li immagino – come novelli Diogene – attivare sul proprio smartphone la modalità torcia per comprendere – girando per i borghi d’Italia – perché ad esempio la sede di Piazza delle Lingue d’Europa sarà re-intitolata a viale del Merito o Piazza del Merito sovrano.

Meritevole sarà lei!

L’immensa cultura storiografica ed umana, quasi psicologica di Aniello, Geppino e Rino così come la grande memoria di Gigino mi hanno creato una forte dissonanza a pensare a quell’ossimoro.

Istruzione e merito è un binomio che non porta fortuna. Ne sanno qualcosa i grandi, borghesi ed istruiti ingegneri del Titanic definito inaffondabile e affondato 4 giorni dopo il varo oltre che per l’urto anche per calcoli sbagliati nell’uso della lavorazione dell’acciaio che lo rese più debole all’urto.

Ne dovrebbero sapere ancor di più quei politici che si improvvisano amministratori della cosa pubblica e che in realtà, con i soldi della comunità, amministrano solo interessi privati, nonostante la loro alta istruzione ed il derivante merito che, almeno sulla carta, dovrebbero dimostrare di possedere… né possiamo abbassare la guardia convinti che per il solo essere nel settore dell’istruzione, dove il merito dovrebbe abitare per finalità istituzionali, determinate ambiguità non possano verificarsi…

Altrettanto immeritevoli sono quei grandi commercialisti, con ottimi voti al diploma ed alla laurea, che consentono a truffatori e ricchi industriali di utilizzare tutti i vuoti di legge per evadere il pagamento delle tasse e peggiorare la qualità della vita.

di quelli che devono essere serviti dallo Stato Repubblicano (artt. 3 e 34 della Costituzione).

Ritorno a guardare le mie ginocchia in conflitto quasi ideologico: destro e sinistro… Mentre cercano di litigare ho spiegato loro la tesi ecosistemica di Bronfenbrenner. Non so le mie ginocchia come andavano a scuola ma ho l’impressione che hanno capito velocemente, ora continuo a passeggiare con maggiore sicurezza fisica.

In merito alla mia sicurezza psicopedagogica e didattica ho imparato un’altra cosa: se voglio discutere del merito in futuro (e lo farò presto) chiederò, camminando tra la gente, e rivolgendomi a persone semplici come gli ospiti di “Qui trovi l’oro”, cosa ne pensano dei voti a bambini, ragazzi, docenti e dirigenti della Scuola.

Forse, forse, forse chiederebbero una scuola più organizzata, ben pulita e rigorosa ma non darebbero importanza a quei voti perché, poi… siccome le onde ritornano sempre…