Quale obbligo scolastico in Europa?

Istruzione precoce e curricolo di base continuo

“L’istruzione è essenziale per la vitalità della società e dell’economia europee. Lo spazio europeo dell’istruzione mira a fornire alle comunità dell’istruzione e della formazione il sostegno di cui hanno bisogno per svolgere la loro missione fondamentale in tempi difficili e stimolanti”. Sono queste le dichiarazioni della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, in premessa al documento europeo del 30 settembre 2020, pubblicato in piena fase pandemica, volto a realizzare uno spazio europeo dell’istruzione entro il 2025.

L’obbligo di istruzione/formazione e la qualità dell’istruzione

L’innalzamento della qualità dell’istruzione è uno dei fattori di qualità di un sistema scolastico. Per capirne la funzionalità e gli effetti reali può essere monitorato attraverso gli indicatori e gli obiettivi proposti proprio dalla Commissione Europea nella “Comunicazione” del 30 settembre 2020. Qui vengono indicati i sistemi di istruzione su cui i decisori politici debbono porre particolare attenzione e vengono elencati i risultati ottenuti dalla cooperazione in tema di istruzione e formazione anche grazie alle riforme nazionali realizzate e in progress.

Indicatori e obiettivi

Su questi indicatori, infatti, si sono basate e si basano le politiche scolastiche più recenti di tutti i Paesi UE e su questi indicatori si può procedere ad un’analisi critica degli stessi sistemi scolastici.

I Paesi UE che sono intervenuti, riformando l’obbligo, lo hanno fatto prevalentemente sulla base dei dati riferibili a 3 indicatori:

  • il tasso di abbandono;
  • i risultati insufficienti in lettura, matematica e scienze dei quindicenni;
  • la percentuale di frequenza dell’educazione della prima infanzia.

Gli studi longitudinali condotti sul fenomeno della dispersione scolastica hanno ampiamente corroborato la tesi che risultati di apprendimento soddisfacenti a 15 anni poggiano su un curricolo di base continuo a partire dalla frequenza (obbligata) di almeno uno o due anni dell’ECEC (Early Chilhood Education and Care).

La durata dell’obbligo scolastico in Europa

Il documento della Commissione Europea, “Compulsory education in europe 2021/2022”[1], a cui è possibile fare riferimento, ci consente di avere un quadro delle scelte europee sull’obbligo scolastico mettendoci a disposizione tre informazioni fondamentali:

– la durata complessiva dell’obbligo scolastico;

– l’anno di avvio e di fine obbligo con il relativo livello scolare in base alla classificazione ISCED (International Standard Classification of Education) dell’UNESCO;

– i concetti di istruzione/formazione obbligatoria a tempo pieno e a tempo parziale per ciascun Paese.

In tutta Europa l’istruzione obbligatoria dura almeno 8 anni; tuttavia nella grande maggioranza dei Paesi la durata è di 10 anni come in Italia. Poi ci sono quelli in cui la durata è maggiore: 11 anni in Lettonia, Lussemburgo, Malta; 12 anni in Portogallo; 13 anni in Ungheria, nei Paesi Bassi e in alcuni Laender tedeschi; 15 anni in Francia grazie alla riforma del 2019.

Le risposte dei sistemi scolastici vanno dunque prevalentemente in tre direzioni: il rafforzamento del curricolo di base, l’anticipo al segmento ECEC e/o il prolungamento dell’istruzione/formazione obbligatoria.

Tavola sinottica dell’obbligo di istruzione nei 27 Paesi UE

Rafforzamento del curricolo di base nella scuola dell’obbligo a ciclo unico

In alcuni Paesi il focus della riforma è il percorso della scuola di base a ciclo unico, dalla scuola primaria alla secondaria fino ai 16 anni. Qui gli obiettivi sono quelli di:

  • garantire ad una platea sempre più larga di cittadini il possesso delle competenze di base, indispensabili alla cittadinanza attiva;
  • prevenire l’abbandono precoce dei percorsi di istruzione e formazione;
  • consentire un processo di orientamento e auto orientamento reale alla scelta del percorso secondario superiore.

In questa direzione vanno interpretati sia l’utilizzo delle indagini internazionali (IEA-OCSE PISA) sul rendimento scolastico degli allievi (e quelle delle agenzie nazionali incaricate) sia l’impegno costante ad aggiornare il corredo delle competenze necessarie al cittadino del XXI secolo. Le riforme dell’obbligo sono infatti sempre accompagnate da una contestuale revisione dei curricula scolastici e, soprattutto, da una impostazione della valutazione e certificazione delle competenze sulla base dei livelli dell’European Qualification Framework (EQF). Sicuramente anche la riduzione progressiva nell’ultimo decennio del tasso di dispersione scolastica precoce va ascritta alla tipologia delle riforme attuate in questa direzione. I sistemi scolastici che meglio interpretano questa idea di continuità sono quelli del nord Europa.

Anticipo dell’obbligo e successo scolastico

“L’educazione e cura della prima infanzia (Early childhood education and care – ECEC), ovvero la fase precedente all’istruzione primaria, è sempre più riconosciuta come quella che fornisce le basi per l’apprendimento permanente e lo sviluppo. Il Pilastro europeo dei diritti sociali dichiara che i bambini hanno diritto all’educazione e cura della prima infanzia a costi sostenibili e di buona qualità. Al fine di avere una definizione condivisa di ciò che questo significa, il Consiglio ha adottato una raccomandazione relativa ai sistemi di educazione e cura di alta qualità della prima infanzia nel maggio 2019”[2].  La divisione netta tra servizi di cura e servizi educativi si fa sempre più sfumata e il tema dei contenuti educativi nel segmento 0-6 accentua l’esigenza di arrivare ad un sistema integrato. Lo scopo dell’ECEC è dichiaratamente duplice: ha una funzione sociale importantissima nel garantire da una parte ai genitori di svolgere proficuamente un lavoro e dall’altra ai bambini di essere accolti in strutture adeguate alla loro cura e sicurezza. Ha, altresì, una funzione educativa importante per i risultati conseguiti in termini di sviluppo olistico dei bambini. Il parametro del 95% dei bambini di quattro anni in ECEC è dunque un parametro credibile, ma che va accompagnato dall’innalzamento delle percentuali dei bambini e delle bambine della fascia 0-3 in strutture ECEC.

Nella direzione dell’anticipo si sono mosse le recenti riforme attuate in Francia e Ungheria che fanno iniziare l’obbligo a 3 anni; in Grecia e Lussemburgo l’obbligo inizia a 4 anni; in Belgio, Lettonia, Cechia, Slovacchia, Romania, Malta e Cipro inizia a 5 anni.

Prolungamento dell’obbligo scolastico tra istruzione terziaria e occupazione

La fine dell’istruzione obbligatoria spesso coincide con il passaggio dal livello inferiore (ISCED 2) a quello superiore (ISCED 3) dell’istruzione secondaria. Tuttavia, in alcuni Paesi (Belgio, Bulgaria, Francia, Italia, Paesi Bassi, Austria, Slovacchia) il passaggio dal livello inferiore al livello superiore dell’istruzione secondaria avviene uno o due anni prima della fine della scuola dell’obbligo. La scelta di alcuni Paesi UE di prolungarne la durata oltre i 16 anni è da collegare ai dati desumibili da altri due indicatori proposti nella Comunicazione della Commissione del 30 settembre 2020: il tasso di istruzione terziaria e il tasso di occupazione dei neodiplomati e neo laureati. Nella maggior parte dei Laender tedeschi da anni l’obbligo termina a 18 anni (il termine a 19 anni è limitato all’istruzione generalista dei licei) e così anche in Francia, in Portogallo e in Finlandia.

Al prolungamento dell’obbligo anche nell’istruzione professionalizzante oltre che nell’istruzione generalista viene affidato il compito di innalzare soprattutto il tasso di occupati e laureati in Europa. Non sono infatti incoraggianti i dati riferibili alla percentuale delle lauree brevi professionalizzanti entro i 34 anni (settore VET) e la percentuale degli occupati tra i neo diplomati. Non sfugge sicuramente il legame tra l’Istruzione e Formazione Professionale e la ricerca di nuove competenze per i nuovi lavori.


[1] Commissione europea/EACEA/Eurydice, 2021. Istruzione obbligatoria in Europa – 2021/2022. Eurydice Informazioni e dati. Lussemburgo Ufficio delle pubblicazioni dell’Unione europea.

[2] Commissione Europea/EACEA/Eurydice, 2019. Key Data on Early Childhood Education and Care in Europe – 2019 edition. Rapporto Eurydice. Lussemburgo: Ufficio delle pubblicazioni dell’Unione europea. La Raccomandazione a cui si fa riferimento è la Raccomandazione del Consiglio, del 22 maggio 2019, relativa ai sistemi di educazione e cura di alta qualità della prima infanzia (GU C 189 del 5.6.2019, p. 4-14).