Scuola dei piccoli e sezioni primavera

Una indagine sugli anticipi nel Veneto

In questi ultimi anni si sta registrando progressivamente un calo delle nascite, già previsto da sociologi, demografi e antropologi. I primi segnali sono rinvenibili proprio nelle iscrizioni alle scuole dell’infanzia, notoriamente attive su tutto il territorio nazionale con una copertura pari a dati leggermente superiori al 95% del benchmark previsto a livello UE.

Il mutato quadro sociale e nuovi bisogni

La crisi pandemica, l’emergenza energetica e il conseguente peggioramento delle condizioni economiche hanno spinto le famiglie a cercare di ridurre i costi per accedere a Nidi e ai servizi 0-3. Non pochi genitori hanno scelto, quindi, di anticipare le iscrizioni alle scuole dell’infanzia, chiedendo contestualmente ai gestori dei servizi e ai comuni di aprire un numero maggiore di sezioni primavera e ulteriori strutture che possano accogliere anche bambini di due anni.

In Veneto, per analizzare tale fenomeno è stato realizzato, nel periodo maggio-settembre 2022, un monitoraggio su tutte le scuole dell’infanzia (statali, paritarie e comunali), a cura dei docenti utilizzate ai sensi del comma 65 della legge 107/2015. Uno degli obiettivi, alla base dell’iniziativa, era quello di fornire spunti utili al tavolo paritetico di confronto con la Regione, agli Enti locali, ai gestori dei servizi, ai Dirigenti scolastici e alla FISM (Federazione Italiana Scuole Materne). Il rapporto finale è stato presentato lo scorso 4 novembre 2022[1] ed è stato oggetto di una newsletter, da poco pubblicata sul sito dell’Ufficio scolastico regionale[2].

Il perché del progetto

Il progetto educativo realizzato nella regione veneta ha riguardato i bambini dai 2 ai 3 anni. È la fascia d’età che dovrebbe fruire dell’offerta educativa dei Nidi e dei servizi integrativi per l’infanzia, laddove presenti. Tali servizi dovrebbero arrivare, secondo i benchmark europei, al 33% ma, come è noto, in Italia è stato raggiunto (e anche superato) solo in alcune regioni del Centro-Nord con un forte divario con il Mezzogiorno.

Le soluzioni previste dalle attuali indicazioni normative sono rinvenibili nei dispositivi degli anticipi relativi alla scuola dell’infanzia per i bambini di 2 anni e mezzo e nelle sezioni primavera. La scuola dell’infanzia può accogliere, infatti, bambini che non hanno ancora compiuto tre anni d’età purché li raggiungano entro il 30 aprile dell’anno scolastico di riferimento. Questa norma è attiva dal 2009 ai sensi del comma 2, art. 2 del DPR n. 89.

La legge 107 del 2015, con la nascita del sistema integrato 0-6 e con il correlato D.lgs. 65/2017, ha inteso assorbire l’opzione degli anticipi in favore dell’apertura di più Nidi e servizi integrativi per l’infanzia lasciando pure la possibilità di formare sezioni primavera come ulteriore dispositivo.

Alcuni esiti

La situazione che è emersa dal monitoraggio può essere considerata attendibile per l’ampiezza del campione e per la percentuale delle famiglie che hanno risposto: la media è stata dell’84,04% comprendente le scuole statali, paritarie e comunali, ma con alcune differenze tra provincia e provincia; in ogni caso con una copertura dal 69% al 90,72% di risposte[3].

La richiesta di iscrizione dei bambini che non hanno ancora compiuto i tre anni di età viene, in genere, accolta da tutte le tipologie di scuole. L’opzione viene realizzata, però, in relazione alla disponibilità dei posti e alla presenza o meno di liste d’attesa. I tempi di inserimento sono simili tra scuole paritarie, statali e comunali: nella maggioranza delle scuole la frequenza è possibile a partire da settembre; c’è un discreto numero di scuole dove è accettata solo da gennaio, e un gruppo minore dove i bambini possono frequentare a partire dal compimento dei 3 anni di età. La tendenza, comunque, è quella di permettere la frequenza solo se i bambini hanno acquisito alcune autonomie essenziali, in primis il controllo sfinterico. Ci sono, tuttavia, differenze sulle specifiche progettualità come pure sulle azioni educative dedicate ai piccoli accolti nelle sezioni comuni. In genere, le scuole che sono organizzate con sezioni per età eterogenea hanno una maggiore facilità ad inserirli.

A partire da questi dati si è voluto offrire un approfondimento anche normativo sulle sezioni primavera, che restano i servizi più difficili da attivare nelle scuole statali: servono dotazioni organiche dedicate, educatori formati, spazi e allestimenti adatti a quella fascia di età. Serve soprattutto un rapporto sinergico tra scuole ed Enti locali.

Perché realizzare scuole dei piccoli

È un tema questo che rinvia ad una riflessione più ampia. C’è, in primo luogo, la necessità di rivedere il sistema degli anticipi. Nonostante il D.lgs. 65/2017, le Linee pedagogiche e gli Orientamenti nazionali per i servizi educativi per l’infanzia li azzerino nelle intenzioni, nei fatti restano praticabili perché il DPR 89/2009, collegato al disegno ordinamentale della legge 53/2003, è ancora vigente.

Nel 2003 la politica scolastica si era posta il problema di far terminare gli studi secondari di secondo grado a 18 anni, in linea con alcuni Paesi UE, senza peraltro alterare i diversi gradi di scuola funzionanti con il sistema “5+3+5”. Anticipare la frequenza a 2 anni e mezzo permetteva di soddisfare parzialmente questa necessità e nel contempo permetteva alle famiglie di ridurre i costi, piuttosto consistenti, per le rette dei Nidi. Con il DPR 89/2009 l’assetto ordinamentale ha recepito questa opzione tuttora vigente.

L’esperienza di questi anni non ha dimostrato, però, che l’anticipo rappresenti una soluzione educativa di qualità. Anche il monitoraggio veneto ha evidenziato alcuni punti fragili, tra cui la mancanza di garanzia della frequenza che è condizionata dal numero delle iscrizioni, dalle autonomie personali, dalla presenza di fratelli o sorelle. La stessa dimensione progettuale e la cura educativa specifica non sempre sono mirate ed intenzionali. È necessario quindi ripensare a nuove forme di integrazione del nido nel caso non fossero sufficienti tali servizi nel territorio.

Le sezioni primavera

Le sezioni primavera[4] nascono in Italia con la legge finanziaria n. 296 del 27 dicembre 2006 come progetti sperimentali di ampliamento qualificato dell’offerta formativa rivolti ai bambini da 24 a 36 mesi. Le diverse iniziative che si sono sviluppate nel corso degli anni e nelle varie realtà territoriali poggiavano su criteri di qualità pedagogica, flessibilità e rispondenza alle caratteristiche specifiche di quella fascia d’età. Successivamente le sezioni primavera sono state confermate dal DPR 89/2009 distinguendole dagli “anticipi”. Vengono poi messe a sistema nel 2013 con l’accordo quadro 83/CU/2013in Conferenza unificata Stato-Regioni, tuttora vigente, che ne definisce i criteri essenziali, dettando anche le fondamentali linee di indirizzo.

Le sezioni primavera hanno una loro specificità progettuale di raccordo e connessione dei processi educativi.  Il rapporto numerico educatori/ bambini non deve essere superiore a “1 a 10”; il gruppo omogeneo per età può variare da 10 a 20 bambini.

I fondi complessivamente assegnati per le sezioni primavera vanno gestiti unitariamente, secondo le intese regionali. L’assegnazione di risorse finanziarie del Ministero si realizza come co-finanziamento della programmazione regionale, che costituisce la condizione essenziale per accedere al finanziamento statale. I contributi statali sono ripartiti a livello regionale per il 50% sulla base della popolazione in età 24-36 mesi residente nel territorio regionale e, per il restante 50%, in relazione alle sezioni autorizzate in ogni Regione.

Le sezioni primavera nel sistema integrato 0-6

Con il D.lgs. 65/2017 le sezioni primavera entrano a far parte del sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita sino a sei anni. Si riconducono così ad unità due percorsi che avevano seguito strade parallele – quello dei Nidi d’infanzia e quello della scuola dell’infanzia – riconoscendo il diritto all’educazione di tutti i bambini e le bambine a partire dalla nascita.

Lo Stato promuove e sostiene l’offerta mediante un Piano di Azione Nazionale pluriennale[5] per la cui attuazione lo stesso decreto 65/2017 ha istituto il fondo nazionale per il sistema integrato che finanzia alcune azioni strategiche: 1) interventi edilizi; 2) una quota parte delle spese di gestione; 3) la formazione continua del personale e la promozione dei neoistituiti, coordinamenti pedagogici territoriali. Alle Regioni compete la programmazione e la definizione delle modalità di riparto delle risorse assegnate in Conferenza unificata.

Nelle Linee pedagogiche per il sistema integrato 0-6[6] si sottolinea che le sezioni primavera, a differenza di quanto avviene con l’iscrizione anticipata alla scuola dell’infanzia, offrono ai bambini di questa fascia d’età:

  • un progetto educativo;
  • un ambiente strutturato in relazione ai loro bisogni e alle loro autonomie;
  • personale con formazione appropriata;
  • l’inserimento in un gruppo ridotto nelle dimensioni.

La loro collocazione ordinaria presso le scuole dell’infanzia rende questo servizio un importante laboratorio per favorire esperienze di continuità tra i due segmenti dell’offerta educativa 0-3 e 3-6.

Negli Orientamenti nazionali per i servizi educativi per l’infanzia[7]si ribadisce che le sezioni primavera possono ampliare l’offerta educativa a partire dai due anni per garantire ai bambini un’esperienza di socialità e apprendimento fuori dal contesto familiare e per contrastare l’ingresso anticipato nella scuola dell’infanzia, in un contesto di cura ed educazione calibrato su tempi e stili di sviluppo dei bambini dai 24 ai 36 mesi.

Prospettive di sviluppo dei servizi

Dalla ricerca veneta, effettuata attraverso il monitoraggio, è emersa in maniera evidente la necessità di riprendere in considerazione il disegno ordinamentale, escludendo gli anticipi e ricollocando le sezioni primavera all’interno del sistema integrato 0-6, a prescindere dalla riduzione di un anno del percorso del 1° e 2° ciclo di istruzione, come era nelle intenzioni della legge 53/2003.

È importante, inoltre, una ridefinizione della diffusione dei Nidi, considerato pure le risorse del PNRR per l’apertura di nuove strutture[8]. È necessario togliere i Nidi dai servizi a domanda individuale e garantire un maggior numero di sezioni primavera nei territori che ancora non hanno Nidi e servizi integrativi per l’infanzia, capaci di garantire l’accesso alla popolazione infantile residente. Le sezioni primavera necessitano di un riesame dell’impianto, anche a fronte della fotografia emersa dal monitoraggio veneto che mostra, per esempio, come sia più facile aprirle nelle scuole paritarie rispetto a quelle statali. Nella rilevazione emerge, infatti, che nel 2021-2022 su 269 sezioni primavera attive solo una è collocata in una scuola statale. Il dato è probabilmente diverso nelle regioni che hanno pochi Nidi e minori scuole paritarie; ciò non toglie, tuttavia, che le difficoltà ad attivarle nel servizio statale siano maggiori. Un primo passaggio potrebbe essere quello di eliminare la configurazione sperimentale ancora vigente delle sezioni primavera, garantire un finanziamento stabile e, per le scuole statali, un organico aggiuntivo congiunto con figure di educatori fornite dall’ente locale. Ciò permetterebbe una progettualità in linea con i bisogni e le attese di questa importante fascia d’età.


[1] Erano presenti all’iniziativa Anna Bondioli a nome della Commissione nazionale per il sistema integrato 0-6 e Loretta Lega, moglie di Giancarlo Cerini, già presidente della Commissione nazionale, ispiratore del lavoro con i suoi apporti pedagogici e la sua visione strategica.

[2] https://istruzioneveneto.gov.it/20221207_22735/

[3] https://istruzioneveneto.gov.it/20221104_21836/ si rinvia ai materiali di sintesi del rapporto di monitoraggio.

[4] I due paragrafi che seguono costituiscono un adattamento del contributo pubblicato nella newsletter n. 5 di cui alla nota 1 a firma di Fiorangela Giampaolo Gallo, dirigente scolastica utilizzata presso USR del Veneto ai sensi della legge 448/1998.

[5] https://miur.gov.it/piano-di-azione-nazionale-pluriennale.

[6] DM 22 novembre 2021 n. 334 – Linee pedagogiche per il sistema integrato “0-6”.

[7] DM 24 febbraio 2022 – Orientamenti nazionali per i servizi educativi per l’infanzia.

[8] https://www.miur.gov.it/-/pnrr-oltre-3-1-miliardi-per-asili-nido-e-scuole-dell-infanzia-pubblicate-le-graduatorie-bianchi-un-investimento-senza-precedenti; https://www.miur.gov.it/-/-pnrr-su-nidi-e-infanzia-rispettate-le-scadenze-