Alfabetizzazione scientifica nelle scuole dei piccoli

Innovazione o prassi consolidata?

Con il comma 552 (lettera a) della legge di bilancio 2023 (legge 27 dicembre 2022, n. 197) si riconosce l’importanza delle discipline STEM anche nella scuola dell’infanzia e nei servizi educativi 0-3. Si dice infatti: “entro il 30 giugno 2023, definizione di linee guida per l’introduzione nel piano triennale dell’offerta formativa delle istituzioni scolastiche dell’infanzia, del primo e del secondo ciclo di istruzione e nella programmazione educativa dei servizi educativi per l’infanzia di azioni dedicate a rafforzare nei curricoli lo sviluppo delle competenze matematico-scientifico-tecnologiche e digitali legate agli specifici campi di esperienza e l’apprendimento delle discipline STEM, anche attraverso metodologie didattiche innovative”.

Verso un sistema integrato

Dopo oltre mezzo secolo dall’emanazione della legge 1044/1971 che ha istituto nel nostro Paese gli asili-nido comunali, è rilevante il richiamo all’educazione scientifica da introdurre nei percorsi formativi fin dalla più tenera età. Complice è il nuovo “Sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita sino a sei anni”, istituito dal D.lgs. 65/2017 su delega della legge 107/2015.  Grazie al nuovo sistema integrato si sono venuti a creare i presupposti per superare, almeno sul piano normativo, l’originaria separazione tra i servizi educativi per l’infanzia e la scuola dell’infanzia.

Vero è che nel corso degli anni tra i due percorsi non c’è mai stata continuità, sia per la diversità della gestione e dei servizi erogati sia per le differenti finalità dei due segmenti educativi. Il nido è stato sempre percepito come luogo di custodia, di accudimento assistenziale, come servizio sociale di interesse pubblico, mentre la legge 444/1968, che ha istituito la scuola dell’Infanzia, si proponeva fin da allora scopi educativi e di sviluppo della personalità del bambino.

Oggi, invece, il D.lgs. 65/2017 ha disegnato un nuovo quadro di riferimento culturale e una cornice pedagogica organica, capace di rendere unitari due sistemi educativi, finora diversi, costruendo una continuità non facile tra una pluralità di soggetti pubblici e privati.

Verso una educazione scientifica

L’auspicio di oggi è che i nidi d’infanzia e le scuole dell’infanzia, affermandosi entrambi come contesti di apprendimento, diano avvio a percorsi coerenti sul piano formativo, basati su principi, valori e finalità comuni, senza rinnegare le proprie specificità. Il servizio integrato 0-6 mette alla prova la capacità di accogliere i bambini predisponendo le migliori condizioni per il loro sviluppo psicologico, cognitivo e sociale, attraverso la costruzione di un ambiente di vita e di relazioni. Il richiamo alle competenze scientifiche sollecitate dalla Legge di bilancio è particolarmente importante.

Merita, tuttavia, ricordare che anche il nido, nella storia degli ultimi cinquant’anni, non è stato solo luogo di accudimento e di cura, ma soprattutto luogo di esplorazione e di scoperta. Il bambino, fin dalla nascita è un soggetto attivo che impara subito a prendere coscienza degli oggetti che lo circondano grazie al quotidiano esercizio di interazione spontanea con l’ambiente che lo avvolge. È da questa autonoma esplorazione ambientale che scaturisce la maturazione dei suoi schemi mentali. L’ambiente che lo circonda costituisce da sempre il terreno privilegiato per la sua crescita perché gli fornisce gli strumenti per apprendere in modo libero e diretto  e perché lo aiuta ad affinare le sue capacità: è nel contesto che il bambino manipolando con curiosità materiali e oggetti impara a riconoscerli, a confrontarli, a padroneggiarli.

Le scoperte nel Nido

Certo, l’intervento professionale degli educatori fornisce una forte spinta alla naturale creatività del bambino. Un ambiente protetto e accogliente, curato e ricco di stimoli, agevola lo sviluppo delle sue potenzialità che è proprio l’obiettivo del Nido. Lo si fa valorizzando le piccole scoperte, mettendolo nelle condizioni di riprodurle, aiutandolo a creare oggetti, a replicarli e ad inventarne di nuovi. Sono comportamenti apprenditivi che avvengono nel corso delle routine e delle esperienze di vita quotidiana. Il bambino ha occasione di agire su materiali naturali e artificiali, di sperimentare la loro consistenza e le loro relazioni. L’adulto, osservando le strategie di azione, di esplorazione e di ricerca dei bambini, rilancia le loro esperienze sottolineandole con gesti, parole, rielaborazioni e narrazioni. Quando le attività vengono proposte in piccoli gruppi la regia dell’adulto favorisce l’imitazione, lo scambio di modi di fare e le prime forme di condivisione di oggetti e di giochi, ma facilita anche il primo incontro con le regole.

Le scoperte nella scuola dell’infanzia

Anche la scuola dell’infanzia promuove da sempre una sana relazione con l’ambiente, da realizzare attraverso il gioco spontaneo e guidato.

Nella scuola dell’infanzia è possibile sviluppare nei bambini un modo consapevole di osservare il mondo circostante, sfruttando l’innata curiosità e l’eccezionale plasticità cerebrale che caratterizza questa fase evolutiva. Il bambino di questa fascia d’età (3-6 anni) è un soggetto attivo e assetato di conoscere, è in grado di ‘fare scienza’ nei modi, nelle forme e secondo i ritmi dell’attività ludica, purché l’oggetto della sua indagine conoscitiva sia l’ambiente circostante, i fatti e i fenomeni di cui ha esperienza diretta.

Per il bambino la realtà è costituita dalle cose che lo circondano e con cui quotidianamente interagisce. Incomincia ad elaborare le prime organizzazioni degli spazi manipolando gli oggetti e mettendoli in relazione tra loro. Toccando, smontando e ricostruendo inizia a rendersi conto delle loro proprietà, del posto che occupano in un determinato spazio e di come funzionano.

In questa fase il bambino comincia a formulare pensieri logici: alla mente assorbente, tipica del primo triennio di vita, si unisce la mente cosciente. È necessario, quindi, per favorire tale processo, predisporre un ambiente educativo adeguato. L’introduzione, per esempio, di alcuni semplici strumenti (lenti, misurini, bilance, magneti, ruote…) gli consente di compiere osservazioni e piccole sperimentazioni, di misurare e di rappresentare i dati con semplici grafici visuali. Le “Indicazioni nazionali” del 2012 hanno assegnato grande rilevanza all’educazione del pensiero scientifico, tanto da dedicare a questo settore formativo uno specifico campo di esperienza: “La conoscenza del mondo”.

La curiosità, il primo motore della ricerca scientifica

La curiosità è il motore di ogni ricerca scientifica. Tutte le ricerche in campo scientifico si sviluppano a partire dalla capacità di problematizzare, di chiedersi il ‘perché’ delle cose: è il problema che muove l’interesse e il dinamismo mentale, è “il problema [che] ci sfida ad apprendere” (volendo utilizzare le parole di Popper). Ne discende la necessità di incoraggiare e sostenere nel bambino ogni curiosità cognitiva senza svilirla con un appagamento occasionale, ma sostanziandola attraverso un atteggiamento problematico e speculativo.

La prima alfabetizzazione scientifica del bambino si compie, dunque, a partire dalle sue manifeste curiosità cognitive: osservare, ascoltare, domandare, indagare, provare, scoprire, interrogare gli oggetti, riconoscere la successione temporale dei fenomeni ambientali, collocando sé stesso e gli eventi nel tempo. Pratiche, queste, che contribuiscono all’avvio di quelle esperienze scientifiche destinate ad incidere nella progressiva costruzione dei sistemi simbolico-culturali, dai primordiali strumenti del pensiero fin verso forme concettualmente più complesse, sempre più elaborate ed evolute.

La costruzione di concetti

L’educazione scientifica non si esaurisce con la sola osservazione di fatti, ma si realizza mediante le esperienze della quotidianità, si concretizza passo dopo passo nel rapporto diretto con gli oggetti, con lo spazio, con i compagni, si evolve attraverso l’acquisizione e la conquista di concetti. Per esempio, l’osservazione del succedersi delle stagioni, la cura di vivai, di piccole coltivazioni, il rapporto con organismi e piccoli animali presenti in natura mettono il bambino a contatto con i cicli naturali e lo stimolano a cogliere le relazioni più elementari di un ecosistema. Un ambiente scolastico ricco di sollecitazioni consente di osservare, di ricercare, di sperimentare, di argomentare attorno alle esperienze, ma anche di comunicare le proprie impressioni e di arricchirle nello scambio con gli altri. In questa ottica partecipata i bambini possono acquisire le prime forme di coscienza ecologica e di rispetto dell’ambiente, maturando una progressiva consapevolezza del significato dei propri comportamenti.

Il curricolo

È il curricolo, che conferisce all’azione educativa del servizio prescolastico una grande rilevanza pedagogica e scientifica: attribuisce scientificità a ciò che viene proposto o a ciò che viene consentito fare, accorda organicità e legittimazione pedagogica alle varie attività progettuali. I curricoli nella scuola dell’infanzia non comportano, comunque, inutili e pericolose anticipazioni di tipo disciplinare, non rivestono il carattere della rigidità né quello della compiutezza, ma solo quello della indicatività e dell’estrema flessibilità: il compito più importante di ogni scuola dell’infanzia è il rispetto del singolo, delle variabilità individuali, dei tempi e ritmi di apprendimento, delle personalità e degli interessi di ciascuno.