Visite di valutazione esterna alle scuole

Ripartono i NEV?

Si è tenuta a Roma dal 29 maggio al 1° giugno un’articolata attività di formazione di Invalsi destinata a circa 230 esperti di valutazione delle scuole, su procedure, strumenti e modalità di realizzazione dell’attività sperimentale di Valutazione Esterna delle scuole. Per la precisione il titolo del Seminario di Formazione è “La valutazione esterna delle scuole: sperimentare nuovi strumenti e procedure”. Non si tratta quindi di una ripartenza delle visite esterne alle scuole come normate dal Regolamento del Sistema Nazionale di Valutazione (SNV) DPR 80/2013[1], quanto piuttosto di una azione inserita all’interno del progetto PON-Valu.E[2] come misura di sperimentazione. E in realtà, non si è trattato solo di formazione, ma anche di auto-riflessione condivisa: diversi momenti formativi sono stati infatti trasmessi in streaming sul canale Youtube dell’Area 3 dell’Istituto.

Riavvio di una operazione complessa

Partiamo dalla fine del seminario, quando una quasi emozionata Michela Freddano (responsabile dell’Area 3) ha concluso il seminario con ben 15 minuti di ringraziamenti, che hanno reso conto della complessità “di rete” dell’operazione che sta ripartendo:

  • con il coordinamento delle aree interne all’Invalsi, quasi tutte intervenute al seminario e spesso sconosciute al pubblico delle scuole[3];
  • con il presidente Invalsi Roberto Ricci e vicepresidente Renata Maria Viganò ordinaria di Pedagogia Sperimentale;
  • con Anna Maria Ajello, già presidente e Paolo Mazzoli, già direttore generale ad indicare la continuità di indirizzo dell’Istituto;
  • con il Ministero, rappresentato da Damiano Previtali dirigente dell’Ufficio VI della DGOSVI che coordina il complesso delle azioni del SNV delle scuole;
  • con Cristina Grieco presidente Indire;
  • con le due scuole del I e II ciclo, IC Giovanni Paolo II di Magenta e IIS Marconi Pieralisi di Iesi che con generosità hanno messo a disposizione la loro documentazione strategica come case studies perché venisse (puntigliosamente) passata al setaccio nei gruppi di lavoro.

E con i 210 valutatori-corsisti identificati con selezione pubblica è stata una soddisfazione ritrovarsi finalmente in presenza: una ottantina per ciascuno dei profili A e B, una ventina di docenti distaccati sui progetti nazionali comma 65 della Legge 107/2015, una trentina di dirigenti tecnici (ispettori). Con una governance distribuita, sono parole di Freddano, c’è un valore aggiunto nel lavoro di squadra.

Riassunto delle puntate precedenti e nuovo protocollo di visita

Le visite di valutazione esterna sono previste dal Regolamento del SNV, all’interno della fase del processo di autovalutazione (RAV), per definire il Piano di Miglioramento (PdM), e giungere poi alla Rendicontazione Sociale in maniera da innervare la valutazione delle scuole prevista dal nostro ordinamento. Il SNV è un processo basato sull’autovalutazione, cioè sui processi riflessivi interni alle scuole, e finalizzato non ad improbabili competizioni e classifiche tipo school leagues inglesi, quanto piuttosto al miglioramento organizzativo continuo, perché ogni scuola diventi la “migliore scuola possibile” in quel contesto. Le visite di valutazione esterna sono l’antidoto all’autoreferenzialità di questo processo, uno specchio in cui le scuole possono riflettersi e trovare conferme e suggerimenti ulteriori.

Nei quattro anni pre-pandemia, si sono svolte poco più di 1.000 visite, a cura di Invalsi. Sono state effettuate da Nuclei di Valutazione Esterna (NEV) formati da tre componenti: un dirigente tecnico (ispettore); un profilo A interno al sistema scolastico (docente o dirigente scolastico); un profilo B esterno al sistema scolastico (ricercatore sociale o esperto delle organizzazioni). I NEV, in tre giornate a ritmo serrato, incontravano 60-80 persone in ciascuna scuola (docenti, ATA, genitori, studenti) e formulavano un rapporto di valutazione esterna dei processi didattici ed organizzativi e delle priorità ed obiettivi di miglioramento di ciascuna scuola sulla base del RAV predisposto dalla scuola stessa. Questo rapporto di valutazione esterna (RVE) veniva poi affidato alle scuole per la eventuale revisione dei loro processi di miglioramento.

Il nuovo protocollo

Il nuovo protocollo oggetto di sperimentazione mantiene il nucleo di tre componenti ma è più snello, basato su due giornate anziché tre, con una semplificazione delle interlocuzioni interne alla scuola. È più focalizzato sullo scopo della valutazione delle scuole, cioè il miglioramento, quindi sulla parte più importante (ma spesso dimenticata) del RAV che sono le priorità sugli esiti degli studenti, ed i relativi obiettivi di processo per la scuola. Questa parte IV del RAV è infatti il fondamento del Piano di Miglioramento.

Le visite sperimentali avverranno in autunno in 180 scuole campionate, ma su base volontaria, e i NEV avranno a disposizione i dati in una nuova piattaforma (acronimo SVEVA) integrata in cloud con le piattaforme ministeriali del SNV e del PTOF delle scuole.

Chi accompagna le scuole dopo la visita?

Il tema del follow-up delle visite è stato esplicitamente posto. Terminata la visita, la scuola riceve dal NEV priorità ed obiettivi di miglioramento che potrebbero non coincidere con quelli che essa si era data nell’autovalutazione. Chi accompagna le scuole in questo processo? L’importanza delle figure di tutoraggio nelle misure di miglioramento è chiara[4]. Il rischio che la visita esterna resti uno spot senza conseguenze è rilevante. Bisogna evitare che questo accada, lasciando le scuole da sole in questi processi. Non è ancora stato chiarito se questo sia compito di Indire o degli USR o di entrambi. Dal dialogo tra il presidente Ricci di Invalsi e la presidente Grieco di Indire non sono emerse né ipotesi né decisioni. È un dato di fatto che ci sono centinaia, forse migliaia di persone formate da Invalsi su questi temi e da Indire sui temi dell’innovazione didattica, che potrebbero essere una risorsa professionale preziosa per le scuole.

Un tema deontologico

Un altro temo, finora rimasto in ombra, è quello della deontologia professionale del valutatore. Si è lavorato molto e giustamente finora sugli scenari del SNV, sulla scelta delle scuole da visitare, su protocolli e modalità di visita. Si è lavorato meno (ma forse è più corretto dire che si è lavorato solo implicitamente) sulla figura del valutatore: è opportuno immaginare un’etica condivisa (e non solo individualmente decisa e perseguita) e un comportamento dovuto (to deon) oppure questo deve essere lasciato alle scelte valoriali individuali? Temi che vanno ben oltre queste poche righe, ma che emergono quando si esce dalla fase pionieristica e si immagina una messa a regime di queste visite esterne.

Visite esterne: un giochino costoso? No

Non è un giochino, non è costoso. Non è un giochino perché le visite esterne possono davvero essere il cuore dei processi di valutazione delle scuole, ed il loro accompagnamento nei successivi processi di miglioramento continuo. Perché questo accada, non si possono esaminare 300 scuole all’anno, come finora avvenuto: tra una visita e quella successiva passerebbero trent’anni. Perché questo accada bisogna visitare una scuola ogni tre anni, come è routinario in altri paesi europei, cioè poco più di 2.500 scuole all’anno. Il Ministro Valditara appare seriamente intenzionato ad aumentare significativamente l’organico dei dirigenti tecnici, che del SNV e delle visite esterne sono l’infrastruttura professionale istituzionale, pare fino a 500 unità (ora sono poco più di un terzo in teoria, meno di un quinto in pratica). Meno di Francia ed Inghilterra, ma sarebbe una eccellente decisione, segno di una reale volontà politica di cambiamento.

Non è costoso. Per le visite esterne triennali si può stimare un costo tra i 15 e i 20 milioni di euro all’anno. Se pensiamo che spendiamo ogni anno dieci volte tanto, cioè 150 milioni di euro, per gli esami di Stato al termine del secondo ciclo, i cui esiti sono da tanti criticati e il cui valore certificativo è discutibile[5], non possiamo dire che costa troppo. Sono soldi ben spesi, a favore delle scuole e dei loro studenti.

Quando si lamenta il basso investimento italiano sull’educazione, si pone spesso la domanda retorica “Ma quanto ci costa l’ignoranza”? Vorrei porre una simile domanda: “Quanto ci costa il non-miglioramento del nostro sistema scolastico e delle nostre scuole”? È una “ardua sentenza” manzoniana che non vorrei lasciare, però, ai posteri.


[1] Vedi Freddano, Pastore (2018, a cura di): “Per una valutazione delle scuole oltre l’adempimento. Riflessioni e pratiche sui processi valutativi”, Franco Angeli, in particolare Davoli: “Le visite di valutazione esterna”.

Vedi anche Cerini, Davoli, Migliori (2017): “Le visite esterne alle scuole, opportunità di miglioramento” in Davoli, Desco (2017, a cura di) “La dimensione territoriale del miglioramento” Tecnodid, pag. 116-128 disponibile al https://www.istruzioneer.gov.it/media/pubblicazioni/

[2] Azione 2 del Progetto PON Valu.E (Valutazione/autovalutazione Esperta) – 10.9.3.A – FSE PON 2015-1, Asse I “Istruzione”, Obiettivo Specifico 10.9 “Miglioramento della capacità di autodiagnosi, autovalutazione e valutazione delle scuole e di innovare la didattica adattandola ai contesti”.

[3] Michela Freddano responsabile dell’Area 3 si occupa della valutazione delle scuole, Donatella Poliandri responsabile dell’area Innovazione e Sviluppo e del progetto PON Valu.E, Patrizia Falzetti responsabile del servizio Statistico gestisce una mole di dati che gli altri paesi ci invidiano, Alessia Mattei responsabile dell’Area Prove cioè della loro predisposizione ed erogazione; il servizio amministrativo è coordinato dal direttore generale Cinzia Santarelli.

[4] Si veda ad es. Davoli, Mori, Freddano, Desco (2019). “Il peer tutoring per l’accompagnamento del miglioramento scolastico in Emilia Romagna”. Nuova Secondaria Ricerca, Vol. 1(2019), p. 4-14.

[5] Basti pensare che a giugno 2020, dopo quattro mesi di lockdown e dopo il learning loss a causa della pandemia Covid-19, a fronte di una diminuzione certificata (nella successiva primavera 2021) degli apprendimenti a livello nazionale, i punteggi degli esami di Stato sono aumentati rispetto all’anno precedente da 76 punti in media ad 81 punti in media, segno che tali punteggi non hanno certificato gli effettivi apprendimenti degli studenti, ma anche altri fattori.