Tutti a scuola: le parole del Presidente della Repubblica

Inaugurazione dell’anno scolastico a Forlì

L’evento, animato come da tradizione da delegazioni di studenti provenienti da tutto il Paese in rappresentanza delle scuole italiane, si è svolto il 18 settembre scorso a Forlì, presso l’Istituto tecnico “Saffi-Alberti”. Condotto da Flavio Insinna e da Malika Ayane, la diretta è stata trasmessa su Rai Uno[1].

Sei parole: “La scuola è aperta a tutti”.  Nella 23° edizione di “Tutti a scuola” il Presidente della Repubblica ha voluto sottolineare proprio il primo comma dell’art. 34 della Costituzione.

Ricordando i guasti dell’alluvione

“Abbiamo deciso, per questo inizio – ha spiegato il capo dello Stato – di ritrovarci qui, nel cuore della Romagna, colpita a maggio scorso da una devastante alluvione, che ha causato vittime, distrutto abitazioni e aziende, allagato campi di coltivazione, sconvolgendo la vita di tante persone. L’anno scolastico si apre in queste terre con regolarità, nonostante i danni subiti dalle strutture. È segno, forte e concreto, di tenacia e di resistenza”.

Ha poi aggiunto: “L’apertura qui, oggi, rappresenta – attraverso la scuola e al di là di essa – un messaggio di inalterata vicinanza alla gente di Romagna”.

Con un esplicito richiamo ha poi sottolineato l’azione dei volontari, tra i quali tanti giovani, che hanno impugnato “pale, scope e secchi” per il riscatto di quel territorio colpito da una devastazione ancora in atto.

Tutti abbiamo ammirato l’opera degli “angeli del fango”, secondo la dizione tratta dalla vicenda fiorentina del 1966, o anche i burdèl de paciùg: stivali, badile e forte senso di appartenenza alla comunità.

La coscienza civile e la scuola dell’inclusione

“La scuola italiana, nel suo complesso, è una grande realtà. Dispone di grandi energie. È ricca della passione, della cultura, della dedizione di insegnanti, di dirigenti, di personale addetto. Come ogni anno rammentiamo che non mancano problemi, lacune e insufficienze, spesso tamponate dall’impegno quotidiano del personale docente e non docente. Non sempre si riesce ad attribuire al sistema educativo risorse e investimenti adeguati. Ma cresce, in ogni ambiente, la consapevolezza del valore strategico della formazione: per la realizzazione personale dei ragazzi, per le loro future prospettive di lavoro, per la acquisizione di una coscienza civile e democratica”.

“Molti passi sono stati fatti negli ultimi decenni per i giovani portatori di disabilità, grazie anche allo straordinario lavoro degli insegnanti di sostegno. Ma su questo fronte non possiamo fermarci né, tantomeno, tornare indietro”.

Il principio di non discriminazione

Una scuola non può tollerare “esclusioni, marginalizzazioni, differenze, divari”. La scuola è un “cammino di libertà”. E qui Mattarella fa riferimento ai circa 800.000 studenti, migranti o figli di migranti di origine non italiana: “un grande potenziale per il nostro Paese. Dal loro positivo inserimento può dipendere parte importante del futuro dell’Italia”.

Se si getta un’occhiata sull’“inverno demografico italiano”, il tema, a dispetto delle dispute ideologiche, è davvero nevralgico. Una scuola non può piegarsi alla prepotenza e alla violenza: “I riflettori della cronaca recente si sono appuntati su alcuni casi di gravissima devianza che hanno visto dei ragazzi come protagonisti. Rapine, omicidi, risse tra bande giovanili, intollerabili violenze e molestie ai danni delle ragazze, inaccettabili episodi di bullismo e di prepotenza che mortifica altri ragazzi. È necessaria un’azione di ampio respiro e a diverse fasce”.

Superare i divari

Mattarella, ha sottolineato l’importanza di “politiche volte a investire sui giovani e sul futuro, con interventi strutturali per colmare i divari tra i territori, con strategie per ampliare le opportunità e percorsi di integrazione e solidarietà, con la repressione dei reati, in particolare delle attività delle organizzazioni criminali che cercano di imporsi come alternativa alla vita civile, alla legalità, alle stesse istituzioni democratiche”.

Infatti: “La scuola è la prima e la più importante risposta al degrado. È la buona scuola lo strumento più efficace e prezioso di cui la Repubblica dispone per creare e diffondere tra giovani generazioni una cultura della legalità, della convivenza, del rispetto”. 

Il PNRR

Non poteva mancare un riferimento al Piano nazionale di ripresa e resilienza: “Lo spirito che deve guidarci è quello di un’impresa corale per le istituzioni e la società”, ha osservato il presidente della Repubblica.

“La scuola ha bisogno di continua manutenzione e di aggiornamento, anche per colmare i limiti strutturali. Si deve operare per evitare l’affollamento delle classi, che penalizza i programmi di studio e le opportunità per gli alunni. Va garantita prioritariamente la sicurezza degli edifici scolastici e quella dell’alternanza tra scuola e lavoro”[2].

Tra Omero, Platone e Maria Montessori

Citando Maria Montessori il Presidente ha sottolineato che: “la società umana non può cambiare senza che gli adulti e i bambini collaborino”. Riprendendo un canto dell’Iliade di Omero ha voluto evidenziare l’importanza dell’apprendimento cooperativo: “è nella compagnia che si apprende ad avere idee”.

Bisogna “incoraggiare il lavoro di tanti insegnanti, entusiasti e volenterosi, aiutare la loro strada per camminare insieme agli studenti, evitando che cambino ogni anno, con la necessità di ricostruire ogni volta il rapporto con loro. Assicurando loro condizioni economiche adeguate e restituendo pienamente alla loro funzione il prestigio che le compete nella società e che talvolta è messo in discussione da genitori che non si rendono conto di recar danno ai propri figli”. Poi mutuando Platone: “Quando i figli presumono di essere uguali ai padri, i maestri tremano davanti agli scolari, e preferiscono adularli anziché guidarli; quando si disprezzano le leggi, e non si sopporta più alcuna autorità, allora è segno che sta per cominciare la tirannide”.

Il ruolo dei genitori

Un applauso fragoroso ha evidenziato la condivisione da parte dei presenti che fa tornare alla mente il Decalogo alla rovescia di Maurizio Lazzarini, un Dirigente del Liceo scientifico “Enrico Fermi” di Bologna, di grande sensibilità e prestigio, scomparso nel 2018[3]. Era abituato a dare il benvenuto ai nuovi studenti regalando una copia della Costituzione. In occasione dell’avvio dell’anno scolastico 2016/2017, distribuì invece, allo scopo di suscitare una riflessione, una “Carta per i genitori” assai provocatoria.

Il Decalogo alla rovescia

Ed ecco la sua piccola provocazione.

“Carissimi genitori, sta per iniziare un altro anno scolastico, per alcuni di voi l’anno in una nuova scuola. Mi permetto di dare qualche istruzione utile (un decalogo) … per far fallire l’anno scolastico dei vostri figli.

  • Evitate di parlare con i docenti.
  • Sostituitevi ai vostri figli: cercate di eliminare tutte le esperienze che li possano mettere in difficoltà.
  • Non controllate mai il registro elettronico (mi fido…).
  • Credete loro anche contro l’evidenza.
  • Date sempre la colpa alla scuola.
  • Giustificateli sempre e comunque (poverini…).
  • Non sosteneteli nel loro impegno quotidiano (quanta fatica…).
  • Non premiate mai il loro sforzo.
  • Date assoluta importanza più al voto che alle cose che imparano ed alla loro crescita.
  • Non ascoltateli quando vi parlano di sé e dei loro problemi extrascolastici.

Seguendo queste semplici istruzioni la Scuola sarà… resa innocua!
Al contrario, se vogliamo il massimo successo per i nostri ragazzi, non c’è alternativa alla massima collaborazione”.

Consapevole del proprio ruolo istituzionale

Anche la chiave dell’ironia, dire qualcosa intendendo il contrario, può diventare uno strumento efficace. A seguito dell’eco suscitata da quell’invito alla riflessione, Maurizio Lazzarini si ritrovò al centro dell’interesse dei media, invitato nelle trasmissioni di punta, da cui si ritrasse, saggiamente, evitando di assecondare ogni vacua spettacolarizzazione, ben consapevole del suo ruolo e dei suoi compiti.

Ecco, quel cenno di Mattarella a “genitori che non si rendono conto di recar danno ai propri figli” si raccorda all’impegno che, nella scuola, si produce, ogni giorno, per dare autentico valore al Patto educativo di corresponsabilità e la sollecitazione di un uomo di scuola, come Maurizio Lazzarini, ricordandolo a cinque anni dalla sua prematura scomparsa, costituisce un presagio su cui meditare.

I saluti finali in forma di selfie

Al termine della cerimonia di inaugurazione, il capo dello Stato si è infine fermato con i partecipanti provenienti da diverse scuole italiane e, mantenendo integro l’alto profilo della carica, ha accettato di immergersi con naturalezza nei selfie con gli studenti.

I problemi della scuola si affrontano con le buone idee unite a risorse e investimenti, ma anche restituendo alla scuola la vicinanza autenticamente vissuta delle istituzioni.


[1] Il suo intervento è sul sito istituzionale del Quirinale: https://www.quirinale.it/elementi/98094; l’intera manifestazione al seguente link: https://www.youtube.com/watch?v=IVMY0bWK7yo.

[2] Come è noto il comma 784 della legge n. 145 del 30 dicembre 2018 (legge di stabilità), ha ridenominato l’alternanza scuola-lavoro inPercorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento (PCTO).

[3] Cfr. Marco Macciantelli, In ricordo di Maurizio Lazzarini, 15 settembre 2018, nella rivista online “Un’idea di scuola. Tra ricerca e didattica”, a.s. 2018/2019, numero 4/2018, pp. 7-13. Maurizio Lazzarini accolse immediatamente, e incoraggiò, il progetto di una rivista promossa nella scuola, dalla scuola, per la scuola, partecipandovi in prima persona e scrivendo di suo pugno l’introduzione al primo fascicolo.