Europa, il potere leggero dell’istruzione

Un libro per capire i trend e le politiche scolastiche

La cooperazione nel settore dell’istruzione è diventata gradualmente uno strumento importante per l’attuazione delle politiche esterne dell’UE quale strumento indiscutibile di potere leggero. […] I programmi di scambio contribuiscono a proiettare un’immagine positiva dell’Europa nel mondo, diffondendo i suoi messaggi e i suoi valori fondamentali, così come a plasmare le relazioni dell’UE con altri paesi e regioni”[1].

È questo l’incipit del paragrafo del documento europeo sulla realizzazione di uno Spazio Europeo dell’istruzione entro il 2025 dedicato alla dimensione geopolitica dello Spazio Europeo dell’Istruzione, che da solo basterebbe a spiegare perché, oggi, sia necessario partire proprio da quel potere leggero ma fondativo dell’istruzione, per far recuperare all’Unione Europea e agli Stati che la compongono quel prestigio ampiamente meritato ed esercitato fino alla prima metà del secolo breve.

L’istruzione è ancora un “potere”?

L’Europa, dopo aver perso il primato commerciale e quello scientifico culturale (da molto tempo non è più il continente che può vantare il maggior numero di laureati in rapporto alla popolazione), ha perso recentemente anche il primato di “continente pacifico”. Un colpo durissimo, proprio mentre sta affrontando l’ennesimo percorso di ripresa (e resilienza) dalle crisi economiche, sanitarie, energetiche, climatiche: tutte insieme indicano l’esigenza di non dilazionare le transizioni verde e digitale.  Quella che si è autodefinita l’Europa del Green Deal trova nell’istruzione la leva credibile per unire competenze chiave di cittadinanza e coesione sociale, valori e conoscenze. Per disegnare il nuovo profilo del cittadino europeo, capace di affrontare le sfide emergenti, è necessario partire da una comune e condivisa qualità dei sistemi educativi, come baluardo di tutti i diritti civili affermati nelle democrazie europee e come strumento di uno sviluppo realmente sostenibile.

Il potere leggero dell’istruzionenon solo unisce e rafforza l’identità del cittadino europeo in un contesto reso più credibile dalla scelta di obiettivi e strumenti comuni, ma richiama l’agire ai valori, alla “visione” di futuro che ogni azione dovrebbe contribuire a costruire.

Per questo motivo il problema dei problemi è la perdita di apprendimento non solo nel periodo dell’istruzione formale, ma in tutto il percorso sempre più lungo e attivo della persona.

La strada percorsa insieme nell’UE

Siamo al terzo decennio di politiche strategiche elaborate in sede di Unione Europea in materia di istruzione: Lisbona 2010, Education and Training 2020, Green Deal e Spazio Europeo dell’Istruzione entro il 2025 e oltre.

Nei Trattati dell’UE, da quello di Maastricht del 1992 a quello di Lisbona del 2009, il ruolo della cooperazione tra Stati membri, sempre in materia di istruzione e formazione, ha assunto un rilievo crescente, tanto da diventare il primo punto su cui poggia il Pilastro europeo dei diritti sociali del 2017.  

L’istruzione e la formazione hanno rappresentato uno dei banchi di prova meglio riusciti della capacità degli organismi politici europei, in particolare della Commissione Europea, di elaborare Raccomandazioni e strumenti capaci di orientare in maniera proficua i decisori politici dei singoli Paesi e addirittura di costituire il fondamento profondo del concetto di cittadinanza stessa a livello europeo.  

Decenni di collaborazione e di ricerca comune in questo settore hanno prodotto strumenti, come l’EQF e altri Quadri di riferimento europei per le competenze chiave, utilissimi per un approccio comune nelle buone pratiche di insegnamento-apprendimento.

Programmi come Erasmus Plus e Fondi di finanziamento all’istruzione fino a Next Generation Eu e al FSE plus hanno consentito alle scuole di mettersi alla prova sul piano progettuale e realizzativo, contribuendo a consolidare lo scambio di buone prassi, ma anche di sostenere concretamente lo sviluppo dell’innovazione degli ambienti di apprendimento e delle metodologie di insegnamento.

Gli interrogativi da porsi

Alcune domande sono però d’obbligo se vogliamo consolidare la consapevolezza che sulla qualità della scuola e sulla sua capacità di interpretare il rinnovato ruolo sociale (ed economico) si basa ancora una volta il potere dell’istruzione. Da qui l’importanza anche del confronto tra sistemi educativi. Per esempio:

  • a livello diffuso, tra i professionisti della scuola italiana, come viene elaborata quella che chiamiamo dimensione internazionale dell’istruzione?  Quanto è radicata la consapevolezza che gli obiettivi strategici nazionali (su cui si costruiscono anche le priorità dei nostri PTOF) sono direttamente collegati agli obiettivi delle strategie decennali a livello di Unione Europea?
  • nella cultura della valutazione (degli apprendimenti e di sistema) quanto pesa la mancata o superficiale conoscenza del ruolo affidato al monitoraggio dei risultati da raggiungere anche attraverso le indagini internazionali?
  • qualità, sostenibilità, inclusione ed equità dei sistemi educativi sono definibili a livello nazionale o devono trovare una dimensione più vasta per essere perseguite prima e valutate poi?
  • esiste anche un profilo internazionale dei professionisti della scuola? Se sì, come lo si sta perseguendo?

Le indagini internazionali come chiavi di lettura

La scelta operata nel libro “Istruzione e formazione in Europa. Politiche scolastiche e professionalità”[2]è stata quella di tracciare un percorso interpretativo nella corposa produzione degli organismi dell’UE, che consentisse di dare risposte argomentate ai temi e problemi sopra esposti.  Il punto di partenza può essere rappresentato dalla chiave di lettura offerta dalle indagini internazionali, per la possibilità di un approfondimento a più livelli, rispetto alle situazioni riguardanti i singoli Paesi, dell’UE e del resto del mondo.

Ogni indagine, d’altronde, è fondata su ricerche sempre più circostanziate, offrendo un panorama di informazioni che possa essere utile per migliorare costantemente i sistemi di istruzione e formazione.

Importanti, per esempio, sono i dati forniti mediante le indagini IEA (International Association for the Evaluation of Educational Assessment), da TIMSS a IEA PIRLS, attraverso OCSE PISA (Programme for International Student Assessment). Essi rappresentano un prezioso contributo, per una maggiore comprensione dei fattori esterni ed interni alla scuola che influenzano in modo precipuo l’apprendimento e l’insegnamento, ma anche per rilevare il miglioramento complessivo della qualità della scuola. Un’indagine di rilievo, che costituisce una base indispensabile per qualsiasi ricerca sul futuro delle professionalità della scuola, è TALIS (Teaching And Learning Internatioanl Survey), anche essa promossa e coordinata dall’OCSE. È incentrata sull’analisi degli ambienti di apprendimento, sulle condizioni di insegnamento, sulle correlazioni di questi fattori con l’efficacia degli istituti e dell’attività degli insegnanti.

Le riforme in atto nei sistemi educativi europei

Il passaggio dai dati delle indagini internazionali al focus sugli indicatori di qualità dell’istruzione delle ultime strategie decennali è messo in evidenza nel libro, attraverso la selezione dei documenti europei che hanno promosso le riforme attualmente in fieri (o già attuate) dei sistemi educativi e che accumunano tutti i Paesi dell’UE:

  • l’educazione della prima e seconda infanzia, che corrisponde all’ISCED 0 e che è il fulcro di attenzione di diversi documenti della Commissione Europea[3] perché è più efficace, oltre che più equo investire nell’istruzione quanto prima possibile;
  • gli elementi distintivi dell’istruzione di base e obbligatoria nei Paesi dell’UE: durata, età di inizio e di fine;
  • l’attenzione all’istruzione e alla formazione professionale, alla diffusione del sistema duale, al sistema dei crediti e dei passaggi per l’integrazione dei percorsi scolastici, all’alternanza scuola-lavoro (PCTO);
  • l’attenzione alle STEAM e alla competenza digitale;
  • l’insegnamento obbligatorio dell’educazione civica e/o educazione alla cittadinanza democratica.

Le riforme in atto consentono inoltre di osservare che i Piani di Ripresa e Resilienza nel settore dell’istruzione sono quasi tutti impegnati sull’indicatore dispersione scolastica esplicita ed implicita e il fenomeno dei NEET.

La digitalizzazione e l’innovazione degli ambienti di apprendimento costituiscono un altro importante denominatore comune, così pure il rinnovato interesse per il tempo scuola, considerato uno degli strumenti compensativi più utili al contenimento della dispersione. I percorsi per il successo scolastico e l’orientamento rappresentano un ulteriore banco di prova comune tra i sistemi educativi dei Paesi Membri.

La leva strategica delle professionalità della scuola

Molti documenti europei sottolineano la necessità di puntare sulla qualità dell’istruzione e della cultura, quali dimensioni essenziali per lo sviluppo di competenze di alta qualità e per garantire inclusività, resilienza, innovazione e sana competitività. Una leva strategica per assicurare tutto ciò è rappresentata dalle professionalità che operano, con ruoli e compiti differenti, all’interno dei sistemi educativi.

Da una parte, sono in prima linea i docenti: in Europa, tra livello primario e secondario (inferiore e superiore), operano circa cinque milioni di insegnanti. Ma oggi è una professione in crisi e quasi tutti i Paesi dell’UE sono alle prese con una carenza di docenti senza eguali nella storia e con la sfida di rendere il mestiere più importante al mondo, maggiormente “attrattivo”.

A livello europeo, vi è, in ogni caso, la consapevolezza che le scuole siano organizzazioni complesse e, partendo dall’assunto che l’educazione è centrale per la coesione e lo sviluppo di ogni società, va da sé considerare centrale, per il futuro del Paese, il ruolo di coloro che sono chiamati a dirigerle[4]. La funzione del dirigente scolastico è molto delicata ed articolata: in merito, la Commissione Europea, in una Comunicazione di luglio 2008, ha evidenziato che per dirigere le scuole in modo efficace occorre che il dirigente sia dotato di abilità specifiche, soprattutto che abbia “qualità di leadership”[5].

Determinante è anche il ruolo degli ispettori in Europa, in quanto essi sono a garanzia della qualità delle scuole. Parliamo di una funzione strategica per sostenere il miglioramento sia delle singole istituzioni scolastiche, sia dell’intero sistema educativo. Esistono, tuttavia, differenti modelli ispettivi tra i diversi paesi europei. Nella maggioranza dei paesi esiste, tuttavia, un organismo centrale/di livello superiore, spesso chiamato “ispettorato”, che ha la responsabilità della valutazione esterna delle scuole[6]. Tutti i modelli perseguono le medesime finalità attraverso la valutazione esterna affidata proprio agli ispettori. Rendicontazione e miglioramento sono le parole chiave del rapporto tra valutazione e autovalutazione, a prescindere dallo specifico del modello ispettivo attivato. Sullo sfondo vi è la consapevolezza che il processo di valutazione sia per sé stesso molto complesso e che valutare una scuola sia, in ogni caso, una sfida che richiede delle condizioni imprescindibili: una volontà politica forte e costante, una ricerca teorica seria e investimenti adeguati[7].

Un approfondimento mirato dei temi considerati

I principali temi riguardanti la dimensione europea dell’istruzione, qui proposti in sintesi, sono dunque oggetto di un mirato approfondimento nel libro “Istruzione e formazione in Europa. Politiche scolastiche e professionalità”, fresco di stampa[8]. Il volume aiuta ad individuare le scelte e gli indirizzi degli organismi UE che stanno accompagnando le riforme dei sistemi educativi dei Paesi Membri.

I principali punti di riferimento sono stati i documenti europei selezionati sulla base dei nodi più cogenti da analizzare.

Il nostro auspicio è che il nuovo testo possa essere un utile ed agile supporto per quanti intendono approfondire l’organizzazione dell’Unione, sia per conoscere con maggiore consapevolezza il comune cammino nella cooperazione in materia di istruzione e formazione, sia per padroneggiare le tematiche europee che sono oggetto di prove concorsuali.


[1] Cfr. Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato Economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni, sulla realizzazione di uno Spazio Europeo dell’istruzione entro il 2025, del 30 settembre 2020, COM (2020) 625 final, p. 13.

[2] L. Maloni, R. Seccia, Istruzione e formazione in Europa. Politiche scolastiche e professionalità, Tecnodid, 2023 (con il contributo di Gianna Prapotnich).

[3] In molti documenti europei è stata ribadita l’importanza di una educazione e cura di qualità dell’infanzia. Cfr. Educazione e cura della prima infanzia in Europa: ridurre le disuguaglianze sociali e culturali, Eurydice – EACEA, 2009.

[4] Così si è espresso Antonio Giunta La Spada, già Direttore Generale della DG per gli Affari Internazionali – MIUR, in Il dirigente scolastico in Europa, Unità Italiana di Eurydice, novembre 2009

[5] Cfr. Comunicazione della Commissione europea, 3 luglio 2008, COM (2008) 425 final.

[6] Cfr. I Quaderni di Eurydice Italia, La valutazione delle scuole in Europa: politiche e approcci in alcuni paesi europei, Quaderno n. 32, 2016

[7] Cfr. A. Oliva, La valutazione esterna delle scuole: cosa valutare? perché? per chi?, in “Sistemi europei di valutazione della scuola a confronto”, Associazione TreLLLe, Seminario n. 10, ottobre 2008.

[8] L. Maloni, R. Seccia, Istruzione e formazione in Europa. Politiche scolastiche e professionalità, Tecnodid, 2023 (con il contributo di Gianna Prapotnich).