Il punto sulla formazione dei docenti

Le buone idee da mettere a sistema

La Nota del Ministero sulla formazione del 24 novembre scorso (n. 37467)[1] ha dato avvio alle iniziative formative rivolte al personale docente per l’a.s. 2020/2021. La Nota, oltre a distribuire le risorse finanziarie alle diverse regioni e a confermare la modalità telematica a distanza come obbligatoria alla luce dell’emergenza pandemica, individua le priorità annuali per le attività formative e ricorda e le modifiche alla governance del sistema di formazione in servizio introdotte dal C.C.N.I. definitivamente sottoscritto il 23 ottobre 2020.

Le priorità dell’oggi

Le priorità annuali delle azioni formative si configurano come un elenco essenziale (didattica digitale integrata, educazione civica, discipline STEM, altri temi relativi a novità normative più la nuova valutazione nella scuola primaria), ulteriormente alleggerito rispetto all’elenco dell’analoga Nota dell’a.s. precedente (la n. 49062 del 28 novembre 2019). Cinque pagine in tutto, un elenco essenziale e qualche sintetico passaggio di chiarimento e precisazione a coprire il vuoto lasciato dal mancato rinnovo del Piano nazionale di formazione dei docenti, previsto dal comma 124 della Legge 107/2015[2], norma tuttora vigente ma ferma alla redazione e realizzazione del Piano per la formazione dei docenti 2016/2019. Manca – e francamente se ne sente l’assenza – un disegno strategico d’insieme che da un lato motivi e giustifichi l’individuazione delle priorità formative nazionali al di là delle condizioni di emergenza (la didattica digitale integrata) o delle contingenze normative (l’educazione civica o la valutazione nella primaria), dall’altro inquadri la progettazione delle azioni formative in una dimensione temporale pluriennale, necessaria a garantire la loro efficacia oltre che la coerenza con la triennalità propria di tutta la progettazione scolastica, dal PTOF al Piano di miglioramento e all’Autovalutazione/rendicontazione.

I problemi delle scuole

Sulla governance del sistema della formazione in servizio, a oltre un anno di distanza dalla sottoscrizione dell’Ipotesi di CCNI del 19 novembre 2019[3], è possibile tracciare un primo e provvisorio bilancio – sia pure notevolmente condizionato dalle condizioni di straordinarietà imposte dall’emergenza pandemica – rispetto alle novità introdotte.

  • L’affermata centralità delle singole istituzioni scolastiche e dei collegi docenti nella progettazione e realizzazione dei percorsi formativi è risultata compressa e limitata dall’esiguità dei finanziamenti derivati dalla frammentazione del 60% attribuito alle scuole.
  • Le scuole hanno generalmente evidenziato una limitata capacità progettuale sviluppando e gestendo le attività formative quasi esclusivamente in modalità “frontale”, spesso anche nelle soluzioni “a distanza” imposte dall’emergenza.
  • L’Amministrazione centrale e periferica, inevitabilmente impegnata in questa fase in altre priorità, non sembra essersi ancora attrezzata per svolgere efficacemente i compiti di “indirizzo, coordinamento e monitoraggio” che il CCNI le attribuisce né risulta che abbia ancora avviato azioni “in materia di promozione, individuazione, studio e diffusione di nuovi modelli di formazione ed aggiornamento connessi ai processi di innovazione del sistema”.
  • Le scuole polo d’ambito hanno continuato a fornire il loro servizio formativo alle scuole della propria rete territoriale sussidiando, o talora supplendo, alla mancata assunzione del ruolo di impulso e coordinamento territoriale da parte dell’Amministrazione.

Che fare dopo l’emergenza

La stagione dell’emergenza Covid ha visto le scuole impegnate in un’affannosa rincorsa a dotarsi delle competenze strumentali e metodologiche necessarie ad affrontare la DAD prima e la DDI poi. In questo scenario la formazione si è ritrovata improvvisamente al cuore dei processi di innovazione didattica, sia pure forzata, per rispondere a bisogni immediati, di sopravvivenza del sistema. Si è avviata una stagione di disorganica ma generalizzata ricerca di soluzioni attraverso forme di supporto e accompagnamento formativo spesso anche autogestite, quasi sempre di tipo cooperativo e orizzontale, in cui alcune figure – principalmente l’animatore digitale e il suo staff – hanno giocato un ruolo chiave.

Come tutto ciò che è accaduto nelle scuole in questa stagione eccezionale, anche le esperienze di formazione in servizio praticate nei diversi contesti dovranno essere opportunamente ricostruite e analizzate, una volta usciti dall’emergenza, per ricavarne indicazioni utili per il futuro, soprattutto nella valutazione dei limiti e delle risorse della modalità formativa “a distanza” in vista di una sua futura eventuale ulteriore valorizzazione anche nell’ambito della formazione in servizio dei docenti.

La formazione dei docenti nell’agenda del vecchio e del nuovo governo

La consapevolezza della centralità strategica della formazione in servizio per qualificare il sistema scolastico e formativo valorizzandone la principale risorsa, il capitale professionale costituito dai docenti, non è mai venuta meno, almeno stando ai documenti governativi programmatici più recenti: sia l’Atto di Indirizzo politico-istituzionale del Ministro dell’Istruzione Azzolina per il 2021[4] che, ancora di più, la bozza del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza[5] individuano nella formazione in servizio dei docenti una priorità da implementare, incentivare, rendere strutturale.

La nascita del nuovo governo, con il cambio alla guida del Ministero dell’istruzione, autorizzano ad immaginare un rilancio di tali prospettive riformatrici con un’aspettativa di maggior successo in funzione dell’ampia base parlamentare di cui dispone.

Dal rapporto della commissione degli esperti: alcune ipotesi per il futuro

Non sono ancora disponibili, ovviamente, dichiarazioni o documenti di indirizzo politico ma l’immediata pubblicazione sul sito del Ministero del Rapporto finale della Commissione di esperti “Scuola ed Emergenza Covid-19”[6] [di seguito denominato Rapporto] a suo tempo coordinata dal nuovo ministro, Patrizio Bianchi, il giorno stesso del suo giuramento, autorizza a ritenere che gli orientamenti riportati nel Rapporto siano in qualche modo espressione autorevole almeno delle personali convinzioni del ministro. Nel corposo Rapporto un intero capitolo è dedicato alla “Formazione iniziale, reclutamento e sviluppo professionale” con puntuali indicazioni sullo “stato dell’arte”, le “criticità” e le “proposte” della Commissione che, pur nella loro sinteticità, appaiono un’efficace descrizione dell’esistente e una condivisibile base per l’avvio di un’azione di riforma del sistema della formazione in servizio dei docenti, in continuità con le novità introdotte dalla legge 107/2015. Non ultime, in questo quadro di recenti novità, vanno sottolineate le parole del presidente del Consiglio Draghi, nel discorso di presentazione del programma al Senato il 17 febbraio scorso, sulla necessità di “investire nella formazione del personale docente per allineare l’offerta educativa alla domanda delle nuove generazioni”.

In un azzardato gioco di rimandi si può provare a suggerire alcune possibili priorità decisionali per la nuova gestione del Ministero, in ordine alla formazione in servizio, individuando ed evidenziando nelle proposte del Rapporto (pagg. 43-44) puntuali riscontri alle criticità rilevate e alle ipotesi migliorative indicate.

Un piano articolato e sistematico di formazione

Appare indispensabile il rilancio immediato e la piena assunzione, da parte dell’Amministrazione scolastica, del ruolo centrale attribuitole sia dalla legge 107/2015 che dal CCNI del 2019 e, in particolare: la formulazione di un nuovo Piano di formazione dei docenti, nel quale sia ripristinata l’articolazione triennale, siano fondatamente motivate le priorità formative strategiche all’interno di una progettazione nazionale articolata e coerente di ampio respiro, siano definiti standard di qualità e promosse modalità di valutazione dell’efficacia delle azioni formative. Nel Rapporto si dice, a proposito della molteplicità dei livelli e dei diversi flussi finanziari: “L’armonizzazione tra le diverse istanze dovrebbe poter potenziare maggiormente la qualità delle azioni formative”, “l’articolazione annuale della formazione non ha permesso una visione prospettica e di ampio respiro”. E ancora: è indispensabile “accertare, valutare e certificare, attraverso forme semplici ma efficaci, le competenze acquisite (non bastano i questionari di gradimento o la semplice verifica di poche nozioni)”.

La semplificazione della gestione amministrativa

La semplificazione della gestione amministrativa delle attività formative è indispensabile ed è stata più volte annunciata anche nel CCNI 2019. Si tratta di semplificare le procedure di individuazione dei partner della progettazione/realizzazione dell’azione formativa, che per la specificità del rapporto e la tipicità del servizio offerto non possono essere ricondotte alle ordinarie procedure di gara per un fornitore di servizi qualsiasi. Ma si tratta anche di rivedere i parametri di costo. Solo tale immediata revisione amministrativa può rendere operativamente praticabile la collaborazione con Università, Associazioni professionali, Enti di ricerca per la progettazione e realizzazione di iniziative formative, unanimemente considerata fattore di qualità e garanzia di efficacia delle azioni formative[7].

Nel Rapporto si afferma che è necessario, per migliorare la qualità degli interventi formativi: “stabilire nuovi standard organizzativi, di funzionamento e di costo che siano adeguati e realisticamente applicabili, ma anche facilitare il procurement della formazione (Bandi, chiamate dirette, …)”; “i parametri di costo, imposti a livello nazionale, si sono rivelati pressoché inadeguati”. “I contratti di lavoro dell’ultimo decennio, nonché le principali indicazioni ministeriali, hanno sottolineato l’importanza delle collaborazioni con Università, Enti ed Istituti per migliorare la qualità delle iniziative”.

La semplificazione finanziaria

È importante l’attribuzione diretta, tempestiva e integrale[8] alle singole istituzioni scolastiche delle risorse finanziarie per le azioni formative rivolte al personale, con il superamento degli inutili passaggi intermedi e delle macchinose procedure di rendicontazione. Se le attività formative devono essere strutturali, continue e permanenti tali dovrebbero anche essere le risorse finanziarie annualmente attribuite alle scuole, meglio se in concomitanza con l’assegnazione del MOF[9]. Nel Rapporto si chiede: “Rivedere i tempi e le procedure di rendicontazione che siano più in sintonia con le esigenze delle scuole (e non solo con le regole amministrative e contabili)”.

Un monitoraggio continuo

E sottolinea anche la necessità di realizzare un sistema di monitoraggio continuo delle attività formative realizzate, previsto dall’art. 4 del CCNI e solo in parte coperto e copribile dall’analisi periodica dei dati inseriti in SOFIA. In proposito un’esperienza esemplare, da ripetere con continuità e periodicità per il suo valore informativo e valutativo, appare il monitoraggio qualitativo realizzato da INDIRE al termine del Piano triennale di formazione nella primavera del 2019[10]. Nel Rapporto: “Aiutare le istituzioni scolastiche ad orientare e riorientare le scelte garantendo indagini qualitative, sistematicità e tempestività nel mettere a disposizione i risultati dei monitoraggi nazionali e territoriali”.

Il sostegno alla ricerca

Il sostegno alla ricerca metodologica è anch’esso previsto nel CCNI, attraverso l’incentivazione e il riconoscimento di modelli innovativi di formazione in servizio che, in particolare, puntino a valorizzare il contesto professionale come luogo privilegiato di autoformazione e formazione tra pari. Nel Sommario del Rapporto si afferma che “occorre promuovere la ricerca educativa come garanzia di qualità attraverso azioni sistematiche di accompagnamento lungo tutto il ciclo di vita lavorativa, incentivando l’adozione di strumenti quali i bilanci di competenza e i patti per lo sviluppo professionale continuo”; e più oltre:Dare rilievo ai processi di autoformazione e alle ricerche metodologiche e didattiche delle comunità di pratiche (formalizzazione dei percorsi, dossier, patti professionali, portfolio …)”.

Riportare la formazione al centro delle scelte politiche

Nel medio periodo appare indispensabile trovare finalmente, in occasione del rinnovo del CCNL scuola, una definitiva collocazione contrattuale alla formazione in servizio più coerente con la sua condivisa centralità, privilegiandone le dimensioni della “permanenza” e della “strutturalità” rispetto alla più controversa “obbligatorietà”, inserita in una prospettiva di valorizzazione professionale e, auspicabilmente, di carriera.

Bisogna riportare al centro delle politiche sulla scuola la centralità della formazione, continua e di qualità, dei docenti nell’arco dell’intera vita professionale. Questo l’auspicio e, insieme, la richiesta da rilanciare con forza. Il buon lavoro di analisi e sistematizzazione delle criticità del sistema e di elaborazione di ipotesi migliorative realizzato con il Rapporto, sia pure ancora in forma sintetica ed embrionale, può garantire una solida base di partenza al nuovo governo che potrà giovarsene anche per adottare iniziative immediate e puntuali.

L’occasione di poter ricorrere alle consistenti risorse del Recovery Fund anche per finanziare una riforma complessiva del sistema di formazione iniziale e in servizio dei docenti è unica e va colta, pur nella consapevolezza che l’investimento di un consistente pacchetto di risorse economiche non garantisce, da solo, l’efficacia di un disegno di riforma del sistema della formazione che, in quanto incide inevitabilmente sul profilo professionale e sulla carriera dei docenti, richiede l’attivazione di una lungimirante politica di ascolto, confronto e costruzione del consenso nella comunità professionale.


[1] La Nota n. 37467 è approfonditamente analizzata da Mariella Spinosi in Scuola7-215 del 14/12/’20 “La formazione dei docenti al tempo del Covid” vedi a https://www.scuola7.it/2020/215/la-formazione-dei-docenti-al-tempo-del-covid/

[2] Il comma 124 della legge 107/2015 recita: “[…] Le attività di formazione sono definite dalle singole istituzioni scolastiche in coerenza con il piano triennale dell’offerta formativa e con i risultati emersi dai piani di miglioramento delle istituzioni scolastiche previsti dal regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 28 marzo 2013, n. 80, sulla base delle priorità nazionali indicate nel Piano nazionale di formazione, adottato ogni tre anni con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, sentite le organizzazioni sindacali rappresentative di categoria

[3] Una prima analisi, a caldo, del CCNI è contenuta in R. Rovetta “Una prima “lettura” del nuovo Contratto sulla formazione in servizio” in Scuola7-161 del 25/11/’19 vedi a https://www.scuola7.it/2019/161/una-prima-lettura-del-nuovo-contratto-sulla-formazione-in-servizio/

[4] Vedi a https://www.miur.gov.it/web/guest/-/azzolina-firma-atto-di-indirizzo-per-il-2021

[5] Vedi a http://www.governo.it/sites/new.governo.it/files/PNRR_2021.pdf

[6] Vedi a https://www.miur.gov.it/web/guest/-/rapporto-finale-del-comitato-di-esperti-istituito-con-d-m-21-aprile-2020-n-203-scuola-ed-emergenza-covid-19

[7] Anche il CCNI 2019 prevede che le iniziative formative siano progettate e realizzate da scuole e reti di scuole “favorendo anche la collaborazione con le Università, gli Istituti di ricerca, e con le Associazioni professionali qualificate e gli Enti accreditati ai sensi della Direttiva n.170/2016”. In proposito si segnala anche la proposta elaborata nel 2019 dalla Conferenza Universitaria Nazionale di Scienze della Formazione (CUNSF) sulla formazione iniziale e in servizio dei docenti della scuola secondaria in https://www.cunsf.it/insegnanti/

[8] Attualmente le scuole ricevono il 50% del finanziamento annualmente loro attribuito per tramite delle scuole polo di ambito e il saldo del 50% solo a rendicontazione delle attività svolte.

[9] Le scuole hanno ricevuto la comunicazione delle risorse disponibili per l’attività formativa del corrente anno scolastico solo all’inizio del mese di febbraio 2021.

[10] Vedi G. Cerini “Formazione in servizio: com’è andata in questi tre anni?” in Scuola7, n. 164, 16.12.2019 in https://www.scuola7.it/2019/164/formazione-in-servizio-come-andata-in-questi-tre-anni/