La formazione dei docenti al tempo del covid

Cosa c’è di nuovo e cosa manca

Le risorse

Le Istituzioni scolastiche, per avviare la formazione dei docenti nell’anno scolastico in corso, possono ora far riferimento a nuove risorse dedicate. La nota del Ministero del 24 novembre scorso (prot. n. 37467), distribuisce i fondi alle scuole polo proporzionalmente al numero dei docenti in servizio. Di fatto sono stati messi a disposizione 32 milioni e 414.822 euro. Il 50% dell’importo verrà erogato in acconto e l’altro 50% dopo la rendicontazione delle scuole le cui modalità verranno definite con una nota successiva.

In base agli attuali accordi sindacali, una quota pari al 40% è destinata alla gestione delle iniziative di formazione che abbiano una priorità nazionale: sono le azioni strategiche per l’anno scolastico in corso. Una quota pari al 60% sarà assegnata ad ogni istituto scolastico per far fronte alle esigenze di formazione autonomamente deliberate e in relazione al Piano triennale dell’offerta formativa.

La distribuzione dei fondi

È interessante notare, analizzando la tabella di ripartizione (vedi oltre), che quasi la metà dei fondi (46,59%) è assorbita dalle quattro grandi regioni (Lombardia, Campania, Sicilia, Lazio) dove è concentrata la metà della popolazione docente e che solo il 15% verrà ripartito tra le 8 regioni più piccole (vedi tabelle). È questa la logica ferrea dei numeri, che non tiene conto di altri parametri: è la stessa logica di giustizia formale, quella di fare parti uguali tra disuguali, che già, più di mezzo secolo fa, Don Milani denunciava come “la più grande delle ingiustizie”.

Tuttavia, è facile rendersi conto che, per una diversa distribuzione delle risorse, sarebbe stato necessario conoscere in profondità tutte le realtà del nostro Paese. Per questo non sono sufficienti i monitoraggi quantitativi a cui costantemente sono sottoposte le scuole, ma azioni più attente per capire come funzionano i meccanismi, le routine, i sistemi operativi… di ogni area sociale, al fine di intercettare i punti di forza, ma soprattutto di aiutare a superare gli aspetti più critici.

Gli aspetti peculiari della formazione

La situazione straordinaria che il Paese sta vivendo impone che la formazione venga effettuata rigorosamente con modalità on line. Ma la distanza non va a modificare i principi che sono alla base di ogni processo di formazione: la centralità delle singole scuole nelle scelte delle iniziative formative; la collaborazione e la condivisione all’interno delle comunità scolastiche; la ricerca e l’innovazione; la crescita e lo sviluppo professionale. Va sempre ricordato che l’obiettivo finale della formazione è quello di migliorare gli esiti di apprendimento degli studenti. Oggi, in maniera particolare, preme mettere al centro l’obiettivo di far crescere la consapevolezza in tutti gli studenti di essere membri di una “casa comune”, collocata in una fase storica che impone una grande responsabilità nei confronti del “bene di tutti”.

Le priorità

Spesso, quando le priorità sono troppe, si rischia di fare poco e male. Anche per questa ragione la nota ne seleziona, a livello nazionale, solo quattro:

a. didattica digitale integrata (DDI);

b. educazione civica con particolare riguardo alla conoscenza della Costituzione e alla cultura della sostenibilità (Legge 92/2019);

c. discipline scientifico-tecnologiche (STEM);

d. temi specifici di ciascun segmento scolastico relativi alle novità introdotte dalla recente normativa.

Non viene, però, sottovalutato un altro aspetto di grande rilievo per ogni sistema d’istruzione: la valutazione degli studenti. Recentemente è intercorsa una novità importante per tutti gli studenti della scuola primaria (Art. 1, comma 2/bis della legge 6 giugno 2020, n. 41, modificato dalla legge 13 ottobre 2020, n. 126, art. 32, comma 6 sexies), cioè l’abolizione di voti in decimi con la sostituzione di un giudizio descrittivo. Non è un cambiamento di poco conto: mette in gioco il senso del fare scuola. C’è una presa in carico del problema a livello nazionale attraverso l’organizzazione, proprio con il coordinamento del Ministero dell’Istruzione, di “azioni formative di sistema” per accompagnare tale passaggio.

L’organizzazione

Gli istituti scolastici, secondo quanto suggerisce la nota ministeriale, possono organizzare le attività formative in quattro modalità diverse. La scelta non è però casuale. Ogni modalità deve corrispondere a finalità differenti e condivise a livello collegiale.

1. Ogni scuola si fa carico di predisporre piani di miglioramento e di rendicontazione sociale, ma anche percorsi autonomi di formazione secondo modelli differenti: dalla ricerca didattica strutturata all’autoformazione.

2. Più scuole si possono coordinare scegliendo temi e modalità formative per affrontare temi comuni o per approfondirne alcuni aspetti (reti).

3. Ogni istituto può partecipare ad iniziative formative a carattere nazionale, promosse dall’amministrazione scolastica e organizzate dalle scuole polo.

4. Ogni docente, utilizzando la Card, può partecipare liberamente ai percorsi formativi accreditati, che meglio rispondano agli aspetti vocazionali di ciascuno, purché congruenti con il proprio sviluppo professionale.

Le singole istituzioni scolastiche come pure le scuole polo dovranno, come sempre, inserire le attività formative programmate nella piattaforma SOFIA per consentire il monitoraggio nazionale.

I rapporti sindacali

È interessante notare i continui richiami al contratto nazionale e agli accordi con le parti sociali.

• Tutte le indicazioni suggerite per la formazione si fondano sul quadro di riferimento delineato dal contratto 2018 rilanciato dalla contrattazione integrata del 20 ottobre 2020: è questo l’incipit della nota ministeriale.

• Per l’impostazione organizzativa e metodologica si ricordano gli esiti del confronto del 18 novembre 2019 e il comma 8 dell’articolo 24 del contratto del 19 aprile 2018.

• L’articolo 66 del contratto 2006-2009 supporta: il richiamo alla centralità delle scuole nei processi di progettazione delle attività formative; la necessità di consolidare lo spirito di collaborazione e di condivisione tra tutti i membri della comunità professionale; la sovranità del collegio nel deliberare il piano di formazione dell’istituto (da inserire poi nel PTOF).

• Anche le scelte tematiche delle scuole hanno un riferimento nell’allegato al contratto nazionale sulla formazione del 19 novembre 2019.

• Per i Piani formativi di Istituto i riferimenti sono gli articoli 63-71 del contratto 2006-2009.

• La nota ricorda inoltre che la destinazione delle risorse finanziarie a livello di istituzione scolastica, nonché i criteri generali di ripartizione delle risorse per la formazione del personale scolastico sono materia di contrattazione, ai sensi dell’art. 22 comma 4 lettera c7).

Ciò che manca: uno sguardo lungo

L’attenzione alla cura del personale della scuola è la condizione di base per migliorare gli apprendimenti degli studenti, e non può essere trascurata. La nota ministeriale risponde a questo obiettivo puntando prevalentemente su ciò che serve ora. È, infatti, partendo delle situazioni contingenti che ogni buon professionista deve poter dare il meglio di sé. Servono bravi insegnanti di latino, di matematica, di scienze…, docenti in grado di gestire in maniera efficace le tecnologie, ma anche docenti che si mettano in gioco per supportare l’organizzazione della scuola e della didattica. Molte sono le professionalità necessarie per far crescere la qualità della nostra scuola. Di fatto esse esistono in ogni realtà scolastica; devono essere però riconosciute, fatte emergere, valorizzate e formate in maniera mirata.

La domanda che ci si pone è se questo piano di formazione abbia la forza di andare ad incidere nel cuore del problema: far ridiventare attrattivo un “mestiere” che potrebbe rischiare di scivolare nel minimalismo o anche nel routinario. Le risorse sono importanti, ma ancor più lo è la capacità di governance complessiva del sistema che chiami in causa contestualmente i principali soggetti istituzionali (Ministero, Università, enti e associazioni professionali…) e i diversi livelli organizzativi (nazionale, regionale, ambiti, istituzioni…).

Un forte investimento sulle professionalità

Coordinatore del consiglio di classe – Una figura radicata nel tempo è quella del coordinatore del Consiglio di classe. Oggi queste figure sono chiamate ad assumere responsabilità sempre più impegnative. Costituiscono snodi strategici per la comunità professionale e vanno ad incidere profondamente sulla qualità dell’offerta formativa.

Coordinatore del dipartimento disciplinare – Oggi, si sta da più parti prendendo di nuovo coscienza dell’importanza della qualità della didattica. I coordinatori dei dipartimenti disciplinari potrebbero rappresentare le figure di punta per l’innovazione e la ricerca. La strada da percorrere potrebbe andare nell’ottica della rivitalizzazione dei dipartimenti disciplinari investendo su una professionalizzazione specifica per i coordinatori dipartimentali.

Animatore digitale – Le nuove figure di animatore digitale sono abbastanza supportate da risorse e programmi. Competenze analoghe e diffuse andrebbero previste anche per la scuola primaria e per l’infanzia.

Coordinatore per l’inclusione – Una figura su cui investire in maniera più sistematica, anche sul piano istituzionale, è quella del coordinatore per l’inclusione. Ci sono stati fino ad ora supporti episodici che non si sono radicati nelle abitudini delle scuole. Sarebbe importante pensare ad un piano di professionalizzazione organico per affrontare in maniera efficace il problema delle vecchie e delle nuove fragilità.

Tutor per i neo assunti – In genere nella scuola la disponibilità a ricoprire la funzione di tutor per i neoassunti è abbastanza diffusa. Non sempre però è accompagnata da livelli di competenza adeguati. Nei prossimi anni sono previsti numeri più elevati di immissione in ruolo, sarà ancor più necessario prevedere percorsi qualificati di formazione su questo versante.

Coordinatore per la valutazione della scuola – Con l’avvio del Sistema Nazionale di Valutazione (SNV. DPR 80/2013) le scuole si sono dotare di un nucleo interno di valutazione formato, come suggerisce la CM 47/2014, dal dirigente scolastico, dal docente referente della valutazione, da uno o più docenti di adeguata professionalità individuati dal collegio dei docenti. Sebbene il sistema nazionale di valutazione rappresenti una delle innovazioni più significative ed efficaci negli ultimi decenni (dopo l’autonomia) tuttavia non risultano a livello nazionale indicazioni per definire possibili figure di coordinamento. Le scuole decidono in piena autonomia utilizzando gli strumenti normativi e le risorse a disposizione a partire dalle esperienze e dalle tradizioni di ogni specifica realtà. Anche queste figure dovrebbero essere professionalizzate attraverso percorsi formativi mirati.

Coordinatore per la personalizzazione dei percorsi – La scuola, nell’attuale fase pandemica ha bisogno di sviluppare collaborazioni con il territorio in maniera più ampia e proficua e di poter fruire di tutte le opportunità. L’integrazione tra saperi formali, informali e non formali sarà importantissima per costruire il progetto di vita. Un suggerimento interessante della legge 107/2015, ma ancora non adeguatamente sviluppato, è quello di costituire una figura che supporti gli allievi a costruire il proprio curriculum di studi, favorendo, in tal modo, anche il loro accesso al mondo del lavoro. Questa potrebbe rappresentare lo sviluppo ideale del “tutor per l’orientamento”.

Ripartizione regionale Risorse finanziarie formazione docenti a.s. 2020/2021

n. Regione % n. docenti Risorse (euro)
1. Abruzzo 2,53 818.892
2. Basilicata 1,28 416.253
3. Calabria 4,46 1.445.289
4. Campania 13,01 4.217.033
5. Emilia Romagna 6,34 2.056.196
6. Friuli Venezia Giulia 1,89 612.511
7. Lazio 9,25 2.999.232
8. Liguria 2,09 676.985
9. Lombardia 13,46 4.362.126
10. Marche 2,75 891.794
11. Molise 0,64 207.354
12. Piemonte 6,30 2.043.656
13. Puglia 7,93 2.570.078
14. Sardegna 2,93 947.412
15. Sicilia 10,87 3.524.384
16. Toscana 5,74 1.859.626
17. Umbria 1,57 508.593
18. Veneto 6,96 2.257.408
Totale 100,00 32.414.822

Risorse destinate alle regioni più grandi

n. Regioni grandi % n. docenti Risorse (euro)
1. Campania 13,01 4.217.033
2. Lazio 9,25 2.999.232
3. Lombardia 13,46 4.362.126
4. Sicilia 10,87 3.524.384
Totale 46,59 15.102.775

Risorse destinate alle regioni con una percentuale media di personale

n. Regioni medie % n. docenti Risorse (euro)
1. Calabria 4,46 1.445.289
2. Emilia Romagna 6,34 2.056.196
3. Piemonte 6,30 2.043.656
4. Puglia 7,93 2.570.078
5. Toscana 5,74 1.859.626
6. Veneto 6,96 2.257.408
Totale 37,73 12.232.250

Risorse destinate alle regioni con una percentuale bassa di personale

n. Regioni piccole % n. docenti Risorse (euro)
1. Abruzzo 2,53 818.892
2. Basilicata 1,28 416.253
3. Friuli Venezia Giulia 1,89 612.511
4. Liguria 2,09 676.985
5. Marche 2,75 891.794
6. Molise 0,64 207.354
7. Sardegna 2,93 947.412
8. Umbria 1,57 508.593
Totale 15,68 5.079.794