La strategia del MIUR per la scuola digitale

… la lunga marcia

Correva l’anno 1985 quando fu avviato nel nostro Paese il Piano Nazionale dell’Informatica (PNI) che prevedeva l’istituzione di laboratori multimediali e l’alfabetizzazione dei docenti delle discipline scientifiche, seguito, a distanza di poco più di un decennio, dal Programma di Sviluppo Tecnologie Didattiche (PSTD 1997/2000) emanato dal ministro Berlinguer, che diede un nuovo impulso al digitale scolastico italiano attraverso il quale comincia ad affermarsi la convinzione di una alfabetizzazione digitale estesa ai tutti i docenti di tutte le discipline.

Al PSTD è seguito il Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD), la cui prima fase fu avviata nel 2008 e la seconda nel 2012. Ma è solo con la pubblicazione della L. 107/2015 che prende corpo quella che possiamo definire la terza fase del Piano Nazionale Scuola Digitale, a seguito della quale “le istituzioni scolastiche promuovono, all’interno dei piani triennali dell’offerta formativa e in collaborazione con il MIUR, azioni coerenti con le finalità, i princìpi e gli strumenti previsti nel Piano nazionale per la scuola digitale”.

Piano Nazionale Scuola Digitale e formazione

Il PNSD vero e proprio, previsto dal c. 56 dell’articolo unico della Legge 107/2015, è stato approvato dal Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca con decreto 851/2015. Un vero e proprio “terremoto digitale scuote la scuola italiana”, dirà il prof. Paolo Ferri[1]. Com’è noto, si tratta di un piano operativo quinquennale (2015-2020), articolato in 35 azioni, la cui idea forte, così come annunciato dallo stesso ministro Giannini durante la sua presentazione, è la tecnologia al servizio degli apprendimenti.

Insomma un massiccio investimento nella digitalizzazione della scuola italiana senza precedenti: 600 milioni sulle infrastrutture e 400 sulle nuove competenze, la formazione del personale, il monitoraggio e le misure di accompagnamento. Un piano fondato su una digitalizzazione leggera e su un grande investimento sulla formazione; si pensi agli oltre 8.000 animatori digitali (uno per ogni scuola), al team per l’innovazione, alle esperienze di formazione all’estero riservata a docenti “con forte propensione all’innovazione e alla cultura digitale”, sino alla formazione degli stessi dirigenti scolastici e DSGA. Successivamente, sarà il Piano per la formazione dei docenti (2016-2019), approvato con DM 797/2016, che costituirà lo strumento principale per attuare tutte le azioni del PNSD, soprattutto per ciò che concerne le competenze digitali del 21° secolo.

Investire sulle competenze digitali

A distanza di quasi un anno e mezzo da quando il PNSD era solo un documento programmatico, oggi è un piano di lavoro per l’innovazione digitale della scuola italiana che ha costituito un cambiamento di paradigma culturale, in quanto con il PNSD anche l’Italia si è dotata di una policy strutturale pluriennale per innovare la scuola dal punto di vista del digitale e con risorse finanziarie significative dedicate (Sabrina Bono, Capo Dipartimento Miur)[2].

Tuttavia un programma così complesso e ambizioso – secondo Nello Iacono, presidente di Stati Generali dell’Innovazione – ha necessità di basarsi su un quadro chiaro di bilanciamento tra coordinamento centrale e autonomia locale progettuale e attuativa, agevolata da strumenti e processi digitali che superino l’ingolfamento burocratico e mirino a semplificare le azioni specifiche in carico alle scuole.

Probabilmente è anche uno dei nodi sui quali è maggiormente importante intervenire, proprio per rendere esplicito che il binomio innovazione-semplificazione è la chiave per superare inefficienze e dispendio di energie. E in questo diventa utile rivedere la scelta delle azioni avviate attraverso bandi, che in ogni caso diventano impegno burocratico ed energivoro.

La strategia del MIUR

Nei giorni scorsi il Ministero, in occasione della pubblicazione dell’avviso PON “Cittadinanza e creatività digitale”[3], organizzato in due linee d’azione (“competenze di cittadinanza digitale” e “il pensiero computazionale e la creatività digitale”), ha reso nota, attraverso un intervento di Donatella Solda[4] e Damien Lanfrey[5], la strategia per rendere la scuola il motore del Paese attraverso l’attenzione sulle competenze digitali, sempre più riconosciute come requisito fondamentale per lo sviluppo sostenibile del nostro Paese e per l’esercizio di una piena cittadinanza nell’era dell’informazione.

La strategia di viale Trastevere è quella di innovare la scuola per spingere la domanda di innovazione del Paese, poiché quando si muove la scuola si muove il Paese. L’investimento nella scuola, attraverso l’attuazione delle 35 azioni del PNSD e gli Avvisi PON, pertanto, ha il potere di trascinare la domanda di innovazione del Paese. Queste le convinzioni dei due esperti del MIUR per superare quella carenza generalizzata di competenze digitali di base, figlia di quel divario strutturale che l’Italia si porta dietro da anni e che gli sforzi degli ultimi Governi non sono ancora riusciti a colmare.

Nonostante il massiccio intervento sul digitale l’Italia resta agli ultimi posti della classifica DESI

 

Mentre veniva approvato l’Avviso PON “Cittadinanza e creatività digitale”, nella stessa giornata (3 marzo 2017) la Commissione europea, con un comunicato stampa[6], pubblicava i risultati del DESI (Digital Economy and Society Index), l’indice di digitalizzazione dell’economia e della società del 2017, uno strumento che illustra la prestazione dei 28 Stati membri in una varietà di settori che vanno dalla connettività e le competenze digitali alla digitalizzazione delle imprese e dei servizi pubblici.

Dall’indice di digitalizzazione dell’economia e della società del 2017 si evince che l’UE registra dei progressi, ma il divario tra i paesi all’avanguardia nel digitale e i paesi che registrano le prestazioni meno soddisfacenti è ancora troppo ampio (il divario digitale tra il primo e l’ultimo classificato è 37 punti percentuali).

Danimarca, Finlandia, Svezia e Paesi Bassi rimangono in testa alla classifica del DESI di quest’anno, seguiti da Lussemburgo, Belgio, Regno Unito, Irlanda, Estonia e Austria. I 3 paesi più digitalizzati dell’UE sono anche in testa alla classifica mondiale, superando la Corea del Sud, il Giappone e gli Stati Uniti.

Nonostante alcuni miglioramenti, vari Stati membri, tra cui Polonia, Croazia, Italia, Grecia, Bulgaria e Romania, sono ancora in ritardo in termini di sviluppo digitale rispetto alla media dell’Unione.

L’Italia, attestandosi al 25° posto su 28 paesi (seguita solo da Grecia, Bulgaria e Romania), nel DESI 2017 è ancora in ritardo in termini di sviluppo digitale rispetto alla media dell’Unione, collocandosi, così, nel gruppo di paesi a bassa performance[7].

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[1] Paolo Ferri è professore associato di Teoria e tecniche dei nuovi media e Tecnologie didattiche presso l’università Bicocca di Milano, dove dirige il LISP (laboratorio informatico di sperimentazione pedagogica) e l’Osservatorio nuovi media NuMediaBios. https://www.agendadigitale.eu/cittadinanza-digitale/un-terremoto-digitale-scuote-la-scuola-italiana-che-cosa-ci-aspetta/

[2] “Piano scuola digitale, a che punto siamo. MIUR: “65% delle azioni avviate, 500 mln investiti”, di Sabrina Bono, Capo Dipartimento per la programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali del MIUR, in Annual Report 2016, pagg. 251-253, in FPA (Forum Pubblica Amministrazione). La consultazione degli articoli del forum è gratuita, ma è necessario essere iscritti alla community di FPA: https://profilo.forumpa.it/it/benvenuti-su-profilo-forumpa-it/

[3] http://www.istruzione.it/pon/avviso_cittadinanza-creativita.html

[4] Dirigente dell’Ufficio di gabinetto del MIUR, già membro della Segreteria Tecnica del Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca.

[5] Consulente MIUR e collaboratore del Consigliere del Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca.

[6] “Quanto è digitale il tuo paese? L’Europa ha fatto dei progressi ma non ha ancora colmato il divario digitale”, Bruxelles, 3 marzo 2017, http://europa.eu/rapid/press-release_IP-17-347_it.htm

[7] Italy – Digital Economy and Society Index 2017 in https://ec.europa.eu/digital-single-market/en/scoreboard/italy