Valutazione dei dirigenti: clausola di dissolvenza?

Come una sera passata a lume di candela…

Ho letto dell’accordo sulla momentanea e parziale “sospensione” della valutazione dei dirigenti scolastici, siglato tra Miur (dott.ssa M.A. Palermo) e sindacati confederali (Flc-Cgil, Cisl e Uil scuola), Snals e Anp.

Leggendo, ho pensato ad una situazione in cui il buio per tutti potesse spingere all’unità, a stare e sentirsi vicini, a leggere le cose con calma, a prestare ascolto, ad essere attenti alla globalità, a riconfermarsi l’un l’altro… quasi insieme.

Il buio e la luce sono democratici in tutto il mondo, ovviamente a parità di paralleli.

Forse il dirigente scolastico immaginato dall’innovazione non si è rivelato così facile da costruire nel modello e nella concreta realtà di tutti i giorni…

L’accordo tra Miur e sindacati

Non del tutto a sorpresa nei giorni scorsi il Miur ed i sindacati hanno siglato un accordo che, in buona sostanza, sembra sospendere la valutazione dei dirigenti scolastici almeno per quest’anno, e poi si vedrà.

L’accordo si basa su una premessa: «… considerato che nell’anno scolastico 2018/2019 è stato conferito un numero rilevante di incarichi di reggenza, con aggravio di lavoro e responsabilità per i Dirigenti scolastici in servizio…». Poi chiarisce che:

a. il procedimento di valutazione dei dirigenti scolastici relativo all’anno scolastico 2018/2019 è privo di ricadute sulla retribuzione di risultato;

b. le attività connesse al processo di valutazione predisposte per l’a.s. 2018/2019 e le relative risultanze sono finalizzate ad una significativa revisione del procedimento di valutazione dei dirigenti scolastici, da operarsi in sede di confronto, che tenga anche in adeguata considerazione le condizioni di contesto in cui operano i dirigenti;

c. in questa fase transitoria, la partecipazione alla valutazione da parte dei dirigenti scolastici è da intendersi non prescrittiva e quindi la mancata partecipazione esclude l’espressione della valutazione di prima istanza da parte dei Nuclei di valutazione, nonché l’adozione di qualsiasi provvedimento di valutazione finale da parte dei direttori degli Uffici scolastici regionali;

d. l’Amministrazione si impegna, appena sottoscritto in via definitiva il CCNL di area, ad avviare tempestivamente il confronto sulla procedura e sulle modalità della valutazione dei Dirigenti scolastici per il triennio scolastico 2019/2022.

I punti a. e c. costituiscono, in parte, una sorta di “sospensiva”; i punti b. e d., in modo diverso, fanno intravedere una sostanziale revisione.

I motivi della “sospensione”

Le motivazioni di questa sospensione e ricerca di riflessione e nuovo accordo hanno una serie di cause:

1. Sicuramente i dirigenti scolastici sono stati quelli maggiormente messi sotto sforzo operativo sull’intera evoluzione normativa-organizzativa e didattico-valutativa realizzata dal 2012 al 2018.

2. Fatica e differenti stress, derivanti da un irrazionale ed illogico carico di ambiti di lavoro, hanno visto l’emergere di un punto di debolezza nel sistema scolastico italiano: la creazione di un unico capro espiatorio e di un unico responsabile del servizio scolastico.

3. Una condizione di lavoro unica in Europa, per la varietà e concentrazione di responsabilità, che non trova riscontro in altre nazioni europee, rispetto alle quali siamo in ritardo su tanti fattori, compreso quello del successo scolastico e formativo.

4. La completa sublimazione di quei “ponti” di raccordo tra Amministrazione centrale e scuole; in più l’Amministrazione centrale, a dispetto dell’autonomia, continua ad avere un ruolo deterministico e quasi univoco in tante procedure e, di contro, i dirigenti più responsabilità verso l’utenza e gli operatori scolastici.

5. La percezione complessiva, seppur falsata, in tante realtà scolastiche del dirigente scolastico come “avversario” del personale, specie dei docenti (il famoso “sceriffo” riproposto per mesi dai media).

6. L’incongruenza di parti importanti del disegno di riorganizzazione del sistema dell’Istruzione che, nell’innovazione e nella spinta al cambiamento, ha finito per lasciare vacanti (con migliaia di posti oggi in reggenza) proprio i due ruoli cardine del funzionamento: quello del ds e quello del dsga.

7. Il silenzio normativo sull’ammodernamento del sistema di gestione delle scuole che doveva, necessariamente e logicamente, prevedere la strutturazione di uno staff di scuola (figure di sistema o middle management), disposto da un sistema normativo chiaro, con conseguente retribuzione garantita.

La valutazione dei dirigenti nel sistema dell’istruzione italiano

La valutazione dei dirigenti scolastici (dd.ss.) è figlia del processo di innovazione che ha cambiato la scuola pubblica in Italia negli ultimi sei anni.

Viviamo un’epoca scolastica intrisa di valutazione in base al DPR 80/2013 (Regolamento sul Sistema Nazionale Valutazione), che aveva portato alla direttiva ministeriale 11/2014 con la quale venivano messe in moto azioni inerenti a:

a. le priorità strategiche della valutazione del sistema educativo di istruzione e formazione;

b. l’autovalutazione delle scuole;

c. la valutazione esterna delle scuole;

d. la valutazione della dirigenza scolastica;

e. le rilevazioni nazionali sugli apprendimenti degli studenti e la partecipazione alle indagini internazionali;

f. la valutazione di sistema.

La dirigenza e i dirigenti scolastici

La valutazione della dirigenza scolastica è subito diventata valutazione dei dirigenti scolastici, e tale direttiva in pratica ha aperto le porte alla valutazione dei dd.ss. ed alla costruzione del portfolio professionale, velocemente sperimentato e poi reso obbligatorio nell’a.s. 2016/2017. Lo stesso è stato modificato nell’a.s. scorso 2017/18 sulla base della nota Miur 6844 dell’aprile 2018: “Procedimento di valutazione dei Dirigenti scolastici per l’a.s. 2017/18“. Tale nota (esplicativa 3) evidenziava che: Le modifiche agli strumenti sono finalizzate a promuovere un maggiore protagonismo del Dirigente scolastico nel procedimento di valutazione e assegnano un ruolo fondamentale all’interlocuzione diretta fra Dirigente e Nucleo di valutazione, svolta sia in forma di visita presso l’istituzione scolastica sede di servizio sia in forma di interlocuzione in presenza presso l’USR di appartenenza o presso altre sedi istituzionali appositamente individuate.

La strategia di intervento è prevalentemente normativa e fa riferimento a:

– art. 25 del d.lvo 165/2001 – Responsabilità e compiti del ds;

– comma 78 Legge 107/2015 – Ruolo del ds;

– comma 93 Legge 107/2015 – Valutazione del ds. Questo comma fa leva peraltro sul DPR 80 del 28/3/2013 inerente al Regolamento sul Sistema Nazionale di Valutazione

Il Regolamento 80/2013 si riferisce prevalentemente alla Valutazione delle scuole e non cita mai la Valutazione diretta dei dd.ss. o del singolo ds, così come il comma 93 non fa altro che declinare il disposto dell’art. 25 del d.lvo 165/2001.

Il Regolamento sul funzionamento del sistema di Valutazione ha il fulcro centrale sulla valutazione delle scuole, sui processi di autovalutazione interni, sulla valutazione esterna con appositi Nuclei individuati dall’Invalsi e sul ruolo dei dirigenti tecnici.

La questione dei valutatori

Il Regolamento non lo dice apertamente, ma fa intendere, sullo sfondo di una lettura logico-operativa e funzionale, che di lì a poco ci sarebbero stati un approfondimento tecnico e strategico e un bando ben fatto per la costruzione di un qualificato e poderoso organico di dirigenti tecnici.

D’altra parte per decenni il Ministero della Pubblica Istruzione ha utilizzato proprio gli Ispettori per la formazione dei direttori didattici. Ciò è avvenuto quando, ad esempio, si è deciso di migliorare il funzionamento della scuola elementare, elevandola, come avvenuto, al quarto posto in Europa per qualità organizzativa e didattica. Quel sistema aveva funzionato ed il corpo ispettivo della scuola elementare era composto da qualificati esperti, tutti provenienti dalla scuola operante. La spinta innovativa “a cascata”, così come un intervento normativo essenziale (L. 148/1990), portarono ad un indubbio salto di qualità, garantito anche da un reclutamento selettivo del personale sulla base di concorsi a cattedra tempestivi e ben gestiti dall’Amministrazione. Alla fine degli anni Novanta quel processo di innovazione – parallelamente all’altro nella scuola dell’infanzia (sperimentazioni Ascanio ed Alice) – creò le condizioni per una convinta realizzazione dell’autonomia scolastica (DPR 275/1999, artt. 4, 5, 6, 8) almeno nel primo ciclo dell’istruzione.

Sarebbe stato un passaggio importante reclutare – con una selezione di livello alto e meritocratica – il meglio degli operatori scolastici per dare all’intero sistema di istruzione un qualificatissimo contingente di dirigenti tecnici provenienti dal ruolo dei dirigenti scolastici. Sarebbe stato (come avviene in Francia) un organico di tecnici con cui si poteva lavorare per 12-18 mesi sui sistemi di valutazione vigenti in Europa e di costruzione in progress di un modello di sperimentazione assistita dei processi di autovalutazione di 200-300 scuole (come avvenuto positivamente per il Vales), dando al contempo ai dirigenti scolastici la possibilità di analizzare, discutere, rivedere il proprio operato in termini di scelte, organizzazione, gestione del personale, contributo al miglioramento.

Ma di questa (mancata) prospettiva, e del ruolo “immaginato o immaginario” del dirigente scolastico oggi, parleremo nella seconda parte dell’intervento, di prossima pubblicazione.