RAV infanzia: oplà!

Le azioni che dovranno fare le scuole

È appena giunta agli Uffici Scolastici Regionali la nota n. 4090 del 16 maggio 2019 dell’Invalsi, che ridefinisce la tempistica per l’avvio sperimentale del Rapporto di Autovalutazione (RAV) per le scuole dell’infanzia. In particolare la nota si rivolge alle 400 scuole campionate dall’Invalsi a livello nazionale, per costruire il primo data-base comparabile su cui poi definire i primi RAV sperimentali.  Infatti la compilazione del questionario (ed il ritorno dei dati) costituisce il presupposto per la successiva elaborazione del RAV.

Anche le ulteriori 1.000 scuole che avevano aderito volontariamente al progetto saranno coinvolte nella compilazione dei due questionari proposti: il primo sul funzionamento della scuola, il secondo sugli orientamenti degli insegnanti rispetto allo stile di lavoro pedagogico.

Chimaggio-giugno 2019settembre-ottobre 2019
Le 400 scuole dell’infanzia – campione* scelto da InvalsiCompilazione dei questionari 1 e 2 (dal 20 maggio al 7 giugno)Elaborazione del RAV(dal 15 settembre al 31 ottobre)
Le 1.000 scuole sperimentali (a titolo volontario)Compilazione dei questionari 1 e 2 (dal 20 maggio al 7 giugno)Elaborazione del RAV(dal 15 settembre al 31 ottobre)
Tutte le altre scuole dell’infanzia (circa 22.000 su 23.000)====**====**

* Le scuole del campione operano in regime di convenzione con Invalsi.

** La compilazione dei questionari e l’elaborazione del RAV, di fatto, vengono spostate ai primi mesi del 2020, previa verifica degli esiti della sperimentazione.

Dai questionari al RAV (il percorso è lungo)

Il meccanismo, se poniamo mente al RAV degli altri gradi di istruzione, è ormai noto e collaudato: ogni scuola, nel momento in cui riflette sul proprio funzionamento, ha bisogno di rapportarsi con una serie di indicatori e descrittori (espressi con dati statistici, frequenze, scale, ecc.), come elemento di raffronto da cui partire per sviluppare analisi e riflessioni qualitative, base ineludibile per esprimere  un’autovalutazione attraverso una rubrica graduata da 1 (valore minimo) a 7 (valore massimo).

In questa prima fase si intende testare la validità dei due strumenti (questionario scuola e questionario insegnanti), per poi generalizzarli – forse il prossimo anno scolastico 2019-2020 – a tutte le 23.000 scuole dell’infanzia italiane (statali, comunali e private paritarie). I due questionari (da compilare entro il 7 giugno 2019) consentiranno di radicare a livello nazionale la prima informazione di base su come funziona una scuola dell’infanzia: contesto, risorse umane e finanziarie, organizzazione didattica, continuità, ambiente di apprendimento, inclusione, rapporti con i genitori e il territorio[1].

Tab. 2 – La mappa del RAV infanzia

La cultura della valutazione nella scuola dell’infanzia

Resta invece aperto il problema degli esiti scolastici dei bambini, che è centrale nella mappa di ogni RAV ma che nella scuola dell’infanzia ha bisogno di particolari accortezze: non possiamo infatti parlare di risultati scolastici, né di prove Invalsi, né di testing generalizzato sulle abilità e competenze dei bambini. Ci sarà molto da lavorare per sviluppare una corretta cultura della valutazione formativa, adeguata e coerente con l’impostazione pedagogica della scuola dell’infanzia. Non è un caso che le Indicazioni per il primo ciclo del 2012 (quelle vigenti) affermino che la valutazione nella scuola dell’infanzia “risponde ad una funzione di carattere formativo, che riconosce, accompagna, descrive e documenta i processi di crescita, evita di classificare e giudicare le prestazioni dei bambini, perché è orientata a esplorare e incoraggiare lo sviluppo di tutte le loro potenzialità”, e che le modalità preferite dagli insegnanti nel valutare i bambini siano di tipo formativo e processuale, e facciano riferimento a quadernoni, dossier, portfolio, di chiaro stampo narrativo e descrittivo (non misurativo).

Magari si utilizzano scale di osservazione, rubriche, check-list che consentono di avere informazioni sulle competenze dei bambini, viste in un’ottica evolutiva delle loro potenzialità[2]. Non si danno punteggi, né si attribuiscono voti, ma si descrivono le modalità di sviluppo dei bambini (individualmente e nel gruppo), cercando di comprendere come la qualità del contesto educativo, visto nelle dimensioni del curricolo implicito (spazi, tempi, routine, clima) e di quello esplicito (campi di esperienza, angoli di gioco, laboratori dei saperi), possa influire positivamente sulla crescita dei piccoli.

Al centro il benessere dei bambini

Il concetto chiave che emerge dalla mappa del RAV è il benessere del bambino, da intendersi non come semplice star bene, serenità, soddisfazione dei bisogni primari (alimentazione, pulizia, riposo, ecc.), ma come base sicura su cui costruire nuove conquiste percettive, linguistiche, cognitive, relazionali.

Dunque non basterà compilare qualche questionario per diventare consapevoli della qualità dell’ambiente educativo che si vuole sottoporre a check: serve un’intensa attività di formazione in servizio, che si trasformi in ricerca didattica e piccole sperimentazioni in sezione[3].

A tal fine un’opportunità è fornita dal Decreto. Dirig. 320/2019 (cfr. Cerini, Scuola7 n. 133),  che mette a disposizione di piccole reti di scuole un finanziamento per attività di formazione-ricerca per le scuole dell’infanzia statali, aperto al sistema integrato. La scadenza per la presentazione dei progetti è prevista da ogni Ufficio scolastico regionale per i primi giorni di giugno (salvo proroghe).

Area tematicaDescrizione sintetica del tema
a) la curaIl prendersi cura, il benessere, l’autonomia
b) il curricolo implicitoIl curricolo implicito, la qualità dei contesti educativi, la regia educativa
c) gli ambienti strutturatiAmbienti strutturati, nuove tecnologie, l’incontro con i saperi
d) la valutazioneOsservazione e valutazione dello sviluppo del bambino, con strumenti non intrusivi

Tutto bene, quindi?

La macchina dell’Invalsi si è messa in moto dopo oltre un anno di stasi e di incertezza. Tuttavia non si possono non segnalare alcune perplessità e criticità, condividendo l’obiettivo di un buon esito dell’operazione RAV infanzia. Restano da chiarire e da approfondire molti punti, quali:

  1. il coordinamento interistituzionale (Invalsi, Miur, università, ispettori, scuole), che svolga funzioni di indirizzo, supervisione su un’ipotesi di lavoro che coinvolge un sistema plurale molto ampio (statale, comunale, paritario privato) e con impostazioni e tradizioni pedagogiche assai diverse;
  2. la connessione con le delicate operazioni in atto nella scuola dell’infanzia (attuazione del d.lgs. 65/2017, con la commissione scientifica appositamente costituita per tale azione) e con le iniziative di rilettura delle Indicazioni 2012 (con l’apposito comitato scientifico nazionale – CSN);
  3. la partecipazione e condivisione dal basso nella costruzione di strumenti di indagine (questionari, item, scale, ecc.) coerenti con la cultura della scuola e condivisi;
  4. il rischio di sovradimensionamento dello strumento RAV infanzia, pensando che in genere le scuole dell’infanzia sono di piccole dimensioni (da 1 a 3 sezioni) e sono coinvolgibili sugli aspetti qualitativi dell’organizzazione educativa e non su quelli istituzionali ed organizzativi; serve un RAV leggero;
  5. la natura degli strumenti di lettura dello sviluppo e dell’apprendimento dei bambini, con il rischio che si possa semplificare la valutazione in termini di testing e prove strutturate;
  6. le misure di accompagnamento esplicite (per le 1.000 scuole volontarie) in questa fase di sperimentazione e poi in seguito, anche individuando apposite figure di riferimento nelle scuole (da formare);
  7. staff regionali (o di territorio), che possano fungere da punti di supporto a livello locale, capaci di mettere in collegamento le scuole e gli insegnanti;
  8. lo scenario circa gli sviluppi dell’intera operazione (cosa succede dopo la compilazione del RAV? Come ci si comporta negli istituti comprensivi? Quale seguito dare a livello di piani di miglioramento e di rendicontazione sociale?).

Il processo che si mette ora in moto avrà il compito di contribuire a sciogliere i nodi sopra evidenziati, pena il forte rischio di vanificare un promettente percorso di ricerca, che dovrà essere aperto, partecipato e condiviso.

[1] A. Bondioli, D. Savio, Il RAV-infanzia come dispositivo riflessivo,  ZeroseiUp Edizioni, 2018.

[2] G. Cerini, C. Mion, G. Zunino, Scuola dell’infanzia e prospettiva zerosei, Homeless Book, Faenza, 2019.

[3] C. Lichene, Progettare e realizzare percorsi 0-6. Riflessioni ed esperienze, ZeroseiUp, 2019.