Educazione civica e cultura della democrazia

Obiettivi comuni europei dell’educazione alla cittadinanza

La scuola italiana si appresta a rispondere al monitoraggio sull’insegnamento trasversale dell’educazione civica[1]. Due anni di sperimentazione della legge 92/2019 nelle scuole del primo e del secondo ciclo, che hanno coinciso con gli anni scolastici più difficili e tormentati dall’inizio del terzo millennio (e non solo), segnati sicuramente dai pesanti costi sociali ed economici provocati dalla pandemia da Covid19, e da crisi politiche che stanno modificando gli equilibri geopolitici che hanno accelerato tutti i processi di transizione in fieri, da quella energetica a quella digitale.

Una competenza per vivere la complessità

La solidarietà come postulato dalla complessità, l’evidenza del comune destino del messaggio ecumenico “nessuno si salva da solo”[2] tentano di ridisegnare e attualizzare la cultura della democrazia, conquistata nel XX secolo. Da una parte le crisi planetarie ribadiscono l’interdipendenza e la cooperazione necessaria nello scenario del VUCA (Volatility, Uncertainty, Complexity, and Ambiguity), dall’altra evidenziano gli squilibri tra i Paesi facendo pensare a soluzioni immediate di tipo sovranista.

In questo contesto, all’insegnamento dell’educazione civica sembra essere stato affidato il difficile compito di tenere insieme, connettere, unificare le otto competenze chiave di cittadinanza nella competenza, al singolare, di vivere la complessità e tentare di governarla. Una sorta di corredo di salvataggio per restare in piedi quando il mare è in tempesta e per individuare la terra d’approdo.

La bussola valoriale dell’apprendimento permanente

Cambiamenti così radicali e profondi nella vita delle persone chiamano in causa, infatti, la formazione di chi dovrà gestirli in un futuro prossimo. La responsabilità affidata alla scuola non riguarda, però, solo l’aggiornamento doveroso dei curricula scolastici con i nuovi saperi. Un’operazione meramente quantitativa e di stile giustappositivo dei saperi necessari per affrontare i cambiamenti in atto finirebbe per aggravare il disorientamento etico del cittadino in generale, dei giovani in particolare. Per questo motivo l’apprendimento permanente, a partire da quello iniziale e formale affidato alla scuola, non può essere privo di una bussola valoriale immediatamente verificabile e valutabile nei comportamenti quotidiani di ciascuno di noi. L’insegnamento trasversale dell’educazione civica può assumere un valore strategico per la formazione delle competenze chiave di cittadinanza che, forse, va ripreso e approfondito per dare senso e contenuti nuovi all’integrazione delle Linee Guida in vigore.

Cittadini competenti

Cosa significa, oggi, essere cittadini competenti? Significa avere competenze per vivere nel proprio contesto nazionale? In quello europeo? In quello della mondializzazione? E In che senso possiamo parlare di competenze del cittadino del mondo, se una guerra in territorio europeo non può essere considerata “regionale” rispetto ad altre pure in corso, ma in altri continenti? Quali aspetti di questa guerra interrogano i singoli Stati prima e poi l’Unione Europea sull’appartenenza a quel “blocco occidentale” che sembrava messa definitivamente in mora dal fenomeno della globalizzazione economica? E questo blocco coincide realmente con l’appartenenza a società democratiche?

Il cambiamento epocale è reso evidente dallo stato di allerta di tutti gli organismi sovranazionali nati nel secolo breve, che hanno faticosamente costruito strumenti di difesa e di tutela dei diritti umani (ora non più separabili da quelli del pianeta), ritenuti dei punti fermi nelle nostre democrazie rappresentative; uno stato di allerta anche per le Carte Costituzionali dei singoli Paesi.

È interessante, allora, e utile alla riflessione degli educatori, esaminare alcuni documenti indispensabili per arricchire il dibattito su quale insegnamento dell’educazione civica sia necessario e, soprattutto, tener conto del problema rilevato già nel 2016: occorre “una chiara focalizzazione e comprensione degli obiettivi comuni nell’educazione alla cittadinanza”[3].

Quadro di riferimento delle competenze per una cultura della democrazia

Il Consiglio d’Europa, organismo che promuove e tutela i diritti umani, la democrazia e il primato del diritto, presenta il “Quadro di riferimento delle competenze per una cultura della democrazia” come frutto del lavoro pluriennale di esperti, approvato dai Ministri dell’Educazione dell’UE nel 2016, pubblicato poi in un volume nel 2018[4]: “È opinione comune che la democrazia sia una forma di governo esercitata dal popolo o in suo nome e che non possa funzionare senza istituzioni che assicurino elezioni regolari, libere e giuste, il principio di maggioranza e la responsabilità del governo. Tuttavia, queste istituzioni non possono funzionare se i cittadini stessi non sono attivi e impegnati a proteggere i valori e gli atteggiamenti democratici. L’educazione ha un ruolo centrale in questo senso e il Quadro di riferimento intende sostenere i sistemi educativi nell’insegnamento, nell’apprendimento e nella valutazione delle competenze per una cultura della democrazia e fornisce un orientamento coerente all’ampia gamma di approcci utilizzati”.

Le 20 competenze incluse nel modello

Valori:
  • Valorizzare la dignità umana e i diritti umani
  • Valorizzare la diversità culturale
  • Valorizzare la democrazia, la giustizia, l’equità, l’uguaglianza e il primato del diritto
Atteggiamenti:
  • Apertura all’alterità culturale, visioni del mondo e pratiche.
  • Rispetto
  • Senso civico
  • Responsabilità
  • Autoefficacia
  • Tolleranza dell’ambiguità
Abilità:
  • Abilità di Apprendimento autonomo
  • Abilità di pensiero analitico e critico
  • Abilità di ascolto e osservazione
  • Empatia
  • Flessibilità e adattabilità
  • Abilità linguistiche, comunicative e plurilingui
  • Abilità di cooperazione
  • Abilità di risoluzione dei conflitti
Conoscenze e comprensioni critiche:
  • Conoscenza e comprensione critica del sé
  • Conoscenza e comprensione critica della lingua e della comunicazione
  • Conoscenza e comprensione critica del mondo: politica, diritto, diritti umani, cultura, culture, religioni, storia, media, economia, ambiente, sostenibilità

Il Quadro offre a chi si occupa di insegnamento alcune importanti indicazioni a partire dai rischi più evidenti a livello di mancata coesione sociale e di equità, anche all’interno della stessa comunità classe.

Crisi della democrazia rappresentativa

“Gli attuali livelli democratici vanno ben oltre la democrazia rappresentativa classica, nella quale il ruolo chiave dei cittadini consiste nel delegare tramite il voto la responsabilità ai loro rappresentanti. Essi hanno piuttosto la forma della democrazia partecipativa, nella quale le istituzioni pubbliche rispettano i principi del buon governo e i cittadini possono legittimamente partecipare a tutte le fasi del ciclo delle politiche pubbliche”[5].

In altre parole, uno degli obiettivi chiave dell’insegnamento dell’educazione civica sta nel costruire la competenza di cittadinanza attiva e partecipe. Se dovessimo assistere ad un calo ulteriore e progressivo della partecipazione al voto da parte dei cittadini come fenomeno nazionale, europeo ed internazionale non entrerebbero in crisi soltanto le istituzioni democratiche rappresentative ma la stessa sostanziale democrazia costruita su questi pilastri: sovranità del popolo; governo basato sul consenso dei cittadini; regola della maggioranza; diritti delle minoranze; garanzia dei diritti umani fondamentali; elezioni libere ed eque; uguaglianza davanti alla legge; procedure legali certe; esistenza di limiti costituzionali al governo; pluralismo sociale, economico e politico, compreso il riconoscimento delle organizzazioni indipendenti della società civile; valori della cooperazione, della concorrenza leale e del compromesso.

Intolleranza nei confronti delle minoranze

L’aumento dell’odio, dell’intolleranza e dei pregiudizi nei confronti di gruppi etnici minoritari e delle diversità è un pericolo sempre in agguato.

Ribadire, quindi, i fondamenti antropologici e storici del concetto di cultura, culture e intercultura è un obiettivo chiave dell’insegnamento di educazione civica che si può tradurre nella competenza linguistico comunicativa e valoriale del dialogo, che spesso richiede anche forti competenze emotive ed empatiche quando sono in gioco conflitti recenti o passati: “Il dialogo interculturale è uno scambio aperto di punti di vista, basato sulla comprensione e il rispetto reciproci, tra persone o gruppi che si percepiscono come aventi differenti riferimenti culturali. Richiede la libertà e la capacità di esprimersi, ma anche la volontà e la capacità di ascoltare le opinioni degli altri (…)”[6].

Il nuovo contesto del digitale e della realtà aumentata rischia di essere un moltiplicatore del fenomeno, a cui occorre rispondere con prontezza nelle nuove modalità comunicative.

Come utilizzare il Quadro

Il Quadro, che trova una prima sintesi proprio nel titolo del documento con cui il Consiglio lo ha diffuso: “Vivere insieme in condizioni di parità in società democratiche culturalmente diverse”, sicuramente propone un ulteriore framework sulle competenze chiave di cittadinanza che integra quelli esistenti: EQF 2018, EntreComp sulla competenza imprenditoriale, DigComp su quella digitale, LifeComp 2020 su quella personale, sociale e dell’imparare ad imparare. Può essere utile, per la costruzione del curricolo trasversale di Educazione Civica, approfondire nel Glossario lo spessore semantico e la chiave prospettica dei significati dei termini più importanti all’interno delle singole discipline, ma soprattutto partire da questi per valutare il livello e le pratiche di democrazia partecipativa a scuola.

Sia l’impianto trasversale dell’insegnamento di EC, voluto dalla legge 92/2019, sia le proposte di contenuti e metodologie per la revisione dei curricula delle istituzioni scolastiche delle Linee Guida rispecchiano l’esigenza di fare di questo insegnamento la leva per un approccio ecologico dell’apprendimento che dia valore e centralità a chi apprende nel contesto in cui apprende. In primo piano, dunque, ci sono i comportamenti come risultati evidenti di apprendimento. E precisamente i comportamenti sociali e civici non solo dei nostri studenti, ma di tutte le figure che con loro interagiscono, da quelle professionali degli educatori a quelle dei famigliari.

Il punto di partenza per una seria riflessione sugli esiti del “biennio sperimentale” potrebbe coincidere con un’indagine approfondita sulla scuola come contesto democratico partecipativo.


[1] Cfr. Nota n. 16706 del 27 giugno 2022 della Direzione generale per gli ordinamenti scolastici, la valutazione e l’internazionalizzazione del sistema nazionale di istruzione.

[2] Il riferimento è al titolo dell’omelia pronunciata da Papa Francesco in Piazza San Pietro nel marzo 2020, poi ripreso ad Assisi nell’incontro interreligioso di ottobre 2020.

[3] Cfr. Premessa del Segretario Generale del Consiglio d’Europa al “Quadro di riferimento delle competenze per una cultura della democrazia”, volume 1, Strasburgo 2018. Il Segretario Generale ribadisce le finalità del Quadro individuate dai ministri dell’educazione dell’UE nel documento “Vivere insieme in condizioni di parità in società democratiche culturalmente diverse” del 2016.

[4] Ibidem.

[5] Ibidem, Glossario, pag. 72.

[6] Ibidem, Glossario, pag. 73.