Piano Scuola 4.0 per il secondo ciclo

Il Next generation Lab

A pagina 19 del Piano Scuola 4.0 si legge: “Next Generation Labs è il titolo della seconda azione del Piano “Scuola 4.0”, che prevede la realizzazione di laboratori per le professioni digitali del futuro, capaci di fornire competenze digitali specifiche nei diversi ambiti tecnologici avanzati, trasversali ai settori economici, in un contesto di attività autentiche e di effettiva simulazione dei luoghi, degli strumenti e dei processi legati alle nuove professioni”. In questo contributo, il secondo che proponiamo sul tema, approfondiamo, come avevamo già anticipato nel numero 292 dell’11 luglio, il tema delle competenze digitali specialistiche e complesse nel secondo ciclo di istruzione.

I Laboratori per il secondo ciclo

Le indicazioni per l’attuazione delle linee di investimento per il digitale previste nel Piano Scuola 4.0, a valere sulle risorse del PNRR, nel secondo ciclo riguardano la robotica e l’automazione, l’intelligenza artificiale, l’internet delle cose, la creazione di prodotti e servizi digitali e in realtà virtuale e aumentata, la modellazione e la stampa 3D, l’elaborazione, l’analisi e lo studio dei Big Data, la cybersicurezza, la comunicazione digitale, lo sviluppo software, la comunicazione digitale, i prodotti e le infrastrutture digitali, l’e-commerce e l’economia digitale, i nuovi materiali. Questi laboratori sono quindi pensati per il secondo ciclo e rispondono all’esigenza di una maggior specializzazione e complessità.

Quali competenze per le professioni del futuro

Le competenze digitali avanzate sono necessarie in funzione e in conseguenza dei cambiamenti già in atto nello scenario delle professioni. Nella “Bussola per il digitale 2030: il modello europeo per il decennio digitale[1]”, documento citato a pagina 19 del piano Scuola 4.0, la Commissione Europea si pone l’obiettivo di “raggiungere entro il 2030 la quota di 20 milioni di specialisti impiegati nell’UE nel settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, con una convergenza tra donne e uomini. È necessario, pertanto, superare la carenza di programmi di istruzione e formazione specializzati in aree quali l’intelligenza artificiale, la cybersicurezza e il calcolo quantistico, oltre la scarsa integrazione delle materie digitali e degli strumenti didattici multimediali in altre discipline”.

Questi laboratori vanno intesi come ambienti di apprendimento fluidi dove acquisire, oltre a skills sociali e imprenditive, competenze digitali specifiche orientate al lavoro e trasversali ai diversi settori economici (agricoltura e agroalimentare, automotive e meccanica, ICT, costruzioni, ambiente, energia, servizi finanziari, pubblica amministrazione, salute e benessere, manifattura, chimica e biotecnologie, trasporti e logistica, educazione, servizi professionali, turismo, cultura, comunicazione, transizione verde, etc.). “Tali spazi devono essere disegnati come un continuum fra la scuola e il mondo del lavoro, coinvolgendo, già nella fase di progettazione, studenti, famiglie, docenti, aziende, professionisti, e integrandosi con i Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento (PCTO). I Next Generation Labs possono rappresentare una grande opportunità per ampliare l’offerta formativa della scuola, adeguando e innovando i profili di uscita alle nuove professioni ad alto uso di tecnologia digitale”[2].

Strategia Scuola 4.0

Anche i licei possono realizzare nuovi spazi laboratoriali sulle professioni digitali del futuro oppure potenziare i laboratori già esistenti con tecnologie più avanzate, orientate anche su settori che intersecano le discipline tradizionali (media education, data analysis, archeologia e disegno tridimensionale, realtà aumentata, immersiva etc.). Anche per questi laboratori la fase di progettazione ed esecuzione è chiamata “Strategia Scuola 4.0” e, come per le scuole del primo ciclo, a maggior ragione dovrà coinvolgere oltre alle figure di sistema anche realtà culturali, sociali ed economiche sia locali che nazionali, al fine di stabilire nuove alleanze educative per costruire percorsi di carriera adeguati alle nuove sfide della digitalizzazione.

Il Piano Scuola 4.0 e i PCTO

Si legge a pagina 21 del documento: “nella fase di gestione dei laboratori e nella costruzione di percorsi condivisi PCTO, il contributo da parte delle università, degli istituti tecnici superiori (ITS), dei centri di ricerca, delle imprese, delle startup innovative può rappresentare un importante valore aggiunto sia per le attività formative da svolgere nei nuovi laboratori sia per le sinergie di continuità fra Next Generation Labs e contesti di sviluppo locali. Progettare e realizzare percorsi di formazione curricolari, extracurricolari, PCTO, nell’ambito delle discipline di indirizzo, delle quote di autonomia e di flessibilità, sugli ambiti tecnologici selezionati da attuare in fase di attivazione dei laboratori costituisce un prerequisito fondamentale per garantire un utilizzo efficace dei nuovi spazi professionalizzanti della scuola”.

Le risorse a disposizione e la Roadmap

La quota destinata per l’azione Next Generation Labs per la realizzazione di laboratori per le professioni digitali nelle scuole secondarie di secondo grado è pari a euro 424.800.000,00 e viene ripartita tra le istituzioni scolastiche del secondo ciclo di istruzione, tenendo conto di una riserva di almeno il 40% delle risorse a favore delle scuole delle regioni del Mezzogiorno.

La Roadmap del Piano, infine, è la parte più operativa del documento, quella che illustra e sintetizza le procedure di attuazione della linea di investimento. L’assegnazione delle risorse e le relative procedure avverranno sulla base di un piano di riparto nazionale dei fondi a tutte le istituzioni scolastiche italiane e di un sistema informativo di monitoraggio e di rendicontazione online. Le scuole gestiranno le azioni di progettazione, allestimento e utilizzo dei nuovi ambienti e dei laboratori secondo un cronoprogramma nazionale.

Le azioni di accompagnamento

Per orientarsi al meglio nelle differenti fasi operative del Piano, si rimanda nel dettaglio al documento, in particolare da pagina 22 sono spiegate tutti i passaggi da compiere, dall’inserimento dei progetti alla rendicontazione. Per accompagnare le scuole in questa Roadmap, comunque, sono stati istituiti il Gruppo di supporto al PNRR (con le equipe formative territoriali), presso il Ministero dell’istruzione e gli Uffici scolastici regionali, e la Task force Scuole, con l’Agenzia per la coesione territoriale.

Conclusioni

Il piano Scuola 4.0 è indubbiamente ambizioso e porterà nelle nostre scuole un quantitativo di fondi senza precedenti. Non si innesta nel nulla, ma su una esperienza decennale di digitalizzazione della scuola italiana, integrandola pienamente agli scenari ed agli obiettivi europei.  Indica una direzione, anche vincolante, sia dal punto di vista organizzativo che pedagogico. Ha una forte valenza culturale e una reale propulsione al cambiamento. Un investimento di 2,1 miliardi sulla digitalizzazione della scuola è certamente uno shock positivo senza precedenti e, come sottolineato, ci sono linee guida e strategie che daranno certamente buoni risultati. Tuttavia rimangono alcune zone d’ombra, alcuni nodi che sembra non vengano risolti e che peseranno come zavorre ingombranti nel percorso da qui al 2026:

  1. non sono previsti incentivi significativi per il surplus di lavoro delle scuole che la nuova progettualità del piano scuola 4.0 inevitabilmente porterà (per i docenti, le segreterie, le figure di sistema, per i ruoli intermedi di raccordo e accompagnamento). C’è un legislatore che dimentica che il cambiamento non passa solo dallo sviluppo tecnologico e dalla formazione ma dal lavoro quotidiano, sempre più complesso e gravoso sulle spalle dei docenti e delle scuole. La perdita del potere di acquisto degli stipendi accentuerà in modo sensibile questa problematica
  2. la rigidità dell’impianto curricolare, a cattedre, della nostra scuola non aiuta la progettazione e lo sviluppo di percorsi innovativi e sempre più interdisciplinari
  3. la numerosità delle classi, soprattutto della secondaria di secondo grado, rende impossibile o molto complicato lo sviluppo di una didattica laboratoriale
  4. rimane una forte incoerenza fra i processi di innovazione della scuola italiana e gli esami di fine ciclo, che definiscono nella pratica il profilo di uscita dell’alunno
  5. rimane una forte incoerenza fra i processi di innovazione, i conseguenti profili attesi dei nuovi docenti e i sistemi di reclutamento dei docenti
  6. la scarsa propensione dei docenti al lavoro di squadra e alla progettazione condivisa, anche a causa dell’instabilità di molti organici.

Possiamo solo sperare che qualcosa si muova, in questa direzione.


[1] Bussola per il digitale 2030: il modello europeo per il decennio digitale

[2] Piano Scuola 4.0, pagina 20.