Luci ed ombre del web: disegno di Legge e vita quotidiana a scuola

Una rete ormai pervasiva

Nelle scuole e nella società civile ricorsivamente emergono situazioni di uso e abuso della rete. Parlare di social nel nuovo millennio vuol dire pre-occuparsi dei ragazzi, fornendo loro strumenti per affrontare la complessità. Lo straripamento dell’uso, che spesso sconfina nell’abuso, dello smartphone, viene segnalato come un’emergenza educativa, e si amplificano i segnali di allarme sulla necessità di dotarsi di regole di vita comune nel nuovo ambiente di esistenza, frequentato da milioni di persone, fra cui moltissimi ragazzi.

Compito della scuola non è né allarmare, né trovare in autarchia soluzioni alle emergenze, ma costruire nei ragazzi consapevolezze e fornire loro modalità concrete di agire: per riconoscere la veridicità delle fonti (le “bufale”), gestire la spersonalizzazione, il depauperamento, l’anonimato, la semplificazione, governare la velocità e il ritmo incalzante, scegliere se unirsi all’hate speech, isolarsi e chiudersi, o usare la rete in modo intelligente.

Dal punto di vista degli apprendimenti si diffondono ricerche per indagare il peggioramento – ma preferirei credere cambiamento – degli stili comunicativi, del linguaggio e delle modalità di conoscere e studiare con la rete. Al riguardo si segnala il contributo monografico pubblicato nell’aprile 2017 sulla rivista “Studi e documenti” dell’Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia-Romagna, monografico  “Social o non social .

Un approccio consapevole

Ma ha senso agire in termini di contrapposizione fra tecnica e apprendimento? Da sempre contano la scuola parallela e i luoghi non intenzionalmente educativi, tra cui il web, che diviene spazio prepotente di vita. La scuola è chiamata a superare l’idea che in classe si impari con fatica e in rete, invece, divertendosi; la dicotomia tra cultura ‘nobile’ e cultura ‘popolare’ di rango inferiore è un artefatto superato da tempo. Ciò che ai giovani si insegna deve essere dotato di senso per loro e per la loro vita, ricordando che il web non genera nulla nell’essere umano che già non esiste, centrando l’azione sulla riflessione etica e fornendo strumenti concreti per vivere la rete.

L’aiuto ai ragazzi nel decodificare la complessità passa certamente dalla famiglia e dalla scuola, luoghi formali e frequentati che devono sinergicamente connettersi per conoscere, comprendere e dare sostegno ai giovani. Che non vuole dire amare la rete! Né decidere di sposarla nelle sue molteplici sfaccettature; ma certamente non è possibile parlare di rete senza conoscerla[1].

La scuola in particolare deve proporsi una riflessione che vada oltre la sterile querelle ‘rete sì, rete no’, uso dei social a scuola o meno. Siamo tutti talmente e pervasivamente involuti nell’ambiente digitale, che non possiamo ingenuamente o, ancor peggio, stoltamente fingere di non vedere. Allora giochiamoci le carte disponibili: dai PON al Piano Nazionale scuola Digitale, al Piano Nazionale per la formazione dei docenti, alle tante iniziative di formazione e contestualizzazione didattica che circolano nelle 8000 scuole italiane per creare “teste ben fatte”[2] rispetto a teste piene.

Anche il Parlamento interviene

Naturalmente dobbiamo preoccuparci anche dell’abuso della rete. Facciamo il punto sull’iter legislativo dell’atteso, inizialmente bipartisan Disegno di Legge “Contrasto al cyberbullismo”. L’iter del DdL è il seguente:

Successione delle letture parlamentari

S.1261 assorbe S.1620
approvato
20 maggio 2015
C.3139 assorbe C.1986C.2408C.2435C.2670C.3576C.3605C.3607
approvato con modificazioni
20 settembre 2016
S.1261-B approvato con modificazioni 31 gennaio 2017
C.3139-B in corso di esame in commissione 12 aprile 2017
http://www.senato.it/leg/17/BGT/Schede/Ddliter/47271.htm

Recentemente quindi il DdL ha ripreso il suo iter alla Camera, e la Presidente Boldrini [3] ha auspicato proprio qualche giorno fa, a metà aprile, in visita a Milano in luoghi di cura per ragazzi, la definizione della legge entro fine legislatura.

Una legge per il contrasto al cyberbullismo

Fra le molte azioni previste dal Testo attualmente in esame[4] in 8 articoli, ricordiamo: l’oscuramento, il blocco e la rimozione dei dati di minori diffusi in rete, l’ammonimento e l’istituzione di un tavolo tecnico per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo, e per la realizzazione di un piano integrato.

Per la scuola nello specifico si prevede l’adozione di linee di orientamento per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo da parte del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, sentito il Ministero della giustizia – Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, anche avvalendosi della collaborazione della Polizia postale. Tali linee includono la formazione del personale scolastico, prevedendo: la partecipazione di un referente per ogni istituzione scolastica autonoma; la promozione di un ruolo attivo degli studenti, nonché di ex studenti che abbiano già operato all’interno dell’istituto scolastico in attività di peer education; misure di sostegno e rieducazione dei minori coinvolti.

Ogni scuola autonoma sarà quindi tenuta a individuare un docente referente con il compito di coordinare le iniziative di prevenzione e di contrasto del cyberbullismo, anche avvalendosi della collaborazione delle Forze di polizia, nonché delle associazioni e dei centri di aggregazione giovanile presenti sul territorio.

Il ruolo degli USR e delle scuole

Gli Uffici Scolastici Regionali promuovono la pubblicazione di bandi per il finanziamento di progetti di particolare interesse elaborati da reti di scuole, in collaborazione con i servizi minorili dell’Amministrazione della giustizia, le prefetture – uffici territoriali del Governo, gli enti locali, i servizi territoriali, le Forze di polizia, nonché associazioni ed enti, per promuovere sul territorio azioni integrate di contrasto del cyberbullismo e l’educazione alla legalità, al fine di favorire nei ragazzi comportamenti di salvaguardia e di contrasto, agevolando e valorizzando il coinvolgimento di ogni altra istituzione competente, ente o associazione, operante a livello nazionale o territoriale, nell’ambito delle attività di formazione e sensibilizzazione  Le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, nell’ambito della propria autonomia e nell’ambito delle risorse disponibili a legislazione vigente, promuovono l’educazione all’uso consapevole della rete internet e ai diritti e doveri connessi all’utilizzo delle tecnologie informatiche, anche mediante la realizzazione di apposite attività progettuali aventi carattere di continuità tra i diversi gradi di istruzione, o di progetti elaborati da reti.

I regolamenti delle istituzioni scolastiche di cui all’articolo 4, comma 1, del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 24 giugno 1998, n. 249, e successive modificazioni, e il patto educativo di corresponsabilità di cui all’articolo 5-bis del citato decreto n. 249 del 1998, sono integrati con specifici riferimenti a condotte di cyberbullismo e relative sanzioni disciplinari commisurate alla gravità degli atti compiuti.

Investire sulla formazione in servizio

Purtroppo sono esigue le risorse per il sostegno delle azioni previste dall’intervento legislativo, ma certamente per le scuole le strategie risolutive si incentrano su una formazione di qualità per i docenti, e sulla rivitalizzazione e aggiornamento degli strumenti in essere: non si tratta quindi di inventare nuovi presidi e strutture, ma di rendere funzionali e competenti quelli esistenti (si pensi ad esempio al patto di corresponsabilità…). Certamente utile sarebbe anche rinforzare il ruolo dei Centri Territoriali di supporto, peraltro già contemplati nelle vigenti Linee di orientamento per azioni di prevenzione e di contrasto al bullismo e al cyberbullismo,  emanate dal MIUR nell’aprile 2015.

Affrontare il tema dell’uso consapevole della rete in chiave didattica per chi nella scuola è parte attiva e ci vive ogni giorno, non può infatti voler dire unicamente “reagire” alle situazioni emergenziali e di distorsione, ma lavorare in chiave “preventiva” sul significato, non limitandosi ad una “navigazione” di superficie, perché i ragazzi ci dicono ogni giorno, a volte anche con modi impropri, “sto cercando di essere“[5]

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[1] #Luminol. Tracce di realtà rivelate dai media digitali, Mafe De Baggis ed., Informant  2014.

[2] E. Morin, La testa ben fatta, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2000.

[3] http://www.ansa.it/lombardia/notizie/2017/04/22/boldrini-a-casa-pediatrica-milano_a7aa1e5b-eae5-433e-97f6-ff3d65c85a71.html

[4] http://www.camera.it/_dati/leg17/lavori/stampati/pdf/17PDL0048710.pdf

[5] Jonathan Safran Foer, Molto forte incredibilmente vicino, Guanda, Roma, 2005.