Come progettare (e descrivere) un percorso didattico?

Le competenze didattiche dell’insegnante della scuola primaria

In Italia, dall’avvio dell’autonomia scolastica in poi, la spinta al miglioramento della qualità formativa della scuola e all’innovazione delle pratiche educative e didattiche si è fatta sempre più pressante, fino all’ultimo intervento di riforma operato dalla Legge 107/2015, la cui visione di cambiamento, “una scuola laboratorio permanente di ricerca, sperimentazione e  innovazione  didattica, di  partecipazione  e di educazione alla cittadinanza attiva”, trova la principale leva strategica nella formazione dei docenti. 

Lo stesso sistema di reclutamento dei docenti negli ultimi anni ha guardato ad un profilo di competenza nuovo, più coerente con i cambiamenti che stanno caratterizzando l’attuale contesto sociale e culturale, e che impongono una revisione radicale delle pratiche educative, didattiche e organizzative.

Al docente della scuola primaria oggi sono richieste competenze specifiche per la gestione efficace di tutti i momenti della didattica: la progettazione didattica per uda (unità di apprendimento) e l’organizzazione dell’ambiente di apprendimento; lo svolgimento in classe attraverso le fasi di stimolo, guida e sostegno, condivisione, consolidamento e valutazione; e la riflessione sull’attività promossa, sui punti di forza dell’intervento e sulle criticità che richiedono la revisione delle scelte.

Saper progettare e organizzare

Nel documento di inquadramento teorico del percorso di valutazione della scuola che accompagna il RAV, la progettazione didattica viene definita come l’insieme delle scelte pedagogiche, metodologiche e didattiche adottate dagli insegnanti collegialmente.

Le scelte pedagogiche, metodologiche e didattiche, come specificato nelle Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del I ciclo (2012), si traducono operativamente nella capacità di dare senso e intenzionalità a spazi, tempi, routine e attività, promuovendo un coerente contesto educativo attraverso un’appropriata regia pedagogica.

La progettazione didattica, dunque, interpreta il curricolo della scuola contestualizzandolo alle esigenze specifiche degli alunni, e traducendolo operativamente nelle scelte educative, didattiche e organizzative operate dal team docente. Un intervento didattico “competente”, difatti, non può essere affidato alla casualità o all’improvvisazione, ma richiede intenzionalità e sistematicità, e implica un pensare prima all’attività didattica, per predisporre un ambiente di apprendimento coerente con le necessità educative individuali, e un riflettere dopo sulle attività promosse, per considerare aree deboli e situazioni sulle quali ritornare con interventi compensativi e azioni migliorative mirate.

Le fasi operative della progettazione didattica

Possiamo articolare la progettazione didattica nelle seguenti fasi operative interconnesse:

  1. Conoscenza degli alunni: caratteristiche e bisogni educativi particolari, saperi spontanei, comportamenti e atteggiamenti appresi nell’ambiente di vita e di relazioni, familiare ed extrascolastico.
  2. Progettazione per unità di apprendimento e organizzazione dell’ambiente: traguardi di competenze attesi (chiave europee, disciplinari, trasversali) e obiettivi di apprendimento concorrenti, fasi operative ed esperienze da proporre, stimoli da presentare per incuriosire e attivare i bambini, gruppi da coinvolgere e incarichi da assegnare, strategie di individualizzazione e di personalizzazione, spazi da allestire, materiali e mediatori didattici da mettere a disposizione, comprese le nuove tecnologie, strumenti da utilizzare per la valutazione (rubriche valutative analitiche e sintetiche e compito di realtà).
  3. Bilancio: situazioni osservate, progressioni registrate, strategie risultate efficaci, aree deboli da rafforzare, carenze da compensare, potenzialità e attitudini da sviluppare e valorizzare, piste per migliorare.

Saper usare i saperi in funzione didattica

La competenza didattica dell’insegnante implica la padronanza dei saperi disciplinari – considerati come saperi organizzati della cultura, insiemi di conoscenze, regole, schemi procedurali, punti di vista, metodi di indagine – e la capacità di usarli in funzione didattica lungo le coordinate metodologiche suggerite dalle Indicazioni nazionali: valorizzare l’esperienza e le conoscenze degli alunni, progettare e realizzare interventi adeguati alle diversità, organizzare l’ambiente in modo flessibile, promuovere l’apprendere insieme facendo, attraverso la ricerca e la scoperta, promuovere la consapevolezza del proprio modo di apprendere.

In altri termini, un docente didatticamente competente sa trasformare le discipline in contesti di apprendimento attivo, laboratoriale, collaborativo e metacognitivo, nei quali i bambini, con la mediazione dei saperi, rievocano, rielaborano, ricostruiscono esperienze e conoscenze, sperimentano modi di operare e di rappresentare differenti, esercitano la pluralità di forme di intelligenza diversamente dominanti a livello individuale. In tali contesti non possono mancare le nuove tecnologie, da valorizzare come “amplificatori culturali” (Bruner, 1986) per supportare le azioni di insegnamento – ad esempio presentare stimoli per i nuovi apprendimenti, per mostrare concretamente ambienti, luoghi, oggetti, persone e personaggi, per utilizzare gli ambienti di apprendimento virtuali offerti dal web… – e per sostenere i processi di apprendimento, attivi e cooperativi, in situazioni laboratoriali, di ricerca di risposte ai perché suscitati dalla curiosità dei bambini e stimolati dall’insegnante.