Zerosei

L’attuazione del D.lgs. 65/2017, istitutivo del sistema educativo integrato “zerosei”, resta uno dei passaggi obbligati delle politiche educative per il nostro Paese. C’è da colmare il forte divario con il resto dell’Europa, soprattutto per quanto riguarda il segmento 0-3 anni, che ci vede ancora molto indietro rispetto ai nostri partner europei. Ce lo ricorda anche l’ultimo Rapporto Eurydice sull’infanzia (Seccia, 145) che presenta i dati aggiornati sulla prima scolarizzazione in Italia (solo 23% a fronte di un benchmark del 33%) che rafforzano le indicazioni contenute nelle recenti Raccomandazioni dell’Unione Europea in materia di servizi di cura e di educazione 0-6 anni (Raccomandazione del 22 maggio 2019).

Nel corso del primo semestre 2019 sembra essersi rimessa in moto la governance del sistema 0-6 con la attivazione dei due gruppi nazionali cui è affidata la supervisione dell’attuazione della legge. Si tratta della “cabina di regia”, di emanazione della Conferenza Unificata Stato-Regioni-Autonomie, che ha il compito di monitorare l’assegnazione ai Comuni (per il tramite delle Regioni) dei fondi messi a disposizione dal D.lgs. 65/2017. In effetti, i fondi per il secondo anno (2018) sono stati erogati con un lieve riequilibrio a favore delle regioni carenti di servizi (quelle del Sud), considerando le diverse linee finanziarie disponibili (Ventura, 131).

Il secondo gruppo, invece, (e parliamo della Commissione per l’infanzia) dovrà mettere a fuoco gli aspetti pedagogici delle diverse innovazioni previste dalla legge, come ad esempio il “polo infanzia zerosei” (Cerini, 140), il coordinamento pedagogico, le sezioni primavera e, in primis, le “Linee Guida 0-6” per offrire un’adeguata cornice al costituendo sistema integrato, che deve saper dare una risposta di qualità educativa elevata ad una domanda sociale che è ancora assai differenziata nelle diverse aree del nostro Paese (Marchisciana, 134).

Anche i progetti di valutazione della qualità, in particolare l’adozione di un RAV per l’infanzia (Cerini, Mion, Zunino, 137) dovrebbe contribuire ad elevare gli standard qualitativi di tutto il settore delle scuole dell’infanzia che è articolato in scuole statali (61%), comunali (9%), paritarie (30%). Così pure, ci si attende qualche riscontro positivo dai progetti di ricerca e formazione, finanziati con la legge 440/1997 e affidati a piccole reti di scuole (Cerini, 133) per approfondire le caratteristiche del contesto educativo, delle dinamiche apprendimento-sviluppo, dei campi di esperienza e di una valutazione non intrusiva.