Riforme

Non si può dire che la parola “riforma” sia assente dal lessico della scuola italiana, anzi molto spesso abbiamo assistito ad un vero e proprio abuso del termine. Passata la stagione dei grandi tentativi di riordino dei cicli (Berlinguer, 2000 e Moratti, 2003), non a caso oggetto di critiche corrosive, i Ministri che si sono via via succeduti hanno in modi diversi tentato di imprimere il loro sigillo nella politica scolastica, a volte con provvedimenti “leggeri” e aggiustamenti “chirurgici”, altre con più ampi tentativi di riscrittura degli ordinamenti. Certamente dobbiamo ricordare il complesso dei regolamenti scaturiti dalla legge 133/2008 (una legge finanziaria) se non altro perché regolano attualmente la struttura dei diversi cicli scolastici. La più recente legge 107/2017 (la c.d. “Buona Scuola”) non nasconde tra i suoi 212 commi le proprie ambizioni di riforma, ma la sua attuazione è risultata assai tormentata, sia per conflitti politici (inevitabili), sia per difficoltà tecniche prevedibili, sia per un impatto non sempre positivo tra gli operatori scolastici. La stessa Ministra Fedeli, in una intervista esclusiva a “Scuola7.it” (cfr. Fedeli, 41), coglie questo contesto problematico e si impegna a ricucire un accettabile confronto con le parti sociali. Tuttavia non rinuncia a portare avanti le 8 deleghe contenute nella legge, ottenendone l’approvazione nel Consiglio dei Ministri, dopo i pareri delle Commissioni parlamentari. Si tratta di 8 provvedimenti che incidono su aspetti significativi dell’organizzazione scolastica (disabilità, zerosei, valutazione, istruzione professionale, formazione iniziale dei docenti, cultura umanistica, diritto allo studio, scuole all’estero) (cfr. Cerini, 26). Manca all’appello la nona delega relativa alla riformulazione del Testo Unico delle leggi sulla scuola (D.lgs 297/19914), materia assai complessa che richiede tempi lunghi e va ad incidere su questioni delicate come l’intelaiatura degli organi collegiali e lo stato giuridico del personale. Sarà necessario che il Parlamento –attraverso una legge ordinaria- riformuli una nuova delega su questa materia. Se ne riparlerà, forse, nella prossima legislatura. Gli otto decreti sono stati pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale n. 112 del 16 maggio 2017 e sono quindi pienamente operativi (cfr. Cerini, 38). Analizzandoli a fondo (si rimanda a tal fine al testo curato da G.Cerini e M.Spinosi, Una bussola per le deleghe, Tecnodid, 2017 cfr. Tecnodid) si possono cogliere sfumature variegate nei diversi decreti (cfr. Cerini-Spinosi, 46): alcuni paiono decisamente innovativi (come quello sulla istituzione del sistema integrato per l’infanzia “zerosei” o quello per la formazione iniziale dei docenti di scuola secondaria); altri offrono una risistemazione di materie di per sè complesse (come nel caso dell’inclusione, con la novità dell’introduzione dell’ICF o il decreto sul diritto allo studio, per delineare un welfare dello studente); altri ancora introducono alcune novità nel corpus di ordinamenti largamente invariati (come è il decreto sulle scuole italiane all’estero o quello sulla valutazione/certificazione/esami di stato); alcuni, infine, sembrano tentativi generosi per dedicare maggiori attenzioni ad aspetti trascurati della cultura scolastica (come nel caso dell’istruzione professionale o della valorizzazione della cultura umanistica). Alla Summer School 2017 di Ischia si è fatto il punto sulle riforme in atto (cfr. Prontera-Zauli, 53). Ma la storia continua: gli otto decreti legislativi richiederanno oltre 40 provvedimenti secondari per essere messi concretamente in atto, mentre altri commi della legge 107/2015 aspettano ancor la loro attuazione (cfr. Prontera, 39). E’ proprio vero che la scuola è alle prese con una eterna “rolling reform”.