Mobilità (del personale)

La legge 107/2015, oltre ad avviare un ampio programma di assunzioni in ruolo di personale docente (anche per smaltire le graduatorie ad esaurimento), aveva ipotizzato importanti novità nella gestione del personale. In particolare l’idea forte era quella di superare la titolarità su una specifica sede scolastica, in favore di una titolarità più ampia (di ambito, la nuova configurazione territoriale sub-provinciale), sia per consentire una gestione più flessibile del personale, sia per avviare un sistema di “assegnazione” diretta alle scuole, secondo criteri di merito e di competenza. Su questo scenario, di per sé complesso (perché le organizzazioni sindacali, da che mondo è mondo, sono impegnate a ridurre i margini di discrezionalità del datore di lavoro…), si è poi innestata una operazione di mobilità straordinaria per l’a.s. 2016-17 per riequilibrare le assegnazioni avvenute con la “Buona Scuola”. Sta di fatto che mentre il fabbisogno maggiore di personale docente è localizzato nelle regioni del Nord, la maggior parte dei docenti disponibili risiede al Sud. Non c’è algoritmo, ancorché corretto, che possa essere risolutivo di tale contraddizione. Tanto è vero che l’inizio dell’anno scolastico (settembre 2017) è stato caratterizzato da notevoli disagi: errori nei trasferimenti, assegnazioni provvisori tardive, passaggi di ruolo, utilizzo ”forzato” di tutte le guarentigie per il personale. Anche il meccanismo della “chiamata” ha subito un netto ridimensionamento: sono stati introdotti correttivi per coinvolgere il collegio dei docenti nella definizione dei criteri e sono state ampliate le possibilità di ottenere una sede per trasferimento (cfr. Bottino, 39). Le nuove regole sono state precisate in un dettagliato Contratto sulla mobilità (cfr. NdS, 15-16/2017). D’altra parte, un sistema discrezionale di incontro domanda-offerta di insegnanti, dovrebbe prevedere degli incentivi sostanziosi (di stipendio) per stimolare insegnanti motivati a chiedere sedi disagiate o di frontiera, e fornire qualche garanzia in più per la trasparenza delle operazioni (e quindi essere vissuta come una opportunità supplementare per docenti forniti di curriculum adeguato). Il rischio, viceversa, è quello di una “tela di Penelope” che non si completa mai (cfr. Stancarone, 49). Vedremo se la nuova stagione di “dialogo” impresso ai rapporti tra MIUR e Sindacati (cfr. Gissi, 45) sarà in grado di agevolare una più serena gestione del personale: dai concorsi al reclutamento, dalla mobilità all’assegnazione di sede. Intanto si attende per l’a.s. 2017-18 un consistente pacchetto di nuove nomine di insegnanti (cfr. Bottino, 43), per far fronte al turn-over e al consolidamento degli organici. Dunque, la gestione del personale, in tutti i suoi risvolti di stato giuridico (cfr. Rubino, 43) continua a rappresentare il vero banco di prova per l’amministrazione scolastica, a diversi livelli di responsabilità. Basti pensare alla costituzione degli organici (di diritto, di fatto, previsionali, di potenziamento, di sostegno ivi comprese le deroghe) che poi danno vita ad aggiustamenti nella mobilità, con gli istituti delle utilizzazioni e delle assegnazioni provvisorie (cfr. Bottino, 49).