Istruzione professionale

Il dualismo tra istruzione professionale (IP) e formazione professionale (FP) ha origini fin dal testo della Costituzione (1948), che attribuiva alle Regioni la “seconda gamba” del sistema, che avrebbe dovuto convivere con il “ramo aureo” dell’istruzione professionale di Stato. Un rapporto non facile, fatto di numerosi stop and go (fino al tentativo di unificare il segmento dell’istruzione-formazione professionale nell’ambito della riforma Moratti, poi rientrato negli interventi normativi successivi). Ora l’istruzione professionale di Stato gode di una recentissima riforma (D.lgs. 61/2017), in fase di implementazione attraverso specifici strumenti normativi (DM 92 del 24-5-2018 sui profili di uscita dall’IP e DM 17 maggio 2018 sui criteri di raccordo tra IP e FP) (cfr. Maloni, 107). I giudizi sulla riforma sono discordanti, perché non tutti ritengono che le pur significative innovazioni (il progetto formativo individuale, una maggiore flessibilità nei curricoli, forme di tutoraggio, una migliore profilatura degli indirizzi e la loro referenziazione, il sistema dei crediti certificabili) siano di per sé misure adeguate per far fronte alla crisi (almeno in termini di iscrizioni) dell’istruzione professionale (cfr. Ciccone, 103). Il grande “convitato di pietra” resta pur sempre il sistema delle Regioni, con il loro diverso procedere sui sentieri dell’integrazione tra IP e IeFP (in merito a qualifiche triennali e diplomi quadriennali). Sullo sfondo resta il tema del rapporto tra istruzione e orientamento al lavoro (e al futuro dei ragazzi), che non può poggiare sulle sole spalle dell’istruzione professionale, ma dovrebbe coinvolgere tutte le tipologie di istruzione secondaria superiore, come si era cominciato a fare con i percorsi di alternanza scuola-lavoro. Stanno però emergendo nuove prospettive in materia, ed il Governo ha optato per la riduzione del monte-ore obbligatorio dell’alternanza, con la motivazione di poter migliorare la qualità formativa dei percorsi. Ma c’è chi prefigura una marginalizzazione del tema (cfr. Tropea, 101).