Zerosei

Molte speranze sono riposte nel provvedimento sullo zerosei (D.lgs. 65/2017, una delle deleghe previste dalla c.d. Buona Scuola), per un rilancio dei servizi educativi rivolti all’infanzia. In effetti i dati sulla presenza di asili nido (per la fascia di età 0-3 anni) sono al di sotto degli standard europei (siamo al 23% di “copertura” rispetto al traguardo fissato del 33%), con pesanti differenze tra regione e regione. La scuola dell’infanzia (per i bambini dai 3 ai 5 anni) si trova in condizioni migliori (oltrepassando la quota del 95%) anche se non obbligatoria, ma la qualità è assai diversa nelle varie realtà. Ad esempio in Sicilia, Campania, e Lazio non sempre il servizio è a tempo pieno. Il decreto prevede un finanziamento annuo di circa 200 milioni, che è stato ripartito per la seconda annualità (2018), in sede di Conferenza Unificata Stato-Regioni-Autonomie, lasciando di fatto alle singole regioni la programmazione degli interventi (cfr. Zunino, 111). Spesso i fondi vengono utilizzati per abbattere i costi delle rette dei nidi (molto alte), piuttosto che per espandere il servizio là ove maggiore sarebbe il fabbisogno. Così la qualificazione del servizio continua a latitare, ad esempio nella formazione iniziale degli educatori dei nidi, ove si è venuta a creare una disparità tra previsioni del D.lgs. 65/2017 e contenuti della legge di bilancio 2018 (Legge 205/2017) (cfr. Ventura, 103). Quanto ai titoli di studio necessari per insegnare al nido, il riferimento è il DM 9-5-2018, n. 378. Se invece parliamo di scenari futuri, non sono divenuti operativi i gruppi previsti per la governance scientifica e politica degli interventi (Commissione tecnica e Cabina di regia), anche se nelle priorità per il 2019 del Ministro Bussetti (v. alla voce Politica scolastica) appare il rafforzamento delle politiche per l’infanzia, con un lievissimo incremento dei fondi dedicati e l’aumento dell’importo del bonus nido e bonus mamma.