Formazione (in servizio)

Il Piano nazionale per la formazione dei docenti (di cui al DM 797/2016) è entrato nel suo terzo anno di vigenza. È possibile quindi formulare un primo bilancio ragionato di quanto è avvenuto sul territorio, con la novità della progettazione e gestione della formazione a livello di ambito territoriale. Non sempre questa dimensione ha consentito di elevare la qualità dei percorsi formativi (da curvare in un’ottica di ricerca-azione e di laboratorio), per una certa farraginosità delle procedure amministrative (le scadenze ravvicinate, i vincoli contabili, la logica dei bandi, le modalità di rendicontazione). Una buona formazione dovrebbe consistere in una prolungata (e pluriennale) azione di accompagnamento sul campo (in forma di tutoraggio e supervisione). Nelle indicazioni fornite per la terza annualità (cfr. Spinosi, 114) si suggerisce di focalizzare la progettazione sui bisogni delle scuole piuttosto che dei docenti singoli, mantenendo elevata la qualità delle metodologie. Inoltre vengono preannunciati un monitoraggio qualitativo ed una verifica della governance della formazione (scuole, ambiti, USR, Miur). Nella nota 50912 del 19-11-2018 vengono assegnati i fondi per la formazione ordinaria, per la formazione sull’inclusione, per l’anno di formazione dei docenti neo-assunti. In questo settore si va consolidando il modello formativo con moduli di 50 ore, destinate ad attività in presenza (seminari, laboratori, osservazione in classe) e on line (bilancio di competenze, portfolio, patto formativo) (cfr. D’Amico, 103). L’auspicio è che si chiariscano finalmente le condizioni per realizzare i principi stabiliti dalla Legge 107/2015, che parla di una formazione “obbligatoria, permanente, strutturale”. Le “omissioni” sul tema della formazione all’interno del CCNL del personale docente e ATA stanno producendo contraccolpi negativi sui livelli di partecipazione. Siamo ancora lontani da quanto si scrive nel documento strategico del Miur (primavera 2018) su “Qualità della formazione e sviluppo professionale”, in merito a standard professionali, indicatori di qualità per la formazione, strumenti di documentazione della professionalità (come il bilancio di competenze e il dossier professionale). Nel frattempo la scuola lamenta la scarsa considerazione sociale verso il proprio ruolo e la perdita di credibilità degli insegnanti (cfr. Aimi, 113).