Sono molto molto triste

Sono molto molto triste. Ieri sera è morto Giancarlo Cerini. Un amico. Una guida e un compagno di viaggio prezioso per tante e tanti di noi. Una persona di rara disponibilità, gentilezza, umanità.

Giancarlo è stato – vorrei poter dire “è”, al presente – il vero Ispettore della Repubblica come dovrebbe essere, che sa di scuola e di mondo, che ha una sconfinata cultura pedagogica e al contempo organizzativa, giuridica, amministrativa e che spazia nelle conoscenze di ogni apprendimento umano, che ha metodo di lavoro, che sa fare squadra e costruire squadre, che non nasconde le criticità ma lavora sempre al miglioramento possibile e alla costruzione di legami, proposte, soluzioni percorribili e soprattutto nuovi sentieri, anche visionari ma “che si possono attuare insieme”.

Ma Giancarlo è stato molto più di questo.

È stato un vero creatore di politiche pubbliche. La prospettiva dello zero-sei in Italia non vi sarebbe stata senza di lui. La sua ultima fatica pochi giorni fa – le linee guida per il sistema integrato zero-sei presentato per la consultazione nazionale – reca il segno del suo metodo e della sua etica partecipativa, radicalmente democratica, di servizio anche quando le forze stanno venendo meno.

Giancarlo è stato un promotore di politica pubblica per il bene comune rivolto a ogni età. Lo è stato, come per lo zero-sei, per l’innalzamento dell’obbligo d’istruzione, per le indicazioni nazionali, per l’inclusione dei bambini con bisogni educativi speciali, per le azioni per l’inclusione di bambine/i e ragazze/i stranieri, per le complesse relazioni tra formazione professionale e istruzione, per decine e decine di temi cruciali e, poi, di dispositivi di legge e circolari atte a inverare le ispirazioni, le proposte, le norme nel vivo della realtà, insieme a chi la scuola la fa ogni giorno. Un grande uomo di squadra, co-costruttore nazionale, regionale e locale di un’infinità di pensiero positivo, public policies, azioni sul campo, con al centro, ogni volta, ciascuna bambina e ciascun bambino.

Per tenere insieme tutto questo Giancarlo scriveva e divulgava creando cultura pedagogica vera: pubblicava e chiamava a pubblicare, promuoveva costante confronto, ri-annodava diverse sensibilità, rimescolava le posizioni di parte, spingeva a scoprire uno sguardo più largo, riparava da facili conclusioni.

Tutto questo ha un’origine. Giancarlo è cresciuto nell’insegnamento innovativo e non se ne è mai dimenticato. Così, era metodicamente impegnato a interrogare e interrogarsi sulle cose di scuola e dell’educare fuori scuola aggiornandosi sui dibattiti, le ricerche, le nuove prospettive non solo nel paesaggio italiano ma in quello europeo e mondiale.

Aveva insegnato bene. Conosceva la fatica dell’innovare la scuola e dell’innovare in Italia. Sapeva riconoscere nel lavoro ordinario e anche nei momenti non buoni le potenziali promesse, le vie per uscirne bene, le riparazioni possibili.

Aveva la bussola ben chiara: ogni didattica può diventare innovativa se si procede, con pazienza e metodo, per sviluppo prossimale e lavorando insieme, tra docenti, tra scuola e casa, tra scuole e territorio e terzo settore e enti locali, tra istituzioni e con i cittadini, tra chi opera e chi decide. Aveva la bussola ben chiara: ogni proposta di rete, ogni dispositivo giuridico o organizzativo, ogni didattica ha senso se è intimamente legato alla cura della relazione educativa nella classe, nella scuola e con ogni bambino e bambina, ragazzo e ragazza.

Soprattutto Giancarlo voleva bene ai bambini e alle bambine. Li sapeva osservare, ascoltare, mettere al centro dei pensieri.

Oggi voglio ricordare i giorni passati a limare le Indicazioni nazionali delle quali Giancarlo è stato appassionato, meticoloso e sapiente redattore. Ricordo come, ogni volta, le scelte delle parole diventavano l’artigianato pensato per i docenti nel loro lavoro concreto, quotidiano con chi sta imparando. Il come un bambino e una bambina imparano doveva prendere la forma delle indicazioni.

E ricordo la volta, a casa di Tullio De Mauro, nella quale riprovò a scrivere in modo semplice e sorvegliato il come dire alle maestre e ai maestri dell’importanza anche del fare un dettato senza per questo smentire la scuola innovata nella quale crediamo. Ricordo la ricerca della frase corta e chiara, le parole, il sorriso.

È davvero un peccato che Giancarlo non sia con noi ora che siamo di fronte ai mesi del dopo-covid che egli immaginava come la grande, nuova, difficile occasione per rendere possibile, insieme a tanti e tante, la prospettiva di una scuola più rigorosa e più accogliente e perciò innovata, per la quale si è così ben speso lungo tutta la sua vita.